AGI - La visita di Joseph Ratzinger in Germania al fratello malato Georg è un gesto semplice, doveroso, ma nel suo piccolo potenzialmente esplosivo e clamoroso. Infatti, a parte brevissime eccezioni che riguardano i castelli romani, da quando Papa Benedetto era diventato emerito mai si era allontanato dal volontario esilio interno alle mura vaticane: quello tenuto rimanendo presso l'ex monastero Mater Ecclesiae.
Ieri invece, inaspettatamente, il 93enne Benedetto XVI è volato in Germania per recarsi al capezzale del fratello maggiore 96enne gravemente malato. "Questa mattina - aveva riferito il direttore della sala stampa Matteo Bruni - il Papa emerito Benedetto XVI si è recato in Germania in visita al fratello malato. Il Papa emerito si trova ora nella città di Ratisbona, dove trascorrerà il tempo necessario. Insieme a lui si trovano il segretario, mons. Georg Gaenswein, il medico, un infermiere, una delle 'memores domini' e il vice comandante del corpo della gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano".
Il viaggio, di per sé assolutamente ragionevole e normale, riguardando il Papa emerito acquista una dimensione di eccezionalità. Con questo gesto infatti si interrompe quella coabitazione tra Bergoglio e Ratzinger che era iniziata a partire dal 2013. La decisione di questa "trasferta" mette centinaia di chilometri di distanza tra il luogo in cui vive Papa Francesco e quello in qui vivrà, non si sa fino a quando, Papa Benedetto.
Questo fatto assolutamente inedito è potenzialmente esplosivo. Per tornare a qualcosa di simile bisogna risalire ai secoli bui del papato. A dimostrazione della delicatezza dell'avvenimento, il Papa emerito ha sentito il bisogno di consultare Papa Francesco per ricevere l'autorizzazione a un viaggio per il quale, di per sé, avrebbe l'assoluta facoltà di disporre in autonomia.
Non per nulla appena giunto a Ratisbona (la tedesca Regensburg), la diocesi ha subito emanato un comunicato sottolineando come l'incontro "sia strettamente privato", intendendo con ciò sottolineare che qualsiasi gesto, parola, decisione, che potrebbero venire durante l'arco di questa permanenza non dovranno essere caricati di alcun significato "pubblico" ma andranno tenuti in quel senso "tutto privato" al quale ciascuno di noi ha diritto.
Un "privato", è bene sottolinearlo, al quale Joseph Ratzinger non ha mai voluto venir meno, dimostrando così ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l'assoluta capacità di difendere la propria autonomia e di non voler rinunciare neppure a un millimetro della propria libera identità. Considerazioni queste non di secondaria importanza, visto che non pochi in occasione di quelle ultime controverse pubblicazioni che lo vedevano coinvolto, avevano dipinto il Papa emerito quasi fosse incapace di intendere e di volere.
Quali scenari si aprono ora? Il più probabile è che, dopo essere stato col fratello forse per l'ultima volta e comunque per tutto il tempo necessario, tra qualche giorno rientri in Italia. Esiste però anche la possibilità, immediatamente paventata da alcuni media tedeschi, che Ratzinger non torni più in Vaticano. Cosa accadrebbe infatti se la sua salute peggiorasse a causa del Covid19 o semplicemente a motivo dell'età e dello stress del viaggio? E quanto sarebbe delicato e difficile gestire per Papa Francesco una situazione simile? Sono domande alle quali è difficile per chiunque rispondere.