Il giornalismo ha deviato dal suo obiettivo originario, andando a inseguire titoli acchiappa-click e metriche pubblicitarie per rendere economicamente sostenibile le testate, costringendole a fornire sempre più contenuti, sempre di minore qualità, sempre meno originali e più veloci da consumare.
È questa la grande malattia dei mass-media di oggi: fornire sempre più notizie, poco approfondite e dunque spesso lontane dalla verità, vero obiettivo del giornalismo, a favore di contenuti che catturino semplicemente l’attenzione, e che portino il lettore a cliccare su qualche pubblicità, ovvero colei che i contenuti li paga. Ma finché non invertiamo l’ordine delle cose, facendo gli interessi del lettore, le cose non cambieranno.
La nostra visione, quando abbiamo iniziato nel 2001 con BuoneNotizie.it, era ambiziosa: costruire una testata che definisse un nuovo modello di informazione. Ma il problema inizialmente era culturale: superare la convinzione che “le buone notizie non fanno notizia” era radicato sia tra nelle redazioni sia tra le persone, e non era facile convincere il pubblico che questo nuovo modello potesse funzionare.
Nel 2007, in Olanda, è stata coniata la definizione di “giornalismo costruttivo” e abbiamo scoperto che il nostro lavoro non era poi così lontano da quella definizione. Oggi i paesi del Nord-Europa sono leader su questo nuovo approccio. Qui sono nate organizzazioni come il Constructive Institute, e nuovi progetti editoriali di successo come De Correspondent, basati su questo nuovo approccio. Anche negli Stati Uniti è nato nel 2013 il Solutions Journalism Network, un’organizzazione che si occupa di diffondere e formare i giornalisti specificamente su questo nuovo approccio, che sembra essere vincente.
L’Italia è come sempre cinque passi indietro. Oggi nel nostro Paese il termine “giornalismo costruttivo” viene ancora confuso il concetto di “buone notizie”, che è tutt’altro approccio, classificato come “giornalismo positivo” poiché consiste perlopiù in notizie leggere, a lieto fine, lontane dai grandi fatti di attualità che vengono consumati sulle prime pagine dei quotidiani. L’unica organizzazione che sta cercando di divulgare i nuovi canoni in Italia, dove ancora prevale lo scetticismo generale tra gli addetti ai media, è l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.
Ci vorrà ancora del tempo prima che questo nuovo approccio trovi la sua giusta espressione in un Paese e in un settore, quello editoriale, dove si preferisce assistere alla certezza di un inesorabile e lento declino, piuttosto che correre il rischio di innovare il modo di fare informazione.