La poligamia è “spesso un’ingiustizia per le donne”. Sono le parole del grande imam del al Azhar, la massima autorità dell’islam sunnita, Ahmed al Tayeb. E non potevano di certo passare inosservate nel mondo musulmano. Da una parte, le associazioni per la difesa dei diritti delle donne che hanno esultato per quella che appare un’apertura dottrinale che andrebbe a favore del gentil sesso. Dall’altra, però, i puristi della sharia l’hanno letta come una reinterpretazione forzata dei dogmi dettati dal Corano e dal profeta. Al punto che, qualche ora dopo le osservazioni del grande Imam, è intervenuta la prestigiosa Università del Cairo per precisare che “non c’è alcuna intenzione di mettere al bando la poligamia”. Tuttavia non vanno considerate rivoluzionarie le parole di al Tayeb. Lui stesso per suffragarle ha citato i versetti del Corano.
Partiamo dal principio: l’islam permette la poliginia, gli uomini possono avere fino a quattro mogli contemporaneamente. Le donne invece devono limitarsi a un marito (per questo è più corretto parlare di poliginia). “… sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti allora sia una sola”, è il versetto coranico che si legge nel capitolo “Le Donne”.
A fine capitolo il testo è ancora più esplicito sulla difficoltà di una poliginia giusta: “Non potrete mai essere equi con le vostre mogli anche se lo desiderate”. Nella sostanza, l’intento dottrinale era di regolamentare la poliginia in un’epoca molto diffusa, garantendo l’equo trattamento - su tutti i fronti - alle diverse mogli.
Allo stato attuale risulta quasi impossibile rispettare le condizioni di totale e assoluta equità. Non solo ogni moglie deve avere esattamente ciò che hanno le altre - quindi quattro appartamenti, quattro vacanze, quattro regali di anniversario - ma anche, e soprattutto, deve essere equo il tempo che il marito dedica alle consorti. Sono tutte condizioni che oggi raramente vengono rispettate.
Spesso chi decide di sposare una seconda moglie, lo fa con l’intento di sostituire la prima. Quasi un’alternativa meno scomoda del divorzio. Sono ricorrenti i casi di uomini anziani che si “concedono” la seconda moglie, molto più giovane della prima. Da qui le riflessioni di al Tayeb. La pratica – ha spiegato l’imam di al Azhar – è il risultato di “una mancanza di comprensione del Corano e della tradizione del Profeta”.
Al Tayeb, che il mese scorso si è incontrato con Papa Francesco ad Abu Dhabi firmando con lui un documento per la pace e - anche - per maggiore tutela della donna, ha spiegato che secondo il Corano il musulmano che pretenda di avere più mogli “deve obbedire alle condizioni di equità. Se c’è ingiustizia è proibito avere più mogli”.
Alcuni Paesi di maggioranza musulmana sono già intervenuti negli anni passati con una legge per limitare la poliginia. In Marocco, ad esempio, con la riforma dello statuto della famiglia, la poliginia è permessa solo in casi straordinario e previo consenso della prima moglie. Di norma è stata resa illegale. In Tunisia è vietata da tempo e anche in Turchia si sta aprendo il dibattito per la messa al bando. Quella di al Azhar potrebbe essere l’apripista per altre norme simili in Paesi dove l’usanza è ben più diffusa.