Carlo Cottarelli stava guardando Breaking Bad quando Mattarella gli ha telefonato per chiedergli di provare a fare un governo. Se il professore della Bocconi in pensione, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici, fosse ora seduto sulla poltrona di Palazzo Chigi che invece occupa Giuseppe Conte, i più fini politologi si starebbero interrogando su questo dettaglio.
Ma la storia è andata in maniera diversa: Cottarelli ha fatto un fulmineo passaggio dalla Capitale per raccogliere l'invito del Capo dello Stato e fare il suo altrettanto fulmineo tentativo prima che M5s e Lega si precipitassero a trovare un accordo.
Così c'è da immaginare che Cottarelli, tornato a Milano già due giorni dopo la chiamata del Quirinale, abbia potuto riprendere la settima puntata della quarta stagione di Breaking Bad da dove l'aveva interrotta.
Eppure il fatto che l'abbia citata nelle prime righe del 'resoconto' dei tre giorni da presidente del consiglio incaricato che ha scritto per La Stampa significa che non è un dettaglio insignificante. Ed è lo stesso Cottarelli a spiegare perché. "E' una serie che racconta la trasformazione di un tranquillo professore di chimica in un temibile trafficante di droga" scrive.
Altre cose dette da Cottarelli
"Buon lavoro e che l'Italia non diventi un laboratorio per strani esperimenti. Il pericolo è per ora scampato. Lo spread si sta riducendo. Ma l'economia italiana resta fragile. Fragile ad annunci inappropriati, fragile ad azioni avventate, fragile rispetto a choc esterni che ci possono colpire. Occorre renderla più robusta, soprattutto avviando la riduzione del nostro debito pubblico, piuttosto che mirare a una massimizzazione della crescita nel breve periodo. Spero che, al di là degli annunci, il nuovo governo ne sia consapevole".
In sceneggiatura la 'chiamata all'avventura' è il secondo passo del celebratissimo 'viaggio dell'eroe': in sostanza l'uomo comune viene chiamato a un compito quasi impossibile mentre sguazza tranquillo nel 'mondo ordinario'.
In Breaking Bad il professore di chimica Walter White decide di dedicarsi alla sintesi delle metanfetamine e al traffico di droga per trovare i soldi per curare il tumore che lo ha colpito. Nella crisi istituzionale un tranquillo docente di economia viene chiamato a salvare un Paese dal cancro della ingovernabilità. A Cottarelli deve essere sembrata una bizzarra coincidenza.
"Una storia strampalata, di quelle che solo al cinema o in televisione si trovano, non nella vita reale" scrive ancora nel suo resoconto. Chi ha amato la serie tv (andata in onda in Italia dal 2008 al 2013) sa che il suo fascino è proprio nel suo strampalato realismo e tutto sommato i tre mesi che hanno trasformato il teatro della politica in uno psicodramma non sono stati meno strampalati.
E comunque, se è arrivato a sorbirsi esattamente 40 puntate, vuol dire che Cottarelli un certo fascino ce l'ha trovato. Tanto da ricordare con esattezza a che punto era quando alle 20,05 del 29 maggio sul display del suo cellulare è spuntato un certo numero di Roma, zona Quirinale. Settima puntata della quarta stagione: 'Un cane difficile'. Una delle più mosce, in verità. Pochi colpi di scena e un po' di melina per quello che si può definire un 'episodio ponte' tra due snodi chiave della stagione e della serie.
Ecco, per l'appunto, un 'ponte' tra due momenti topici della storia recente d'Italia: la fine della Seconda e la nascita di quella che Luigi Di Maio ha prontamente definito 'la Terza Repubblica'.
Resta da scoprire cosa stesse guardando Giuseppe Conte la prima volta che il Quirinale lo ha chiamato. E pure la seconda.