La vicenda di don Donato Piacentini, il parroco di Sora che durante l'omelia dichiara “Vanno a soccorrere persone che hanno telefonini o catenine e catene al collo e che dicono di venire dalle persecuzioni. Ma quali persecuzioni?", rilancia la questione del rapporto tra i preti e la politica.
Chi dice "i preti dovrebbero parlare solo di Dio e della Madonna" si mostra contemporaneamente superficiale, massimalista e antistorico. Bastano un paio di nomi, quelli del Vescovo Cardinale Richelieu e di don Sturzo, per capirlo. Il nodo "prete & politica" è, in teoria, semplice da sciogliere.
Dal punto di vista canonico, l'unico limite è fissato dal paragrafo 3 del canone 285 dove si vieta ai chierici la partecipazione attiva alla politica senza previa autorizzazione del vescovo. Dal punto di vista pratico però le cose sono un po' più complicate visto che si tratta di evitare quanto avvenuto a Sora dopo l'omelia di don Donato, ovvero che tra i fedeli nascessero due fazioni: i contrari e i favorevoli alle sue tesi.
La questione si risolve semplicemente decidendo di non entrare mai in tematiche politiche "calde", evidenti, durante l'esercizio del pubblico ministero. In altre parole consiglierei a don Donato di esprimere tranquillamente su Facebook la sua ammirazione a Salvini, arrivando, come ha fatto, perfino a chiedere di avere il suo cellulare, ma di astenersene quando indossa cotta e stola (per di più, come mostrano video e foto, riccamente adornate).
Chiedere a don Donato di astenersi in assoluto dal manifestare le proprie opinioni mi sembra, prima che una cosa contro il sacerdozio, un andare contro la dignità umana che potrebbe diventare anche pericolosa per l'equilibrio della persona.
San Pietro era sposato, ma noi chiediamo ai preti il celibato; san Paolo faceva il fabbricante di tende, ma noi chiediamo ai preti di avere come unica professione l'organizzazione delle attività parrocchiali; nella storia un'infinità di membri del clero hanno svolto attività politica, e ora il povero don Donato dovrebbe tacere: siamo sinceri, tale misura sarebbe profondamente ingiusta.
Il parroco di Sora parli, liberamente, delle sue opinioni politiche ma non a Messa, non quando amministra i sacramenti, non durante le catechesi. È in pratica la stessa misura prudenziale che usano molti giornalisti e personaggi pubblici quando distinguono il loro parlare o scrivere nell'esercizio della professione, da quando scrivono o parlano su quei social dove possono premettere: qui solo opinioni personali.