C’è una parte del discorso che ha fatto conoscere Greta Thunberg al mondo che spiega assai bene cosa ha mosso la sua protesta contro il riscaldamento globale causato dall’uomo. E forse anche perché è diventata così popolare tra i suoi coetanei. È una parte del suo Ted Talk del 2018, aveva 15 anni. Non è diventata titolo di giornale, non è ripresa così spesso quando si parla di lei. Ma è illuminante. Dice Greta poco dopo aver raccontato quando le è stata diagnosticata la sindrome di Asperger:
“Per quelli di noi che ricadono in questo spettro, quasi tutto è bianco o nero. Non siamo molto bravi a mentire, e di norma non desideriamo partecipare a quelle trame sociali a cui il resto di voi sembra appassionarsi tanto”.
Tutto è bianco o nero. In questa frase c’è un mondo. Il suo, e quello che sarebbe diventato di lì a qualche mese quello di centinaia di migliaia di ragazzi coinvolti nei Fridays for Future. Non c’entra poi così tanto l’Asperger a pensarci. C’è piuttosto la semplice confessione di non riuscire a capire perché nonostante tutti gli allarmi, i disastri ambientali, l’inquinamento, i livelli di CO2, il mondo degli adulti non riesca a cambiare. Continua a far finta di niente, preso dalle ‘trame sociali’ in cui è avviluppato. È una frase che pone un abisso tra lei, chi la pensa come lei, e il resto.
E i ragazzi di tutto il mondo la seguono. Protestano tutti i venerdì. Come lei ha iniziato a protestare, da sola, un venerdì dello scorso settembre decidendo di non andare a scuola per alzare un cartello sotto il parlamento svedese: "Sciopero per il clima".
“Sotto molti profili siamo noi autistici quelli normali, e credo che il resto del mondo sia piuttosto bizzarro. Specialmente quando di tratta della crisi di sostenibilità, con tutti voi che parlate del cambiamento climatico come di una minaccia esistenziale, il problema più importante di tutti, e malgrado ciò andate avanti come se niente fosse. Non riesco a capacitarmene. Perché se le emissioni devono essere fermate, allora le dobbiamo fermare. Per me, questo è bianco o nero. Non ci sono zone grigie con la sopravvivenza in gioco”.
La cesura con il resto, con i grandi e il loro mondo, i loro schemi, è netta. Ed è quella che che solo un ragazzino può pensare.
Il filosofo americano Ralph Waldo Emerson nel 1841 (Saggi) provò a spiegare cosa succede. Cosa rende i nostri pensieri così diversi da quando siamo adolescenti a quando si cresce. Semplicemente, ci adeguiamo. Iniziamo a pensare secondo schemi che ci fanno credere di saperne di più perché abbiamo imparato meccanismi di pensiero già collaudati da altri prima di noi. Un po' come se maturare fosse nel punto di frizione tra apprendimento e conservazione.
Ci fidiamo dei nostri pensieri, delle nostre convinzioni, perché sono comuni e perché come tutti li abbiamo presi dagli altri. Lo descrive con una bella scena dove un ragazzo guarda i grandi conversare in salotto. Li giudica, li schernisce, per quello che dicono, quello che pensano, quello che fanno, come si vestono, come fingono, come dissimulano apprezzamenti ai pensieri e i modi altrui solo per buona convivenza. Talvolta ipocrita convenienza. Le ‘trame sociali’ è ciò che non riesce a condividere e per questo, in qualche modo, è libero.
La forza del messaggio di Greta Thunberg non è nella sua condizione, come spesso si racconta nei suoi profili o nelle interviste. Ma nella sua età e nella forza che dà di non scendere a compromessi. Quella capacità di guardare le cose in maniera chiara e distinta, ciò che è giusto e ciò che no, il bene e il male, senza tutte quelle sfumature e zone grigie che la maturità dà alle nostre percezioni. Tutto è bianco o nero. E forse è così. È quello che solo una ragazzina può pensare. O una rivoluzionaria.
Edit: a seguito di alcune segnalazioni, l'articolo è stato modificato nell'ultimo paragrafo, sostituendo il termina "malattia", riferito all'Asperger, con "condizione".