Ollie Jones è morto a 4 anni a causa di una gravissima malattia degenerativa. Come molti di noi a quell'età il suo immaginario era fortemente caratterizzato dalla presenza dei supereroi. Io da piccolo ricordo che attendevo con ansia, di settimana in settimana, l'uscita in edicola di Thor e Batman, Ollie invece andava pazzo per Spiderman.
L'ultima vacanza della sua vita era stata a Disneyland per vivere qualche giorno come se l'Uomo Ragno fosse davvero lì e quando è morto, ai funerali, un amico di famiglia si era travestito da Spiderman e l'immagine del super eroe della Disney era stata anche impressa sulla bara del piccolo. Chi lo amava cioè, voleva omaggiare la fantasia del bimbo capace di combattere i gravissimi dolori della malattia rara che lo affliggeva, e per farlo desiderava raffigurare il personaggio fantastico al quale il bimbo si aggrappava per evadere dalla sua prigione.
Ma la Disney ha impedito che quel ricordo accompagnasse Ollie nella tomba: anzi, cosa molto più grave, ha boicottato la possibilità che il padre, la madre, i familiari, gli amici, potessero ricordare il bimbo così com’era. Perché quando noi ricordiamo una persona morta non ricordiamo solo quella persona ma ricordiamo quella persona unita inscindibilmente a tutte le cose care della sua vita.
Lo facevano gli antichi egizi che nelle tombe dei morti mettevano i pezzi importanti della vita dei defunti (a volte, terribilmente, chiudevano nella tomba anche gli schiavi), lo facciamo noi cristiani che mettiamo sulla tomba Croci e Madonne che sono gli strumenti attraverso i quali si sostanzia la nostra vita spirituale.
La vita spirituale di Ollie aveva bisogno dell'Uomo Ragno. Forse c'erano anche simboli religiosi, non lo so, ma il fatto è che Jason Jones, il padre del bimbo, ha dichiarato: "l’Uomo Ragno era tutta la vita di Ollie”.
Quando però la famiglia di Ollie ha voluto riportare sulla tomba anche quel segno, le autorità del cimitero non hanno dato l'autorizzazione. Non per un motivo di principio, non per rispetto alle altre religioni o qualsiasi altri discorso “alto”, semplicemente perché pensavano che le leggi internazionali dei copyright fossero più importanti dei sogni dei bimbi. E, purtroppo, avevano ragione perché la Disney ha detto di no.
Pur prendendo atto del dolore della famiglia ha bloccato quel desiderio perché “ci sforziamo sempre - ha comunicato - di preservare l'innocenza e la magia dei nostri personaggi. Per questa ragione, purtroppo la Walt Disney non permette la loro riproduzione su tombe, lapidi, urne funerarie o altri memoriali di questo tipo”.
La multinazionale di Burbank in California, probabilmente la fabbrica di sogni più importante del globo, può interferire con la tomba di un bimbo morto dall'altra parte del mondo. La famiglia di Ollie non voleva fare un film o scrivere un romanzo parlando di Spiderman. Neppure desiderava portarlo nella recita scolastica. Voleva solo che nel loro intimo e privato dolore, nella elaborazione del lutto di quel bambino colpito ferocemente da un destino maligno, non mancasse lo scudo con il quale il piccolo si difendeva. È come se, sulla tomba di un arrampicatore che cadesse per sventura, non si potessero mettere chiodi, ramponi e corde perché la ditta che li costruisce ha il potere di impedire che il nome della marca venga affiancato a un incidente mortale.
Attraverso il web e i social sappiamo benissimo che tutte le nostre chat, i nostri dialoghi, vengono tracciati: quando accadrà che la legge del copyright blocchi i nostri discorsi se un personaggio viene usato fuori dal "giusto contesto"? Nulla di più intimo della tomba del proprio figlio, eppure il copyright ha vinto su quel privatissimo lutto e dolore. Quando sentiremo “beep" dentro gli auricolari perché associamo il nome di Spiderman a qualche dialogo non aziendalmente corretto?