Chi ha provato a chiedere di abbassare certi toni per permettere che si ricostituisse l'alleanza 'famiglia - medici - giudici', indispensabile per il bene di Alfie, è stato massacrato in pubblico e in privato. Quando si è cercato di restituire autorità alla Conferenza episcopale inglese o al presidente dell'Accademia per la vita, Monsignor Paglia, proprio per il loro essere dentro ai fatti reali e non a quelli raccontati dal web, l'unico risultato che ha ottenuto uno come me è stato quello di essere insultato (nel migliore dei casi) come prete che opera in maniera strisciante a favore dell’eutanasia.
I due esempi che riporto raccontano come la grande vincitrice di questa tragedia sia stata l'ideologia, che ha creato profonde ferite tra i cristiani, ha allontanato ancora di più i laici dalla Chiesa e - spero vivamente di sbagliarmi - temo abbia fatto vivere ad Alfie la doverosamente risparmiabile agonia causata dall'accanimento terapeutico.
Elisabetta Ambrosi ha ben raccontato su Il Fatto lo sconcerto dei lontani dal cattolicesimo. Si va dalle incredibili dichiarazioni soprattutto dei politici di destra, all'aereo militare pronto a decollare per andare a prendere Alfie, fino alle interrogazioni urgenti alla Commissione europea per capire come mai ad Alfie fosse impedito di venire in Italia. "Ma al di là di questo tema – così conclude la Ambrosi - lasciano basiti gli atti inconsulti e dettati da paura ideologia del governo italiano. Si dà la cittadinanza in mezza giornata a un bambino senza neanche riflettere su ciò che si sta facendo, sull’onda emotiva di una parte della popolazione che non si accorge, ovviamente, che siamo in un Paese in cui la cittadinanza continua ad essere negata a centinaia di migliaia di bambini e ragazzi nati e vissuti in Italia. Così come a decine di migliaia di bambini che sbarcano sulle nostre coste. Stremati, affamati e disidratati anche loro. Ma senza nessun faro mediatico puntato addosso. Di loro nessuno si occupa. Possono morire nell’indifferenza collettiva."
La lezione che ci dà questa tragedia è che quando vince l'ideologia perde drammaticamente la verità. Vedo un barcone di immigrati tra cui ci sono molti bambini e in alto il bimbo Alfie Evans morente che mi dice: "Non salvate solo uno, ma tutti. Le vostre opere siano per tutti. Riconoscete il bisogno di tutti." Ma questo non è possibile se la normale narrazione che dovrebbe prevalere in un paese civile, soprattutto in casi difficili come questo, lascia luogo alla reazione ideologica che ci fa gridare all’omicidio e non ci aiuta a capire nulla di quello che sta realmente accadendo.
La famiglia vive un tempo di grande sofferenza e non riuscirà a donare ciò che le è possibile regalare se si chiuderà al mondo e non dialogherà più con esso, se cercherà di proteggersi dal male non donandosi più in pasto per tutti. La famiglia che Dio ha in mente è una famiglia che si spezza per l'umanità. Questo è possibile solo se essa non giudica e l'ideologia non è altro che "giudizio incarnato". Un io giudicante che diventa sit in, adunata di piazza, chat di preghiera. Maria, Giuseppe e Gesù - la famiglia cui ogni cristiano dovrebbe guardare - si sono spezzati per noi. Hanno accolto ogni ingiustizia per amore di tutti perché la misericordia è la verità unita alla carità del pane spezzato. Perché la famiglia è pane spezzato. Non lancia, non scudo.
Alfie Evans non è stato il primo caso e non sarà l'ultimo: pochi mesi fa c'è stato Charlie Gard, non dimentichiamolo. Come fare perché al prossimo caso simile non ripartano le guerre ideologiche? Come riuscire ad avere un giudizio buono e giusto di fronte ad una realtà complessa come quella del fine vita? La risposta è quella della preghiera nel silenzio della nostra stanza e non sulla chat di Whatsapp. La prossima volta, durante la confusione, ognuno vada da Gesù e ascolti la Sua voce, non la voce della folla. Soprattutto non quella del web.