Con mascherine e guanti gli chef hanno cucinato per due giorni, per tre ore consecutive, dalle 12 30 alle 15.00 dopo aver allestito una vera e propria cucina con tavoli d’appoggio, bollitori, paraventi e attrezzatura completa e sicura nel giardino dell’Ospedale Spallanzani.
L’idea era quella di sostenere chi lavora arduamente in un momento così cruciale per il nostro Paese, dare conforto al corpo ma soprattutto al morale regalando un pausa pranzo diversa dal solito. E di questi tempi non è poco.
Ben 90 sono i chili di pasta del Pastificio Graziano usati nei due giorni per un menu molto interessante: l’amatriciana di Arcangelo Dandini e di Nabil Hussein (Roscioli), i rigatoni con carciofi e pecorino di Mario Sansone del Ristorante Marzapane, la pasta con il sugo di paranza di Walter Regolanti di Da Romolo al Porto, la pasta con ragù e funghi di Giuseppe Lo Giudice di Retrobottega.
Il gruppo di ristoratori capitanato dai fratelli Roscioli ha ideato questo menu per esaltare al meglio la tradizione del territorio, quella romana verace chiudendo la seconda giornata con una grande cacio e pepe. In due giorni sono stati serviti quasi 900 pasti.
Dalle loro dichiarazioni il racconto che riguarda i medici e gli infermieri è di un gruppo di uomini e donne instancabili, con una grande dedizione e professionalità. Le parole di Arcangelo Dandini descrivono due giornate commoventi all’insegna dell’amicizia, tra i ristoratori, e di un’enorme gratitudine reciproca: “E’ stata la cosa più bella che ho fatto in vita mia, i medici venivano a ringraziarci ma eravamo noi a dover ringraziare loro”.