Esattamente come avviene con la luce del sole che - raccolta con i pannelli sul tetto, viene convertita in elettricità (con i pannelli fotovoltaici) o in calore (con i pannelli fototermici) - l'acqua piovana è una risorsa preziosa che dopo aver colpito il tetto, il terrazzo e altre superfici piane dell'ambiente costruito, è facile raccogliere subito, prima che si sporchi, con i sistemi di recupero dell’acqua piovana.
In Italia ne produciamo alcuni fra i migliori al mondo. In breve, è sufficiente utilizzare le gronde già esistenti che, con una semplice modifica, invece di 'smaltire' l'acqua piovana in strada dove contribuisce soltanto ad aumentare il rischio inondazioni, la conduce all'interno di uno o più serbatoi installati alla base degli edifici.
Siamo nel 2018, e un moderno sistema di recupero domestico associa ad uno o più serbatoi in leggero e inossidabile polimero un filtro per trattenere i residui solidi dalle acque raccolte, un sistema di distribuzione che attraverso tubazioni dedicate porta l’acqua alle utenze spinta da una pompa alimentata dall'elettricità e gestita da una centralina elettronica insieme ai sensori di livello e alle valvole.
L’acqua piovana raccolta - gratuita quanto preziosa - viene poi utilizzata per tutti gli usi non potabili, pari a circa la metà dell’acqua utilizzata a casa: quella per le pulizie degli ambienti, dei veicoli, per gli scarichi dei WC, per irrigare orti e giardini, ecc.
Un paio di esempi di buone pratiche (all'estero)
A Seoul, il nuovo quartiere di Star City, utilizza molte migliaia di metri quadri dell'ambiente costruito per raccogliere migliaia di metri cubi che poi approvvigionano di acqua persino i pompieri della metropoli coreana.
A Sant Cugat del Vallès, poco distante da Barcellona, da anni quasi tutti i 56mila residenti dispongono dei sistemi di raccolta dell'acqua piovana, installati a partire dal 2002. Misurato di recente dagli studiosi spagnoli, il grado di soddisfazione della cittadinanza è risultato altissimo, a causa anche della grande qualità delle acque piovane raccolte e riusate.
Nulla impedisce che lo stesso accada ad Agrigento o a Latina, a Varese o a Possagno. Fra l'altro, in questo modo, gli antiestetici serbatoi in polietilene blu o grigi che costellano il paesaggio urbano di centinaia di piccoli e grandi centri abitati di tante Regioni meridionali verranno trasferiti alla base di palazzine ed abitazioni: pronti ad essere riempiti di preziosa acqua piovana; e non più dall'acqua potabile erogata a giorni alterni dai malconci acquedotti del Meridione italiano.
I dati relativi alle perdite dalle reti idriche italiane pubblicati dall'Istat lo scorso Marzo, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, parlano da soli: le perdite idriche reali di acqua potabile dalle reti dei comuni capoluogo di provincia italiani erano pari a 924,4 milioni di metri cubi nel 2015, corrispondenti a 139 litri al giorno per abitante, sufficiente a soddisfare le esigenze idriche di un anno di ben 10,4 milioni persone. Si va dal 24,6% di Torino al 45,7% di Trieste fino al 67,2% di Campobasso.
I sistemi di recupero dell'acqua piovana, tanto per uso domestico che irriguo, consentono di aumentare radicalmente l'autonomia dalla rete idrica. E conosceranno a breve anche in Italia una diffusione pari a quella dei sistemi per l'autoproduzione di energia dalla luce del sole.