Una svolta che ha fatto scalpore in tutto il mondo. Dopo anni di tweet e dichiarazioni ironiche sul cambiamento climatico, il presidente Usa, Donald Trump, ha ammesso che il fenomeno esiste. Durante la sua visita in Gran Bretagna, nel corso di una intervista con Piers Morgan a Good Morning Britain il presidente americano ha raccontato di aver parlato della questione con il principe Carlo e di aver condiviso con lui le preoccupazioni per il crescente inquinamento nel mondo causato dalle “altre nazioni”.
Altre nazioni, secondo The Donald, non certo gli Stati Uniti, nonostante la sua amministrazione abbia fatto piazza pulita degli interventi pro-clima del suo predecessore Barack Obama. Insomma, anche in questo caso, il presidente ha ribaltato il tavolo, scaricando sui Paesi ‘nemici’ la responsabilità dei problemi. Per farlo però doveva ammettere che tali questioni esistono e non ha aspettato un attimo a riconoscerlo.
Per Trump però la colpa è di Cina, India e Russia, paesi super inquinanti che stanno avvelenando il mondo al contrario invece degli Stati Uniti che “hanno un clima tra i più puliti”. La solita tecnica negoziale, applicata in ogni occasione, dalla guerra commerciale con la Cina e il Messico al Russiagate: giocare in attacco, colpire prima che siano gli altri a farlo. A costo di ammettere cose che fino a un minuto prima aveva negato.
Alla base della svolta motivi di politica estera e interna
"Credo che un cambiamento ci sia ma penso che il clima stia mutando in entrambe le direzioni", ha osservato. Quindi, per Trump è sbagliato parlare solo di riscaldamento globale ma il termine esatto è “clima estremo. Se parli di clima estremo non sbagli mai”, ha sottolineato a Morgan.
Nel corso dell’intervista il presidente Usa ha raccontato dell’incontro con Carlo: “Ha parlato quasi sempre lui ed è davvero interessato al problema e credo che sia un’ottima cosa”. Il principe di Galles, ha detto Trump, "vuole essere sicuro che le generazioni future possano vivere in un mondo normale e non nella devastazione. E io sono completamente d'accordo". Per poi aggiungere: "Non ricordo negli Stati Uniti tornado di questa entità, ma guardando a 40 anni fa, abbiamo avuto la peggiore abbuffata di tornado che sia mai accaduta. Nel 1890 abbiamo avuto i nostri peggiori uragani".
Ma la giravolta trumpiana non ha solo motivazioni di politica estera: scaricare su altri paesi la responsabilità del “clima estremo”. C’è anche la politica interna. Secondo molti osservatori in vista della battaglia per le presidenziali 2020, Trump non può continuare a negare l’evidenza, non può ignorare un tema che tiene banco in tutti i meeting internazionali ma anche nei dibattiti nazionali.
Joe Biden, uno dei più seri tra i candidati Democratici, ha già pronto un programma ambientale da 1.700 miliardi di dollari per il clima. “Una rivoluzione energetica pulita”, l’ha definita il vice di Obama che secondo i primi sondaggi potrebbe battere Trump tra un anno e mezzo. E questo per The Donald è stato un primo campanello d’allarme.