A partire da gennaio il Qatar lascerà l’Opec dopo 57 anni di permanenza nell’organizzazione. “Il paese punterà sul gas”, ha affermato il ministro dell’Energia qatarino, Saad al-Kaabi. La notizia è di quelle rilevanti con ripercussioni non solo sul settore energetico e rischia di innescare una sorta di reazione a catena tra i membri dell’organizzazione, Iran in primis. Come affermato dal ministro, il motivo ufficiale è la volontà del Paese di focalizzarsi sull’export di gas. In realtà le cose non stanno proprio così. Vediamo perché.
La politica petrolifera oggi viene decisa da Russia e Arabia Saudita
Da quasi due anni le decisioni di politica petrolifera a livello globale vengono prese da Arabia Saudita e Russia, paese che non fa parte del Cartello ma che guida, a sua volta, 10 paesi produttori. Se da un lato, il ruolo guida di questi due Stati ha permesso la possibilità di decidere in modo rapido ed efficace, dall’altro gli altri membri dell’Opec hanno cominciato a soffrire per questa subalternità.
In diverse occasioni, soprattutto l’Iran ha denunciato il fatto che la politica petrolifera venisse decisa tra Mosca e Riad con gli Stati Uniti con il ruolo di spettatori molto attivi. Questi tre Paesi sono i primi produttori mondiali e insieme rappresentano più di un terzo del greggio estratto a livello globale.
La settimana scorsa al G20 di Buenos Aires i fotografi hanno immortalato il presidente Vladimir Putin e il principe saudita Mohamed Bin Salman che si salutavano dandosi “il cinque”, proprio come due vecchi amici o alleati economici a pochi giorni del vertice Opec. La decisione di tagliare la produzione che verrà formalizzata giovedì e venerdì a Vienna, sostengono gli analisti, è stata presa in Argentina. Gli altri membri dell’Opec quindi soffrono questa subalternità.
Il Qatar è il maggior esportatore di gas naturale liquefatto
Il Qatar è membro dell'Opec dal 1961. L'organizzazione dei Paesi produttori è nata nel 1960, per iniziativa soprattutto dell'Arabia Saudita. Doha è uno dei più piccoli produttori di petrolio dell’organizzazione ma rappresenta il maggior esportatore al mondo di gas naturale liquefatto (Lng). Ha una produzione di petrolio di circa 600.000 barili al giorno, poca cosa rispetto agli oltre 11 milioni dell'Arabia Saudita ma produce annualmente 77 milioni di tonnellate di Lng.
Al-Kaabi nell’annunciare l’addio ha spiegato che le cause sono da ricercare nella strategia di lungo termine del paese e ai piani per sviluppare ulteriormente l’industria del gas, incrementando la produzione di Lng a 110 milioni di tonnellate entro il 2024. "Molte persone politicizzeranno la scelta", ha detto Al-Kaabi ma "posso assicurare che la politica non c’entra ma è solo una questione strategica".
Nella vicenda, un particolare importante è la decisione presa il 5 giugno 2017 dai principali Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc) - Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Bahrain ed Egitto - che hanno simultaneamente tagliato le relazioni diplomatiche ed economiche con il Qatar.
Per Doha l'uscita dall'Opec non ha motivazioni politiche
Al-Kaabi ha tenuto a precisare tuttavia che i motivi dell’abbandono del cartello non sono politici né dovuti all’embargo di Riad. In un passaggio successivo però il ministro scopre le carte: "Non stiamo dicendo che usciremo dal business petrolifero ma questo è controllato da un'organizzazione gestita da un paese", aggiungendo che la decisione "è stata comunicata all'Opec" e che il Qatar parteciperà all'incontro di giovedì e venerdì a Vienna e si atterrà ai suoi impegni. Il Cartello dal canto suo fa buon viso a cattivo gioco provando a minimizzare l’impatto. Ma perdere un membro di vecchia data mina l’unità a pochi giorni da un meeting che dovrebbe tagliare la produzione tra 1 e 1,4 milioni di barili al giorno per risollevare le quotazioni scese in poco più di un mese del 30%.
Secondo l'ex ministro dell'Energia algerino e presidente dell'Opec, Chakib Khelil, l’addio del Qatar “potrebbe segnalare una svolta storica per l’Organizzazione” perché, ha riferito alla Reuters, potrebbe rappresentare "un esempio per altri membri scontenti per le decisioni unilaterali dell'Arabia Saudita". Un rappresentante iraniano all’Opec ha giudicato la decisione del Qatar “spiacevole ma comprensibile perché per i paesi più piccoli non c’è nessun beneficio ma solo frustrazione” nel subire le decisioni.