La prima, ad Agnesberg, a poca distanza da Göteborg, non ha conosciuto un solo giorno di malfunzionamento da quando nel 2013 Hans-Olof Nilsson la fece costruire per sé e la sua famiglia ad un costo persino inferiore ad una casa convenzionale (30mila corone a metro quadro contro le 32mila di una casa normale).
Sul tetto un impianto fotovoltaico da 23 kW (chilowatt) che ad Agnesberg generano in un anno, essenzialmente fra Marzo ed Ottobre, 22.000 kWh (chilowattora) di elettricità. Solo che invece di finire in buona parte in rete, come avviene con la quasi totalità degli impianti fotovoltaici sui tetti delle case prive di sistemi di storage dell’energia, la gran parte di questa elettricità (15.000 kWh) viene utilizzata per produrre e poi comprimere, attraverso la semplice elettrolisi dell’acqua e un compressore, 3,000 m³ (in condizioni ‘normali’, ovvero ovvero a pressione atmosferica e alla temperatura di 0 °C) di idrogeno.
L'impiego dell'idrogeno
L’abitazione non ha alcuna connessione né alla rete elettrica né a quella del gas naturale. L’idrogeno autoprodotto è stoccato ad alta pressione (300 bar) in poche moderne bombole in materiale composito poco distanti dall’abitazione. Dei 3.000 metri cubi prodotti ogni anno, 2.200 servono a rifornire l’abitazione di elettricità e calore durante l’inverno (da Novembre a Febbraio, quando la produzione fotovoltaica in Svezia è bassissima). Mentre il surplus di 800 metri cubi normali è utilizzato per rifornire una moderna auto elettrica a idrogeno con cui l’auto può percorrere 10.000 km all’anno.
Elettricità e calore generati contemporaneamente
Elettricità e calore vengono generati contemporaneamente da una piccola ‘cella a combustibile’, un dispositivo che a differenza del nome ingannevole non brucia nulla: ma converte l’idrogeno e l’ossigeno dell’aria in acqua, calore ed elettricità. Il calore riscalda l’acqua fino a 80 °C che viene utilizzata come acqua calda sanitaria e per riscaldare l’abitazione.
L’elettricità generata dalla cella a combustibile va ad alimentare un capiente pacco batterie: quando le batterie sono cariche all’85%, l’energia dell’impianto fotovoltaico viene reindirizzata alla produzione di idrogeno. Quando invece lo stato di carica delle batterie scende al di sotto del 30%, parte la generazione di elettricità con l’idrogeno e l’aria nella cella a combustibile che va a ricaricare le batterie. Uno penserebbe che una simile abitazione sia realizzabile solo nel sud della Svezia, e non a nord, dove il gelo e le prolungate giornate buie invernali lo renderebbero impossibile.
La nuova abitazione in Lapponia
Pochi giorni fa, dunque, è stata inaugurata a Skellefteå, in Lapponia (foto: cortesia di Skellefteå Kraft, autore della foto Cliff Karlsson) la ZeroSun, la nuova abitazione replica, migliorandole ulteriormente, le soluzioni adottate ad Agnesberg: con la differenza che il costo della cella a combustibile e quello dei moduli fotovoltaici integrati sui 122 metri quadrati del tetto 5 anni dopo è crollato di oltre il 75%, aprendo la strada alla ristrutturazione off-grid (staccati dalle reti) e alla scelta dell’energia solare e delle moderne tecnologie di storage persino delle case popolari. Che è esattamente ciò che sta facendo, sempre in Svezia, l’istituto case popolari Vårgårda Bostäder di Vårgårda.
Se è possibile farlo già oggi, a basso costo, in Lapponia: quanto tempo manca perché si faccia lo stesso ad Aosta o a Berlino, in Russia o in Argentina?