C'è una bozza che si aggira per l'America e spaventa i produttori di energia ed è riuscita nella singolare impresa di unire i petrolieri ai produttori di energie alternative. Si tratta di un documento fortemente voluto dal presidente Donald Trump che punta a salvare, grazie a incentivi, alcune moribonde centrali a carbone e nucleari. Vecchi impianti che sarebbero destinati alla chiusura ma che, con la scusa della "sicurezza energetica nazionale", continuerebbero ad operare. In pratica, il provvedimento obbligherà gli operatori della rete elettrica ad acquistare energia da questi impianti tenendoli in vita artificialmente, minando la concorrenza e con costi maggiori per i consumatori.
Secondo la Cnbc il presidente sarebbe pronto a esercitare poteri mai utilizzati facendo appello alla "sicurezza nazionale". Nella sostanza la stessa formula addotta per introdurre i dazi sull’import di acciaio e alluminio. La mossa, senza precedenti, si traduce essenzialmente in un secondo tentativo di salvataggio di questi vecchi impianti. Già lo scorso anno il segretario all'Energia Rick Perry aveva provato a introdurre una norma che chiedeva ai mercati regionali di compensare (tradotto, pagare) le centrali a carbone e nucleari per l'affidabilità che forniscono alla rete. Tuttavia, un gruppo bipartisan di cinque autorità di regolamentazione aveva respinto all'unanimità il piano. Negli ultimi anni infatti diverse vecchie centrali sono state chiuse negli Usa scalzate dagli impianti rinnovabili e da centrali a gas.
"Sfortunatamente, l'imminente chiusura di alcune centrali elettriche che possono ancora funzionare porterà al rapido declino di una parte significativa del nostro approvvigionamento e diversificazione energetica e minerà la sicurezza della nostra rete elettrica", ha dichiarato la Casa Bianca in una nota.
Inoltre, "il presidente Trump ha chiesto al ministro dell'Energia Rick Perry di preparare misure da prendere immediatamente per impedire che tali risorse vadano perdute" è aggiunto nel comunicato che non fornisce ulteriori dettagli. Secondo analisti, osservatori e produttori di energia americani, il presidente vuole salvare semplicemente "le centrali a carbone e nucleari del Paese".
Nella bozza messa a punto dal Doe (Dipartimento dell'Energia) si evidenzia l'importanza di questi impianti. "A causa di fattori normativi ed economici, molti di questi hanno dovuto smettere di funzionare prematuramente e se non si interviene molti altri lo faranno" si legge nel documento del governo. La quota di energia prodotta dal carbone e dal nucleare è diminuita costantemente negli Stati Uniti a causa dell'aumento della produzione di petrolio e in particolare del gas di scisto, molto più economico. Inoltre le centrali di carbone devono gestire i nuovi, più stringenti, standard di inquinamento. "Per promuovere la difesa nazionale e massimizzare l'approvvigionamento energetico nazionale è necessario un intervento federale per fermare queste chiusure", sottolinea il Doe.
A criticare questa mossa sono state sia le società attive nelle energie alternative ma anche i petrolieri. Per Todd Snitchler, dell'API (American Petroleum Institute), "il progetto governativo di aiutare carbone e nucleare con il pretesto della sicurezza nazionale sarebbe senza precedenti e sbagliato. L’industria del petrolio e gas sta giocando un ruolo fondamentale per rafforzare la sicurezza energetica nazionale e per ridurre la nostra decennale dipendenza energetica". Sulla stessa linea Todd Foley, vicepresidente per gli affari politici e governativi dell'American Council on Renewable Energy (ACORE): "Il progetto dell'amministrazione sarebbe ingiustificato e minerebbe la competitività del mercato, aumentando i costi dell'elettricità per i consumatori e le imprese in tutto il paese. Interventi arbitrari sul mercato privano le imprese della certezza di cui hanno bisogno per investire”. Mentre per Amy Farrell, vicepresidente per il governo e gli affari pubblici dell’American Wind Energy Association (AWEA) “i regolatori indipendenti dell'energia, gli operatori di rete e altri esperti sostengono che una chiusura ordinata di tali centrali non costituisce un'emergenza per la rete elettrica”.