Cosa c’entra l’energia con i bitcoin? A prima vista niente. La tecnologia blockchain si può applicare alle reti elettriche? Anche in questo caso la risposta, intuitivamente, sarebbe negativa. In realtà le cose non stanno proprio così. Le grandi imprese energetiche, Eni in primis, stanno lavorando già da tempo all’applicazione di tali tecnologie al mondo dell’energia.
Come scrive Luca Longo in un articolo su Eniday “all’inizio del 2017 – insieme a BP e Wien Energy – Eni ha lanciato un primo progetto pilota per sviluppare una tecnologia blockchain dedicata alla gestione degli scambi di energia fra differenti soggetti. In soli tre mesi, grazie alla piattaforma blockchain ‘Interbit’ sviluppata dalla canadese BTL è stato messo a punto il primo sistema di commercio elettronico dell’energia intrinsecamente sicuro ed autogarantito”.
L’architettura Interbit permette di attivare e connettere tra loro i blockchain per gestire migliaia di transazioni al secondo dalle piccole quantità di energia ai grandi scambi. L’esperimento, sottolinea Longo, ha riscosso un successo tale che alla fine del 2017 si sono aggiunte le aziende Gazprom, Total, Mercuria, Vattenfall, Petroineos e Freepoint. L’obiettivo ora è estendere il campo di applicazione di OneOffice – l’applicazione dedicata basata sulla tecnologia Interbit – all’intero processo di compravendita dell’energia e di inaugurare le nuove transazioni a tempo record: già entro il 2018.
Come per il blockchain che raccoglie e archivia le transazioni di una determinata criptovaluta lo stesso principio si può applicare agli scambi energetici. “Immaginate una rete mondiale del gas – scrive ancora Longo - dove pozzi di estrazione, gasdotti, raffinerie, stoccaggi, impianti di liquefazione, navi metaniere, impianti di rigassificazione, reti di distribuzione e singoli utenti potranno interagire direttamente attraverso scambi di compravendita sicuri, trasparenti e senza necessità di intermediari. Accanto a quella del gas, potrà nascere una rete dei combustibili liquidi che collegherà fra di loro pozzi petroliferi, oleodotti e petroliere, raffinerie, catene di distribuzione e di vendita al dettaglio. Fino al distributore sotto casa”.
Ma l’applicazione più rivoluzionaria potrà avvenire nel mercato elettrico. Con la diffusione sempre più rapida del fotovoltaico domestico si potrà scambiare elettricità, a livello globale, in modo sicuro. Il tutto senza necessità di intermediari e di autorità varie proprio come avviene per i bitcoin, senza l’intermediazione di una banca o di uno Stato. D’altra parte del rapporto, stretto, tra bitcoin ed energia se ne parla già da un po’ e in rete girano articoli allarmistici che affermano che andando avanti così i bitcoin nel 2020 consumeranno tutta l’energia del mondo. Esagerazioni certo, ma altrettanto certo è che per produrre bitcoin ci vuole tanta energia ma forse la soluzione è già stata trovata.