C’è un rapporto che allarma i produttori di petrolio dell’Opec e che arriva proprio dal membro più influente e potente del cartello. Secondo lo studio, realizzato da un think tank saudita, il Regno insieme alla Russia starebbe studiando la possibilità di mandare in pensione l’Opec. Ne ha scritto il Wall Street Journal secondo cui il progetto sarebbe appoggiato anche dal presidente americano Donald Trump.
Il think tank, che si chiama Re Abdullah Petroleum Studies and Research Center (Kapsarc) con sede a Riad, si autodefinisce, nonostante il nome, un istituto di ricerca indipendente. Il suo presidente, Adam Sieminski, nominato a primavera al vertice dell’Istituto e con un passato nel Dipartimento dell’Energia Usa, ha assicurato che lo studio non è stato chiesto dal presidente americano. Ma una fonte citata dal quotidiano finanziario spiega che il progetto tiene conto delle critiche di Washington al cartello.
Un’altra fonte precisa che lo studio non riflette alcun dibattito all’interno del governo saudita sulla eventualità di lasciare l’organizzazione ma un alto funzionario saudita reputa il rapporto ad alta “rilevanza economica e politica”. Dal canto suo Sieminski ha precisato di essere stato lui a commissionare il rapporto e che l’analisi non è inusuale ed esplora argomenti che i suoi ricercatori affrontano di solito.
Lo studio è una rivisitazione ad ampio spettro sull’Opec e sull’eventualità che la domanda di petrolio un giorno si esaurisca. In tale contesto, il rapporto appare un esercizio teorico su come il mercato reagirà se la domanda dovesse scendere a tal punto da portare allo scioglimento dell’Opec. Per decenni l’Arabia Saudita e gli altri membri hanno enfatizzato ruolo e funzioni del cartello come una istituzione cruciale all’interno dell’economia globale, un forum all’interno del quale i grandi produttori definiscono i livelli produttivi per mantenere l’equilibrio del prezzo del greggio.
Negli Usa qualcuno vorrebbe che l’Opec fosse dichiarato fuorilegge
Tuttavia, c’è un filone critico che da anni accusa l’Opec di aver manipolato i prezzi a spese delle grandi economie consumatrici di greggio, Stati Uniti in primis, e Trump si è fatto interprete ormai da tempo di questa tesi. Negli Usa c’è qualcuno che pensa che l’Opec dovrebbe essere inserita tra le organizzazioni illegali. Questa idea si è anche trasformata in una proposta di legge, dal nome Nopec, che giace da anni nei cassetti del Congresso. I sostenitori della proposta credono che ora, con l’amministrazione Trump, ci siano maggiori possibilità che la proposta diventi una legge vera e propria. “Il Regno sa che la domanda di petrolio non durerà per sempre e così bisogna pensare al dopo Opec”, ha spiegato un alto funzionario saudita al Wsj.
A Riad controbattono che non c’è alcun dibattito sullo scioglimento dell'Opec, almeno nel breve periodo. Piuttosto è maturata la consapevolezza dell’influenza che Arabia Saudita e Russia potranno avere sul mercato indipendentemente dal cartello. Da due anni infatti Mosca e Riad si sono molto avvicinate, collaborando per riequilibrare un mercato molto volatile.
A volere il rapporto, rivelano fonti al quotidiano statunitense, sarebbe stato l’ambizioso principe Mohammed bin Salman, giovane, innovatore ma anche accentratore del potere che recentemente ha fatto arrestare molti avversari politici rimpinguando le casse del Regno. Tuttavia la sua situazione sarebbe decisamente peggiorata a seguito dell’assassinio di Jamal Khashoggi al consolato saudita di Istanbul dopo le voci, poi smentite, di un suo coinvolgimento.
Il rapporto arriva in un momento di tensioni particolarmente acute all'interno dell'Opec, dove l’Arabia Saudita e l’Iran portano avanti le loro battaglie spesso slegate dalle mere questioni energetiche. Riad è di gran lunga il membro più importante dell'Opec, con oltre 10 milioni di barili al giorno sui 33 milioni di produzione del cartello, quasi un terzo del petrolio estratto.
Sanzioni all’Iran hanno ulteriormente infiammato il dibattito dentro l’Opec
Le sanzioni statunitensi contro le esportazioni di petrolio iraniane hanno infiammato ulteriormente il dibattito all’interno dell’organizzazione con la delegazione iraniana che ha accusato Riad di eseguire gli ordini americani.
Il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto sull’argomento spiegando come l’asse con l’Arabia Saudita sia scontata, fissando in 70 dollari il prezzo del petrolio giusto. “E’ ovvio che abbiamo bisogno di collaborare con Riad. L’Opec Plus (Opec+ i produttori non facenti parte del cartello capitanati da Mosca) è stata molto positiva e lo vediamo dalla situazione in cui si trova il mercato. Non dirò se abbiamo bisogno o no di limitare la produzione ma bisogna stare attenti perché ogni parola ha un impatto sui budget”.
Dal canto suo il ministro del Petrolio saudita, Khalid al-Falih,ha smentito il piano per sbarazzarsi dell’Opec: "Non stiamo affatto considerando di eliminare l'Opec", ha detto. "Il motivo per cui li chiamano think tank è perché vogliono pensare fuori dagli schemi", ha tagliato corto.