Era luglio scorso quando Donald Trump, in missione in Europa, con i suoi modi diretti e poco diplomatici disse che “la Germania è totalmente controllata dalla Russia” dal punto di vista energetico. Allora avevamo analizzato la situazione e cercato di capire le motivazioni della ‘sparata’ del presidente Usa concludendo che il fine ultimo era quello di vendere il gas americano alla Germania e all’Europa.
Oggi possiamo dire che Angela Merkel ha ascoltato la moral suasion di Trump pur dovendo sopportare un costo economico più alto – rispetto al metano russo – del 20%. Ma le alleanze hanno un prezzo e dopo diversi tentativi sembra che gli Stati Uniti abbiano raggiunto il proprio scopo: fare concorrenza alla Russia sul loro campo, quello energetico appunto, in Europa, centro delle attenzioni di entrambe le superpotenze.
A riferire della intenzione della Merkel di comprare il gas americano è il Wall Street Journal che in un lungo articolo spiega come il proposito verrà realizzato. Il giornale riporta i colloqui durante una colazione di lavoro avvenuta nel mese di ottobre tra la Cancelliera e un gruppo di parlamentari tedeschi. In quell’occasione, pare che la Merkel abbia confessato ai parlamentari la decisione del governo di cofinanziare la costruzione di un terminal di liquefazione di Gnl (gas naturale liquefatto) da 500 milioni di euro nel Nord della Germania dando la spinta decisiva a un progetto che giaceva da anni.
Come abbiamo ricordato, in diverse occasioni Trump ha fatto pressione all’Europa affinché comprasse il gas americano come parte della sua campagna per riscrivere i termini delle relazioni commerciali a livello internazionale. Dietro le dichiarazioni ufficiali, alcuni funzionari tedeschi e statunitensi hanno spiegato che in questo modo Berlino spera di evitare le minacce di Washington di eventuali sanzioni per il Nord Stream 2, il gasdotto che dovrebbe raddoppiare la capacità di export della Russia verso la Germania e che proprio non piace proprio al presidente americano.
Export di Gnl statunitense verso l’Europa è in aumento tranne che in Germania
L’export di Gnl statunitense verso l’Europa sta aumentando ma la Germania, almeno finora, non ne importa nemmeno un metro cubo. Secondo quello che hanno raccontato i parlamentari, Merkel non ha fatto passare la sua svolta come una sconfitta “politica” bensì come una “decisione strategica” che potrebbe pagare nel lungo termine. Gli esperti concordano che aprire il mercato energetico non avrebbe un beneficio economico immediato per Berlino ma potrebbe aiutare la diversificazione del paese. Per anni l’idea di costruire un terminal di Gnl (qui si può capire come funziona il processo di rigassificazione) in Germania da parte di diversi gruppi privati è rimasta bloccata dal fatto che non c’era un supporto politico.
Il 16 ottobre meno di una settimana dopo il meeting tra Merkel e i parlamentari, un consorzio internazionale ha presentato la sua prima offerta ufficiale per la realizzazione dell’impianto nella città della Germania settentrionale di Stade vicino ad Amburgo. In quella occasione, si è svolta una cerimonia su una terrazza affacciata sulla storica Porta di Brandeburgo a Berlino, alla presenza di politici di alto livello e dell'ambasciatore statunitense Richard A. Grenell, fidato uomo di Trump e principale artefice dello sforzo del presidente di fare lobby. Sulla terrazza Grenell ha detto di voler “creare posti di lavoro e di voler rafforzare sempre di più le relazioni transatlantiche. Gli Stati Uniti sono totalmente impegnati a portare Gnl in Europa e in Germania”.
Quanto supporto darà Berlino e in quale forma - aiuti in denaro cash, prestiti, garanzie sul credito, protezione dalle perdite per gli investitori o un po’ tutte queste tipologie di sostegno – resta poco chiaro. In ogni caso, i ben informati assicurano che il dado è tratto e la decisione finale arriverà entro l’anno.
La scelta della Merkel però lascia perplessi molti osservatori che vedono il progetto come inutile e costoso. Perplessità sostenute da uno studio dell'Università di Colonia secondo cui il terminal non sarebbe redditizio poiché il fabbisogno di Gnl potrebbe essere soddisfatto con un impianto già esistente nei Paesi Bassi. A tali critiche un portavoce del governo ha replicato che l’impianto sarà fatto sulla base di un reale interesse economico e non sotto la pressione del presidente Usa.
Resta il fatto che recentemente il vice segretario all’Energia Usa, Dan R. Brouillette, ha affermato che il governo statunitense è preoccupato dal fatto che la Germania “metta tutte le uova in un solo paniere”, quello russo, e che “il Gnl rappresenta una priorità personale di Trump e una urgenza per il governo statunitense”.