In una puntata di House of Cards un membro dello staff della Casa Bianca va a letto con una giornalista per sottrarle delle informazioni. Per farlo approfitta di un momento in cui lei dorme, prende il suo dito e lo poggia sul lettore di impronte digitali dello smartphone per sbloccarlo e leggere le mail. Nulla di che: una cosa che potrebbe fare una fidanzata gelosa o un marito sospettoso, ma è la prova che qualunque soluzione di sicurezza le aziende possano trovare, il fattore umano le renderà sempre vunerabli.
Garantire la sicurezza del contenuto di uno smartphone è la sfida che i produttori stanno affrontando e dovranno affrontare con sempre maggiore determinazione, aumentando in maniera esponenziale e solo in apparenza ridondante i controlli di accesso.
Occhi bene aperti
Che sarebbe successo se lo smartphone del personaggio di House of Cards avesse avuto tra le misure di tutela anche il controllo facciale? Niente di diverso – direte – il suo amante avrebbe potuto farle poggiare il dito sul sensore tenendole il cellulare davanti alla faccia. Ma se un ulteriore passaggio di sicurezza richiedesse che, per sbloccare il telefono, oltre all’impronta digitale e alla faccia davanti al telefono, fosse necessario anche avere gli occhi aperti?
Altro scenario: durante una riunione una notifica sullo schermo in blocco vi avverte che avete ricevuto un messaggio. Siete stati abbastanza prudenti da impostarlo in modo che non venga mostrato il mittente, né tantomeno il contenuto. Ma non avete modo di sapere se è un messaggio urgente. Ora immaginate che lo smartphone riconosca che siete voi a guardare lo schermo e non qualcun altro e mostri a voi e solo a voi quel contenuto. E integrate questa funzione con un sistema che permetta di ‘tanare’ chi sbircia il vostro telefono standovi accanto o alle spalle.
Le novità che dobbiamo imparare a usare
Tutte queste funzioni esistono già e sono state sviluppate quasi in contemporanea uno da Honor/Huawei e l’altro da Google. E non è un caso. Nessun produttore si vanterà mai di aver portato al massimo livello la sicurezza del nostro smartphone perché la nostra reazione istintiva sarebbe quella di non fidarci e di condividere meno informazioni con la macchina. Niente carta di credito, quindi, né badge aziendale. Né tantomeno foto osé o dati sensibili.
Per questo quando Apple ha presentato il riconoscimento facciale di iPhone X come una dotazione rivoluzionaria, l’ha legato al familiare e lieve mondo degli emoticon, non a quello della sicurezza. E per questo, presentando il top di gamma View 10, George Zhang, presidente di Honor, non ha mai parlato di sicurezza, ma di Intelligenza artificiale al servizio delle performance: dall’apprendimento delle abitudini dell’utente al riconoscimento di una scena da fotografare. Ma mostrando come per sbloccare il V10 servano sia l’impronta digitale che il riconoscimento facciale (con gli occhi aperti!), Zhang ha portato Honor nel nuovo terreno di sfida nella inarrestabile guerra degli smartphone: la sicurezza. Un campo in cui Apple ha fatto il primo passo, ma i cinesi l’hanno già raggiunta. Mentre dalla Corea Samsung resta a guardare, ferma a un obsoleto lettore di impronte.