Andrea Tonoli scrive bellissimi pezzi strumentali con il pianoforte. Ed ha deciso di affidarsi a quello che da molti è additato come il nemico numero uno dei musicisti: Siae. Proprio mentre Fedez, Fabio Rovazzi e Gigi D’Alessio lasciano invece il colosso pubblico per Soundreef. E si dice anche molto soddisfatto della scelta fatta.
Certamente Tonoli non ha proprio nulla da invidiare a questi grandi nomi. Persino al National Geographic si sono accorti di lui e hanno messo una sua composizione come colonna sonora di un video da loro prodotto.
Ho conosciuto Andrea ad un evento organizzato dalla Luiss Enlabs dove si parlava di startup. A cui ho avuto l'onore di presenziare grazie ad un collega giornalista che si occupa di startup, che mi ci ha portato. Quel giorno devo dire di essermi divertito molto. Ho avuto modo di godere dell'aria giocosa che si respira nell'ambiente delle startup: i creativi dell'impresa contemporanea vanno in giro in monopattino tra i loro uffici, e io pur non essendo (ancora?) uno di loro quel giorno ho fatto lo stesso.
"Ma io pensavo si trattasse di un evento organizzato da Soundreef...solo una volta lì ho capito dove mi trovavo veramente!", mi ha confessato Andrea riguardo a come mai quel giorno si trovasse anche lui lì. C’era anche Fedez, il quale come è noto ha passato tutti i diritti delle canzoni da lui composte a Soundreef e proprio di questa azienda ha avuto modo di parlare durante l’evento. Forse questo aveva contribuito a confondere Andrea.
Ho deciso di risentirlo perché quando ci siamo incontrati mi colpì molto la sua esperienza. Andrea mi dice anche che sono tra i pochi ad averlo intervistato che si è mostrato davvero interessato a capire come funziona il nuovo mercato dei diritti d’autore. “Mi sembra che la maggior parte dei giornalisti siano interessati solo alla frase di richiamo per fare il titolo dei loro articoli, hanno poco interesse per una vera comprensione”. La sua considerazione mi onora. Ma a dirla tutta sono interessato anche perché aspirante musicista.
Qual è stato il tuo percorso nella difesa dei tuoi diritti d’autore?
"Ho cominciato con Patamu, che poi chiese ad alcuni suoi artisti se volevano passare al nuovo progetto di Soundreef, offerta a cui io ho aderito. In quel momento mi sembrò che Patamu volesse aiutare Soundreef a decollare in Italia".
Perchè poi sei passato a Siae?
"Secondo me Patamu e Soundreef stavano inizialmente facendo la cosa giusta: creare un'alternativa per introdurre delle innovazioni. Poi è nato un movimento per il cambiamento di Siae che ha infine portato dei risultati. Era arrivata la scossa giusta".
Cioè, in che modo è cambiata Siae tale da convincerti a passare con loro?
"Hanno implementato il digitale per la registrazione dei pezzi, per la successiva riscossione dei diritti: ora c’è il borderò online. Hanno digitalizzato anche le licenze e i permessi. Inoltre ora ci sono bandi per gli under35 come “S'illumina” e “Music Export”. Insomma, c’è stata una bella apertura a nuove idee. Evidentemente la concorrenza ha spinto verso queste novità".
Ma Soundreef ha fatto qualcosa che ti ha deluso?
"Soundreef stava facendo mosse sbagliate. Hanno chiesto a Siae di riscuotere i diritti a nome di Soundreef, non mi è piaciuto".
In effetti quando si fanno liberalizzazioni, dall’operatore statale si dovrebbero separare le reti per renderle disponibili a tutti. In questo caso non si è fatto e la colpa non è esattamente di Soundreef, che si è trovata a chiedere a Siae di utilizzare le sue reti per poter lavorare perché non è stata costituita apposita società.
"In ogni caso ci sono anche altre cose che non ho gradito. Soundreef all’inizio della sua avventura lasciava che i propri iscritti potessero essere tutelati anche da altre compagnie. Dato che Siae chiede il 100% dei diritti e proibisce categoricamente rapporti con altre società, questa era una bella novità da parte loro. Ma un anno fa mandarono una mail a tutti gli artisti. Ora Soundreef chiedeva l’esclusiva al pari della Siae. E siccome, come dicevo, per altri versi ora Siae offre un servizio migliore, saranno loro ora a tutelarmi. Ancora: non mi piace che Soundreef stia facendo partnership per la difesa del diritto d’autore con SafeCreative. Quando avevano cominciato, sembrava che l’amicizia con Patamu fosse importante. Perché non collaborare con loro? Ora ritengo che se Siae può funzionare, possiamo tenerci anche solo loro per proteggere i nostri diritti, evitando di complicare il mercato".
Consiglieresti comunque l’esperienza con Soundreef a qualcuno?
"Guarda, io ho nella mia carriera ho consigliato ad alcuni artisti Soundreef e ad altri Siae. Se ti vuoi tutelare solo sul territorio italiano, Soundreef potrebbe bastare, visto anche che non si paga nulla. Ma Siae ha patti con le aziende di tutela dei diritti estere, dunque se hai un progetto internazionale sono meglio loro. Ogni nazione ha le proprie regole sulla raccolta dei diritti, non tutti sanno usare Soundreef".
Per approfondire:
Andrea Tonoli & Band | Father & Son/Redemption Song live at Ont'Sofa Gibson Sessions
Un pezzo degli emergenti “Il Ballo dell’Orso” contro la Siae