Ci sono ambiti in cui oramai diamo per scontato l’avvento dei robot e la loro sostituzione di forza lavoro umana. Auto a guida autonoma, chatbot, produzione di beni, analisi dei dati. È già il presente. Eppure ci sono ambiti in cui crediamo di essere ancora insostituibili, e generalmente sono quelli legati alla creatività. Come il raccontare storie, riportare i fatti, immaginare intrecci narrativi.
Forse sorprenderà ancora qualcuno, ma i robot (o meglio, le intelligenze artificiali) sanno già fare anche questo. Non è una promessa, ma un cambiamento in atto. In un libro pubblicato per Franco Angeli da Joseph Sassoon, si dà conto lo stato dell’arte del contributo delle macchine allo storytelling. Non solo i progetti che vedranno luce nel prossimo futuro, ma quelli già in atto. Il libro appena pubblicato (Storytelling e intelligenza artificiale, 2019) ne offre un’ampia panoramica.
Si parte dal cinema, dove si raccontano i progetti che vedono coinvolti software in grado di validare scenneggiature, assistere la stesura degli intrecci, spesso usati da giovani registi emergenti aiutati da colossi come IBM e il suo Watson (i risultati sembrano surreali e già dividono la critica). Ma le macchine sono impiegate anche nello ‘storytelling interattivo’ dei videogame dove sono già in grado di soddisfare le aspettative dei gamer più accaniti. Come sono impiegate nel marketing, nei social media, nella moda.
Fino ad arrivare al giornalismo e capire che chiedersi se le macchine sostituiranno o meno i giornalisti in carne ed ossa forse è una domanda già superata, perché grandi testate come il Wall Street Journal o agenzie di stampa come Associated Press fanno oramai già ampiop uso dell’automazione e dell’Intelligenza artificiale nella creazione di storie in vari ambiti in cui occorre produrre notizie relativamente semplici, fattuali, ripetitive, con grande tempestività.
L’esempio del giornalismo è interessante perché in qualche modo racconta il potenziale delle intelligenze artificiali: aiutano in redazione, fanno compiti veloci e appunto ‘ripetitivi’ per cui molte aziende ritengono inutile impiegare intelligenze umane. Le aziende che le usano non hanno licenziato nessuno, ma hanno liberato le energie della redazione in compiti più complessi: inchieste, reportage, visualizzazione di dati, approfondimenti e titolazione degli articoli.
Sassoon, che insegna Brand Storytelling al Master in Marketing Utilities and Storytelling Techniques all’Università di Pavia, offre un quadro completo delle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale applicata allo storytelling. Spiegando sia le tecnologie che stanno rendendo possibile questa rivoluzione, ma offrendo anche una rosa di esempi e prodotti da segnarsi e guardare, leggere, provare a capire per rendersi conto dell’abilità raggiunta da questi software. Maturando la convinzione, alla fine del libro, che siamo solo all’inizio.
Twitter: @arcangelo_