Per comprendere l'irrituale offerta - o è stata piuttosto una proposta - fatta dal ministro della Giustizia Usa di investire o addirittura prendere il controllo di Nokia ed Ericsson bisogna andare al 21 novembre. In quella data Donald Trump, al termine di una visita a uno stabilimento della Apple, auspicò l'ingresso dell'azienda nel business del 5G e in particolare nella realizzazione della rete.
Una richiesta bizzarra se si considera che Apple non è un operatore e si è concentrata solo sullo sviluppo di device e servizi, non sulle infrastrutture. Ma quella battuta fu la spia di quanto indietro siano gli Stati Uniti nello sviluppo del 5G e di quanto soprattutto la sua leadership non abbia ben chiare le implicazioni della tecnologia di quinta generazione.
Nokia e Ericcson erano già state citate nei giorni scorsi da Larry Kudlow, consigliere economico della casa Bianca, che le aveva indicate come possibili interlocutrici di un progetto attraverso il quale, dietro spinta di Trump, Microsoft, Dell e At&T vogliono sviluppare una tecnologia in grado di ridurre il dominio della concorrenza cinese, sospettata di voler utilizzare il 5G come il cavallo di Troia per prendere il controllo dei sistemi di sicurezza dell'Occidente.
"Il disegno, il grande disegno" aveva spiegato Kudlow in una intervista al Wall Street Journal "è di fare in modo da avere un'architettura e una infrastruttura del 5G costruita da aziende statunitensi" e di coinvolgere in questo progetto anche la compagnia svedese e quella finlandese, negli Stati Uniti "largamente presenti". A credere più di altri nell'obiettivo è Michael Dell, fondatore della Dell che ha già arruolato Microsoft nello sviluppo di una tecnologia "che riuscirà a rimpiazzare" quella cinese.
L'appello di William Barr, il procuratore generale degli Stati Uniti, al proprio governo e a quelli alleati per creare un polo con Nokia ed Ericsson in contrapposizione al dominio di Huawei nel mercato del 5G è con ogni probabilità impraticabile su molti punti di vista - da quello normativo a quello finanziario - e la terminologia usata ("mettere il nostro mercato e i nostri muscoli finanziari dentro una o entrambe le aziende") è la prova di quanto forte sia la determinazione di Washington a tenere a bada le concorrenti cinesi e di quanto siano vaghe le idee su come riuscirci.
E se pochi giorni prima - il 23 gennaio - Trump aveva lodato Nokia ed Ericsson dicendo che stanno portando avanti un ottimo lavoro sulle reti di nuova generazione, Deutsche Telekom, il principale operatore europeo, si è mostrato molto meno entusiasta. Reuters ha riportato una nota interna all'azienda in cui chiede a Nokia di migliorare i propri prodotti e servizi nelle reti wireless 5G se vuole continuare a essere fornitore del gruppo tedesco. Stando ai documenti - che secondo Reuters sarebbero stati scritti dal team di gestione dei fornitori tra luglio e novembre dello scorso anno - Nokia è il peggiore tra tutti i fornitori nei test e nelle implementazioni del 5G. Ma il rischio di restrizioni nelle forniture dalla Cina - e in particolare da Huawei, il fornitore dominante di apparecchiature di rete - Deutsche Telekom ha deciso di dare Nokia un'altra possibilità.
L'occasione per fare il punto sullo stato delle migliorie sulle apparecchiature di Nokia dovrebbe essere a fine mese, in occasione del Mobile World Congress di Barcellona. Un appuntamento al quale Ericsson, l'altro grande protagonista della tecnologia 5G in Europa, ha deciso di rinunciare per paura del coronavirus e al quale invece Huawei e Zte parteciperanno, ansiose di portare alla ribalta le ultime novità uscite dai loro laboratori.