Durante un cena organizzata a margine del Mobile World Congress di Barcellona un manager di Huawei prese da una tasca uno smartphone e con grande nonchalance lo mostrò ai commensali. In un attimo nessuno era più seduto al proprio posto e tutti tendevano le mani anche solo per toccare quel bizzarro device, come fosse un piccolo idolo pagano. Era il Mate X, lo smartphone pieghevole che la casa cinese aveva presentato qualche giorno prima e che nessuno, al di là dei top manager dell’azienda, aveva ancora toccato con mano.
Un’esperienza, a quanto pare, destinata a restare ancora per un po’ fuori dalla portata dei clienti, visto che Huawei ha rimandato l’uscita del Mate X da luglio a settembre, come ha fatto anche Samsung con il suo pieghevole, il Fold, presentato a sorpresa a Londra dove aveva rubato il palcoscenico all’S10.
Il risultato è che l’S10 è già sul mercato da mesi, mentre il Fold è stato messo in pausa, dopo che il meccanismo che lo rende pieghevole ha mostrato qualche défaillance molto prima del dovuto. Un po’ come se un dispettoso dio degli smartphone avesse voluto punite l’arroganza del Fold e rimettere al suo posto il negletto S10.
Non si sa bene cosa abbia spinto anche Huawei a rinviare l’uscita del suo pieghevole e con ogni probabilità c’entra il bando imposto dalla Casa Bianca all’uso della tecnologia di Google sui device dell’azienda, ma quello che è rimarchevole è il fatto che si verificava per la seconda volta un fenomeno che oggi sembra destinato a diventare mainstream: presentare una tecnologia senza portarla sul mercato.
E se lo fanno i due giganti del settore, perché non dovrebbero farlo quelli che – almeno al di fuori della Cina – occupano spazi ancora marginali, ma hanno fiutato il sangue di colossi in crisi di creatività o impelagati in esasperanti battaglie commerciali con i governi? E’ quello che devono aver pensato in casa Oppo, in realtà un big del settore nella fascia media degli smartphone, che dopo aver lanciato la pop-up camera ha messo i propri ingegneri al lavoro sulla chimera di tutti i produttori: il display senza soluzione di continuità.
Per chi non ricordasse come sono andate le cose, basta citare la progressiva riduzione del notch, quello spazio in cima al display in cui sono alloggiati la fotocamera frontale e i sensori, fino a una minuscola goccia. Bene, Oppo è riuscita a far sparire pure quella, nascondendo letteralmente l’obiettivo sotto il display.
Perché nessuno ci aveva pensato prima? Perché come sa chiunque abbia sprecato tempo e foto a scattare attraverso un vetro, non sono esattamente le condizioni in cui un obiettivo dà il meglio di sé: riflessi, sporcizia e soprattutto un lastra tra le lenti e l’immagine.
Eppure Oppo ha assicurato di aver superato pure questo genere di problema prima di chiunque altro. E al World Mobile Congress di Shanghai ne ha voluto dare prova a tutti con una presentazione (non aperta a tutti) mostrando la nuova tecnologia ‘Under-Screen Camera’. Funziona così: il display è costruito con un materiale particolarmente trasparente e grazie all’Intelligenza artificiale e a un sensore fotografico più largo vengono corretti i difetti legati alla luminosità e al dettaglio.
O almeno così dovrebbe essere perché, per stessa ammissione di Oppo, la qualità “si avvicina a quella degli smartphone mainstream”. Bisogna credergli sulla parola, perché anche chi era a Shanghai non ha potuto provare con mano quale sia la resa reale di questa tecnologia. I device su cui è montata sono spariti dalla circolazione nel giro di pochi minuti, messi via senza che fosse possibile provare con mano. “Abbiamo solo mostrato la tecnologia” ha detto una responsabile di Oppo allo stand del MWC.
E, dato che le parole sono importanti, in quel ‘mostrato’ c’è la chiave di tutto. Semplicemente, la tecnologia ancora non c’è. O almeno non è abbastanza perfezionata da essere commerciabile. Quindi: vedere, ma non toccare. Un po’ come successo con il Fold di Samsung (fino a quando i primi device test non sono arrivati nelle mani dei giornalisti e non hanno fatto una gran figura, costruingendo la casa coreana a un rinvio a data da destinarsi) o con il Mate X di Huawei, mostrato come un santino, ma solo per essere rinviato di qualche mese.
L’impressione è che in un mondo – come quello degli smartphone – dove non si vede da anni una vera novità, e in cui solo l’avvento del 5G potrà dare una scossa e spingere (quasi costringere) a cambiare milioni e milioni di cellulari, si sia innescata una gara a chi dice di innovare di più e prima, ma si lancia in annunci improvvidi e presentazioni fantasma di tecnologie il cui unico scopo sembra mostrare che l’industria è ancora creativa e in grado di partorire idee, se non proprio rivoluzionarie, almeno buone. Da qui a vedere se funzionano davvero, però, è un’altra storia.