Bitcoin è tornato. Ha guadagnato circa 10 mila euro in sei mesi dopo il calo degli ultimi due anni. È tornato soprattutto a far parlare di sé, e questo ha contribuito a farne aumentare prezzo e valutazione con uno schema assai simile ai folli mesi che precedettero il suo crollo agli inizi del 2018, quando arrivò toccare i 20 mila dollari. Da inizio dell’anno è cresciuta del 250%. Chi ci ha investito 3 mila dollari a inizio anno, oggi se ne troverebbe circa 10 mila in più. Dati che fanno strofinare le mani a chi in questi anni ha cominciato a lavorare nel settore degli investimenti in cripto, che hanno una nuova narrazione da corsa all’oro fresca e pronta per l'uso.
La nuova cripto euforia ha giocato a strascico su tutto il resto delle valute digitali. Uno schema già visto, un copione nuovo, ma conosciuto. Ma a differenza di qualche anno fa oggi c’è un attore nuovo sul campo delle criptovalute che ha immediatamente marcato le opinioni degli analisti finanziari ascoltati in queste ore dai quotidiani.
Il maggiore indiziato di questa nuova corsa all’oro digitale è la Libra di Facebook, la cripto che dovrebbe essere lanciata entro fine dell’anno dal social di Mark Zuckerberg in vista di un ripensamento globale dei social che punterà a monetizzare le interazioni, svuotando il feed news e concentrando le attività degli utenti in realzioni private - accontentando così le richieste dei governi.
La mossa di Facebook porterebbe ad una vastissima platea di persone, i circa 3 miliardi di iscritti, il mondo delle critpovalute. L’uso della Libra potrebbe indurre gli utenti a familiarizzare col mondo cripto, e quindi muoversi con più facilità verso l’adozione di altre valute digitali. Bitcoin in primis.
Ma se questa è l’opinione più diffusa, restano tuttavia delle differenze tra Libra e la madre delle cripto. Come abbiamo detto più volte, Facebook, legando (almeno in un primo momento) la sua Libra ad un paniere di valute statali, di fatto è una moneta stabile - stablecoin è la definizione che ne danno gli esperti. Non avrà mai le fluttuazioni del Bitcoin, che si sta dimostrando un grande strumento speculativo e di una distinta resilienza. Inoltre Bitcoin è per natura indipendente da governi e istituzioni finanziarie, cosa che Facebook e la sua moneta non sono.
Eppure se quello che indicano gli analisti è vero, chi ha un attimo di memoria ricorderà che dopo i picchi di Bitcoin del 2017, ci fu un improvviso crollo e una massiccia operazione di vendita. In quel caso, sempre gli analisti, suggerirono che il motivo fosse la maggiore attenzione data al mondo cripto da parte delle autorità centrali. Cosa succederà se i garanti decideranno di ostacolare l’iniziativa di Facebook? Il sospetto è che anche questo faccia parte di uno schema già visto.