Partiamo da un titolo provocatorio. Lo ha fatto Axios e suona più o meno così: Alexandria Ocasio-Cortez è il Donald Trump dei democratici. Non si parla, come ovvio, di scelte politiche o di comportamenti pubblici ma di esposizione mediatica e amplificazione social. La deputata di origine portoricana, classe 1989, eletta nel quattordicesimo distretto di New York alla Camera dei Rappresentanti, è diventata negli ultimi mesi uno dei maggiori bersagli delle attenzioni della rete. Tanto che ogni suo nuovo messaggio viene rapidamente intercettato da giornalisti e osservatori politici, seguaci e avversari. In questo momento, per farla breve, fa notizia qualunque cosa dica, twitti o posti. Un po’ come Trump.
I numeri dei profili social di Ocasio-Cortez
Axios, per osare questo accostamento, ha analizzato 8 figure preminenti del partito democratico mostrando lati forti e meno forti della deputata newyorchese. I numeri dei suoi profili social, inoltre, nonostante stiano crescendo rapidamente, non sono ancora paragonabili a quelli del Presidente degli Stati Uniti, anche se raccontano bene il pubblico che la segue e la sostiene:
- Facebook (al 12 febbraio): 578 mila like; Trump, 23 mln
- Twitter (@AOC): 3,06 mln follower; Trump, 58 mln
- Instagram (Ocasio2018): 2,3 mln; Trump, 11 mln
Entrambi hanno in Twitter il social con più seguaci. Questo avvallerebbe il discorso dei personaggi che fanno notizia e a cui gli addetti ai lavori, giornalisti e no, dedicano maggiore attenzione e risalto. C’è una grossa divisione, invece, sul restante pubblico. Trump spopola su Facebook dove le conversazioni sono più rabbiose, incontrollate, istintive. E dove l’età media dei partecipanti è assai alta. La Ocasio-Cortez, invece, conquista più pubblico su Instagram dove interagiscono fasce d’età più basse e dove si fa più attenzione alle battaglie ecologiste, alle contraddizioni sociali, alla ricerca della bellezza e alla costruzione del futuro.
Se parliamo invece di interazioni generate non c’è partita visto che, persino tra i profili della Ocasio-Cortez, negli ultimi tre mesi, domina ancora Facebook, con il 40% del totale. Twitter, per fare un paragone, contribuisce al 2,8%. Ma se quel 2,8% vi sembra poco forse sarà utile, come fa il Guardian, mettere qui qualche termine di paragone: Donald Trump è fermo allo 0,2%. Barack Obama allo 0,4%. Hillary Clinton allo 0,2%. Bernie Sanders allo 0.09%. Numeri che spiegano come, dallo scorso giugno, il numero dei follower della deputata democratica sia cresciuto del 600%.
Secondo Axios, inoltre, il momento di celebrità che sta investendo la giovane esponente democratica amplifica notevolmente la sua presenza online facendola apparire più impattante sui social di quanto non sia. Almeno per ora. Sempre secondo Parsely, che si occupa di analizzare questo tipo di dati, il numero degli articoli giornalistici che parlano di Ocasio-Cortez è decisamente superiore rispetto agli altri esponenti del partito democratico americano. Dal 3 gennaio, il giorno in cui ha prestato giuramento, al 10 febbraio è seconda solo a Nancy Pelosi per traffico generato complessivo.
Un successo quasi totale (e molto virale)
Il successo sul web di Ocasio-Cortez non può essere liquidato come una moda passeggera. Deriva, invece, dal modo con cui l’attivista usa i social network (tempismo ed efficacia, battute rapide e virali), dai temi che sceglie di perorare e dalla tipologia di contenuti con cui diffonde le sue idee e risponde agli attacchi. Ma anche dalla scelta di produrre contenuti propri senza accontentarsi semplicemente di condividere o rispondere. L’esempio più famoso è il video fatto in risposta alla diffusione di un filmato, risalente ai tempi del college, dove la si vede ballare, libera e felice, sui tetti di un palazzo.
Un po’ di dati a confronto
Nel giorno del discorso di Trump sullo Stato dell’Unione, il 5 febbraio, “Alexandra Ocasio-Cortez” è risultata terza nella classifica delle ricerche su Google in America, la prima se si considerano quelle fatte su Google Image.
Tra dicembre e gennaio, dati CrowdTangle, le interazioni generate su Twitter dall’account di Ocasio-Cortez sono state superiori a quelle di Barack Obama, Kamala Harris, Nancy Pelosi e di sei grandi media americani: New York Times, CNN, ABC, The Hill, MSNBC e NBC. Seconda, ancora una volta, solo a Trump. Non può destare sorpresa, quindi, la cifra che Netflix ha deciso di investire per poter inserire nella propria offerta il documentario che racconta la sua storia, dal Bronx a Washington.
Eppure ci sono ancora casi specifici in cui alcuni colleghi democratici mantengono il primato. Bernie Sanders, ad esempio, anche grazie alla corsa alla Casa Bianca, ha un pubblico più ampio. Ma non è solo una questione temporale. Anche Beto O’Rourke, altro nome nuovo della sinistra americana, registra numeri superiori. Crowdtangle, sempre analizzando il periodo 3 gennaio-10 febbraio, ha fatto poi notare come la Ocasio-Cortez ha generato meno rumore su Instagram rispetto a Kamala Harris e su Facebook rispetto a Sanders. Solo su Twitter resta imbattibile.
La scelta di cosa dire online
La deputata newyorchese, a differenza della linea confusionaria adottata da politici come Trump, ha scelto una via lontana dal populismo o dall’individuazione, a tutti i costi, di nemici da attaccare. Con la stessa aggressività e lo stesso impegno, Ocasio-Cortez ha iniziato a comunicare seguendo due linee tematiche preponderanti: le disuguaglianze sociali e il cambiamento climatico.
Axios, citando Quorum, afferma che la parola che ha usato di più su Twitter nell'ultimo mese è, non a caso, #GreenNewDeal, il suo ambizioso piano tramite cui si potrà arrivare a soddisfare il fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili e sviluppando tecnologie dallo scarsissimo impatto ambientale. Ma in generale, il tono è decisamente diverso da quello che siamo abituati a sentire e vedere. Anche qui in Italia. A partire dal video con cui si è presentata ai suoi elettori.
Un altro elemento da rimarcare è la volontà di mantenersi ancorata alle proprie umili origini. La sua strategia comunicativa è ricca di aneddoti personali che raccontano i momenti recenti della sua vita passati a lavorare per sostenere la famiglia. Un modo per sottolineare quanto il nuovo ruolo non abbia intaccato i valori che l’hanno guidata fino al Congresso. Questo, ad esempio, è il tweet di maggior successo a dicembre.
Consapevolezza e consigli
Quello che emerge è la piena consapevolezza da pare di Alexandria Ocasio-Cortez del mezzo utilizzato. Ed è questo l’elemento che più la distingue da Trump che invece abusa, senza controllo, dell’enorme potere a lui concesso dai social. Una consapevolezza tale da spingerla a dare consigli ai colleghi e non solo. Partendo, se serve, anche dalle basi (come nel caso dei selfie).
Alla fine di questo discorso la lezione più grande resta sempre la stessa: “Don’t try to be anybody who you’re not”. Perché non esiste differenza, almeno per quanto riguarda i social, tra fisico e virtuale, tra identità reale e identità digitale. A meno che tu non sia il Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma questa è un’altra storia.