Oggi quasi nessuno se lo ricorda più, ma nel 1992 Olivetti lanciò sul mercato una cosa che non esisteva ancora e che in realtà non sarebbe esistita per altri 20 anni. In un'epoca in cui i computer portatili pesavano come una cassetta d'acqua e ingombravano come una ventiquattrore, gi ingegneri di Ivrea crearono 'Quaderno', un notebook (ma allora nessuno lo chiamava così) grande come un foglio A5 e che pesava solo un chilo. Non ebbe successo. In parte, si disse, perché montava un sistema operativo obsoleto. Accadde la stessa cosa con un'altra invenzione rivoluzionaria della Olivetti: 'Envision': un computer che si collegava allo schermo della tv e a una tastiera a infrarossi. Un antesignano dei media center. La verità è che entrambi erano troppo avanti per i loro tempi. Un vizio tutto italiano, verrebbe da dire, se leggiamo così anche la storia affascinante e dimenticata della Torpedine Aerea.
Allora si chiamava proprio così, 'Torpedine Aerea', con un nome piuttosto romantico paragonato a quello moderno: drone. Perché a portare nel cielo il primo velivolo senza pilota non furono i nazisti per bombardare Londra con le loro V2 né gli americani per sparare sui talebani, ma il capitano di fanteria Adelchi Manzoni, che ebbe l'idea nel 1916 e la vide realizzata due anni più tardi.
Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, il Comitato nazionale per l’Esame delle invenzioni di guerra, cui Manzoni si presentò, e un gruppo di tecnici ed esperti coordinati dall’ingegnere Ugo Rainaldi, misero a punto un rudimentale aeroplano senza pilota, con una carlinga in legno lunga poco più di 6 metri e un motore a scoppio dotato di un’unica elica. Tra il maggio e il settembre del 1918, in gran segreto ne furono sperimentate quattro versioni nella base militare di Furbara (Roma).
La relazione tecnica originale del progetto è stata trovata per caso insieme a immagini inedite. “Si trattava di un nuovo tipo di aereo, capace di volare in autonomia, con l’obiettivo di raggiungere o superare le linee nemiche per sganciare il carico bellico e poi autodistruggersi” ha detti Aldo Curti, cui si devono le ricerce sul progetto.
I quattro prototipi di “Torpedine Aerea” che furono costruiti avevano caratteristiche diverse, ma tutti utilizzavano uno speciale carrello su binari ferroviari per il decollo. Con la “Torpedine Aerea n. 4” si raggiunse lo stato dell’arte: il 14 settembre 1918 a Furbara il velivolo effettuò un volo di circa 150 metri, prima di distruggersi a terra. Gli esperimenti furono abbandonati a guerra finita e, per circa un secolo, il progetto fu praticamente dimenticato.
Per festeggiare i cento anni di quel volo non poteva esserci occasione migliore del “Roma Drone Campus 2018”, quinta edizione dell'evento professionale in Italia dedicato ai sistemi a pilotaggio remoto, che si svolgeràil 21 e 22 febbraio al Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre. Una mostra fotografica illustra le varie fasi del progetto con immagini inedite. “Non potevamo non dare lustro a questo primo drone italiano”, sottolinea Luciano Castro, presidente di Roma Drone, “che può essere giustamente considerato il pioniere dei sofisticati droni che oggi sono sempre più diffusi in ambito civile e militare”.