17 dicembre 2017 - Un mese fa ho acquistato Bitcoin per circa 700 euro. Non era la mia prima volta. Già ne comprai piccole frazioni verso la fine del 2015 mentre scrivevo il mio primo articolo sul tema, ma li rivendetti subito: allora non c’erano molte possibilità di usarli e a me servivano più per capire la logica di un mondo nuovo che per fare acquisti. Col senno di poi ovviamente ci ho perso qualche migliaio di euro, forse decine, ma allora venderli o 'usarli' non era una cosa del tutto dissennata: tra il 2013 e il 2016 Bitcoin era assai lontano dai rialzi di prezzo che lo hanno caratterizzato nel 2017 e subiva variazioni meno consistenti. Era una moneta, "la moneta di Internet".
Questa volta però ho preso dalla mia carta di credito una cifra più considerevole: 700 euro. Ho deciso per quella cifra con una logica precisa: doveva essere una somma che se avessi perso mi sarebbe dispiaciuto un bel po', ma che alla fine non mi sarebbe pesata molto di più di un un weekend all'estero cancellato all'ultimo momento.
Se nel 2015 per me era l'esplorazione di una tecnologia che prometteva una rivoluzione del mondo dei pagamenti, delle banche, con una serie di conseguenze sociali, forse politiche, che mi hanno affascinato da subito, questa volta l'obiettivo era capire cosa voleva dire 'possedere' Bitcoin oggi. E già partivo con una logica di rischio che non mi sarebbe mai venuta in mente due anni fa.
I primi giorni
Sono stato subito accontentato. Quei 700 euro sono subito diventati mille e oggi sono più raddoppiati. Ho comprato Bitcoin poco prima che da 8mila dollari passasse a 10, poi 12 e 14 mila, fino ad assestarsi a sfiorare i 19mila in questi giorni. Ho visto i miei soldi crescere minuto dopo minuto. Oscillare di centinaia di euro prima di un nuovo picco, che generalmente avveniva durante le ore notturne.
Gli alti e i bassi quotidiani della criptovaluta sono variazioni da capogiro, rapidissime. Io cercavo di controllarle, provando a tenere sotto controllo l'emozione, la curiosità, l'ansia. L'app di Coinbase (il servizio che ho usato per comprare Bitcoin e Ether) è diventata in poche settimane quella che consumava più energia del mio smartphone (39%) superando Twitter che è quella che generalmente uso di più insieme a Whatsapp.
All'inizio controllavo il prezzo per capire quanto oscillava la valutazione della criptomoneta. E paragonarla con le altre (Ethereum, Litecoin), vedere se ci fosse una ragione comune, se rispecchiassero lo stesso andamento. Confesso che nelle prime settimane non ho trovato una sola relazione causa-effetto che potesse permettermi di fare dei ragionamenti. Ethereum saliva, Bitcoin scendeva, Litecoin crollava poi si riprendeva, e così via, in continuazione. I miei 700 euro diventavano 800, 750, 730, 680, poi 850 e ancora 1.000, 1.200 in poche ore senza apparente motivo. Di più. A ogni refresh dell'app il prezzo era cambiato, a volte di decine di dollari.
La ricerca delle informazioni, delle analisi. Gli esperti di Bitcoin
Quando Bitcoin ha raggiunto e superato i 14mila dollari il mio interesse era quasi completamente dedicato al loro andamento. Coinbase era la prima app che controllavo al mattino e cercavo informazioni per capire prezzi e andamenti su Twitter, e in decine di libri. Capivo il meccanismo psicologico che si stava sviluppando, un po' mi spaventava, ma decisi di assecondarlo. Volevo metterci altri soldi e approfittare del momento. Poi ci ripensavo. Leggevo, leggevo tantissimo.
La quantità di notizie che trovavo in rete era enorme. Ogni giorno vengono pubblicati centinaia di migliaia di articoli sul tema. I media rispecchiano fedelmente la follia collettiva che si sta sviluppando sul tema. Bitcoin e le cryptovalute sono un argomento su cui è possibile trovare tutto e il suo contrario. Da sei mesi almeno Bitcoin è sulle prime pagine dei giornali. Prima finanziari, poi il resto. Era la moneta virtuale per comprare la droga di Silk Road, poi quella delle truffe di Mt.Gox, poi la bolla dei tulipani. Oggi per lo più passa per strumento speculativo. Investimento. Asset finanziario. E gli esperti mettono in guardia dal rischio, sì, ma poi raccontano gli esempi di quelli che ci stanno facendo soldi facili e tutto sfuma.
Li ascoltavo, scettico, ma non potevo fare a meno di ascoltarli. Ovviamente tutti parlano sempre di una bolla. È innegabile che Bitcoin ne abbia le sembianze. Un fatto lo spiega bene. A ottobre un'azienda inglese ha messo blockchain e bitcoin nella propria ragione sociale: in poche ore il valore dei suoi titoli è cresciuto del 400%. Proprio come alla fine dei 90 bastava mettere .com da qualche parte. Homo bulla est (Marco Terenzio Verrone) come piace ripetere da tempo al trader Antonio Simeone.
I social, i nuovi ricchi di Bitcoin
In pochi giorni ho cominciato ad usare i social solo per capire cosa consigliavano i possessori 'storici' italiani di Bitcoin. Ne leggevo i post nei gruppi (su Facebook ce ne sono decine). Li ho visti festeggiare per Bitcoin a 15mila dollari, consigliarsi in slang di "stare hold" - resistere - quando la cryptovaluta si deprezzava, scherzare sul colore della Lamborghini che si sarebbero potuti comprare quando Bitcoin ha raggiunto 18mila dollari. Non a distanza di anni, ma di giorni. Roba da matti, ma sono matti che possono permettersi di esserlo. In queste settimane ho letto anche alcune richieste di aiuto: persone che chiedevano come tenere sotto controllo ansia e stress mentre i loro soldi aumentavano e diminuivano alla velocità della luce. Li capivo.
Loro sono stati bravi. Bravi e molto fortunati. Sono forse gli unici che ci avranno fatto bei soldi con Bitcoin. Quando li hanno comprati a zero, o a cento euro. Oggi sono sicuro che ci sono diversi milionari tra loro. Molti avranno centinaia, migliaia di Bitcoin. E non è un azzardo pensare che alla fine siano pochi: in Blockchain revolution, uno dei migliori libri in circolazione sul tema scritto da Don Tapscott, si dice che nel 2014 la metà dei Bitcoin era in mano a 937 persone nel mondo. Se la proporzione è grossomodo la stessa oggi, siamo di fronte ad una piccola nuova oligarchia finanziaria, che ha per forza di cose qualche florescenza anche in Italia.
Nei loro confronti chiunque, me compreso, non può non ammettere un certo senso di ammirazione. E forse di invidia - soprattutto quando leggi di tuoi coetanei 30enni che magari con qualche centinaio di Bitcoin presi anni fa per gioco oggi ringraziano dio Satoshi Nakamoto, il creatore di Bitcoin, di avergli garantito la pensione, che solo chi ha quell'età sa quanto sarà difficile avere.
Cosa è Bitcoin oggi?
Tutto questo delineava bene la situazione: comprendevo giorno dopo giorno che Bitcoin aveva oramai poco a che fare con la meraviglia di una moneta garantita da un sistema peer-to-peer di informazioni registrate in un libro delle transazioni trasparente, aperto e condiviso. Che non so quanto ancora abbia a che fare con la rivoluzione del sistema finanziario, con un nuovo modo di intendere i soldi e il rapporto con il loro possessore. Che forse oramai c'entra poco la cultura anarcoide dei libertari, quella cyberpunk "dell’Internet ci renderà liberi". Tutto questo è come se oggi si muovesse sopito, sotto traccia, lasciando che in superficie si creino speculazioni e plusvalenze con soldi che spesso ignorano quello che stanno comprando.
Ma giorno dopo giorno i miei soldi aumentavano e io proprio non riuscivo a non voler sapere che stava succedendo ai miei scarsi mille euro, per quanto pochi fossero. Avevo "guadagnato" 200 euro da 700 nei primi tre giorni. Compulsavo la app, pensavo di disinvestire da una parte e comprare altra criptovaluta nascente quando i prezzi oscillavano tanto (sempre), non per farci chissaché ma per stare al "gioco della speculazione", anche con volumi ridicoli. Bitcoin è una roba per cuori forti e varia così velocemente che sai che in una decina di minuti tutto può cambiare. Ho provato a paragonare i grafi di Bitcoin, Litecoin, Ethereum negli ultimi mesi con un po' di titoli azionari su Google Finance e non c'è niente di lontanamente assimilabile.
Gli esperti di Bitcoin, sui social
Quando Bicoin a gennaio scorso raggiunse il prezzo dell'oncia d'oro, scrissi che cominciava ad assumere il profilo dell'investimento speculativo più che della moneta per lo scambio di beni e servizi. Fui molto criticato da quelli che dicono di saperne sui social network. Mi dissero che Bitcoin era una moneta, "la moneta di Internet", e che io non ci avevo capito niente, che la speculazione non c'entra nulla, che invitavo i piccoli risparmiatori a buttare i loro soldi, che c'è gente che si farà male e la colpa sarà pure dei media.
Oggi però Bitcoin è diventato soprattutto quello, un investimento, alcuni lo trattano come un "investimento sicuro" considerato che continua ad apprezzarsi, "come l'oro e l'argento" e a dirlo sono Hedge Fund come Mike Novogratz, esperti come Paul Vigna, i futures, Wall Street e le pagine dei quotidiani finanziari, dove pensosi analisti si dilungano in opportunità e rischi della speculazione.
Il prezzo di Bitcoin si stabilizza dopo i rialzi, dopo tre settimane sono stanco
Nella prima metà di dicembre il prezzo di Bitcoin si è stabilizzato. E ci avevo guadagnato almeno un weekend all'estero. Continuavo a compulsare Coinbase, a leggere di tutto, non so bene se sperando in un nuovo rialzo o se per paura di perdere il weekend guadagnato. Cominciavo ad essere stanco. Stare dietro ai soldi non è il mio lavoro e confesso che non ho mai voluto che lo fosse. E stare dietro ad un investimento in Bitcoin è impegnativo come un lavoro. E non per forza appagante.
Qualche giorno fa, mentre leggevo Cointelegraph, mia madre, che non poteva immaginare cosa stessi facendo, mi ha chiesto se convenisse investirci una parte dei risparmi di famiglia e mi si è gelato il sangue. Le ho detto di non pensarci nemmeno. Immagino l'ingenuità di chi sente parlare al tg dell'oro digitale come un affare da non perdere. Gli americani hanno un acronimo per indicare questo atteggiamento: FOMO, fear of missing out, paura di perdere il treno dove i furbi stanno. Ed è normale avercela davanti l'Eldorado promessa da Bitcoin. La domanda di mia madre mi aveva aiutato a capire Bitcoin un po’ meglio.
In questi mesi ho parlato ogni giorno con chi avrebbe voluto investirci: amici, colleghi, il mio barista. Tutti mi hanno chiesto se ne avessi e come comprarli. Tutti vogliono per farci dei soldi. Soldi facili. Perché hanno sentito, conosciuto chi ci è riuscito. Comprarli ora, sperare in un nuovo rialzo, in un nuovo 2017, e farsi qualche decina di migliaia di euro.
Purtroppo non ho maturato alcuna certezza su Bitcoin e non ho mai saputo consigliare nulla a quelli che mi chiedevano se convenisse investirci. Tutto ciò che ho capito l'ho capito per via negativa. Elenco, consapevole che tutte le previsioni finora sono state smentite.
Credo che pensare Bitcoin come un modo per fare soldi facili sia da ingenui. Che pensare che investirci oggi sperando che il 2018 sarà come l'anno che sta per finire sia da ingenui. Che pensare di investire in una 'criptomoneta alternativa' scommettendo che sarà il Bitcoin del futuro sia da ingenui, e forse anche un po' da fessi. Credo insomma che il tempo dei soldi facili e dei nuovi milionari in Bitcoin sia finito con il 2017. Ma anche che non c’è ragione per credere che non continuerà ad apprezzarsi, che è una cosa diversa. Magari per qualche mese ancora, forse anni, forse arriverà addirittura a 100mila dollari come molti dicono. Ma è entrato in un meccanismo dove la finanza, i future, le banche rischiano di romperlo, di affossarlo per sempre. E tradirne la promessa. Potrebbe succedere, per alcuni è certo che succederà, quindi qualcuno perderà dei soldi, tanti soldi, prima o poi.
"L'uomo è una bolla"
Dopo scarso un mese ho capito anche che ciò che mi ha affascinato di Bitcoin - lo scenario forse utopico di un nuovo modo di intendere i soldi, la proprietà dei soldi, il loro utilizzo e la loro 'portabilità' - era passato in secondo piano. E la cosa cominciava a darmi noia.
Bitcoin oggi è gonfiato da un meccanismo speculativo più che dalla consapevolezza, per alcuni la speranza, che sia il futuro dei soldi, e in qualche modo dell'umanità. Magari lo sarà, magari il suo messaggio sta ancora lavorando sottotraccia e cambierà per sempre il sistema finanziario. La nostra vita sociale, forse la nostra politica. Ma per oggi sta ricalcando almeno "mainstream" i meccanismi di una frenesia collettiva, molto umana, spesso successe nella storia della finanza. Poco prima di chiudere questo articolo ho dato un ultimo sguardo a Coinbase. Ho guadagnato circa 1.000 euro in 25 giorni. Ho fatto refresch dell’app e in 30 secondi ne ho persi 7. Poi ho venduto i miei Bitcoin.
Note.
L'articolo ha una data sbagliata per un errore del sistema. La corretta è quella che lo precede, 17 dicembre 2017.
Ho scritto il mio primo articolo su Bitcoin su Chefuturo.it, dove al tempo lavoravo come editor. Purtroppo l'originale del 2015 non è più online, insieme a tutto il blog, e ho linkato un reblog fatto su Agi.it nel 2017.
Ho scritto il mio ultimo articolo su Bitcoin lo scorso novembre. Da quando ne ho ricomprati, anche se una cifra irrisoria, ho smesso di scriverne, mentre ho scritto a dicembre un articolo sui gattini di Ethereum, che non ho mai comprato. Credo che non possedere Bitcoin sia una cosa buona se si vuole scriverne. Molti non mi hanno capito, io sì - "Ma è una moneta come le altre!". No.
La mia cifra era piccolissima, un decimo, ma abbastanza secondo me per astenermi. Il motivo è semplice: finora ho trovato due atteggiamenti possibili davanti a Bitcoin. Favorevoli e contrari. I primi generalmente li posseggono, i secondi no.
@arcangeloro
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