Il 7 dicembre scorso è stato venduto un gattino digitale per 111 mila dollari. Lo scambio è avvenuto sulla blockchain di Ethereum, la seconda criptovaluta più capitalizzata al mondo dopo Bitcoin (45 miliardi il primo, 227 il secondo) ed è il folle effetto di un gioco diventato piuttosto popolare. Si chiama CryptoKitties e uno degli analisti finaziari più esperti di cryptovalute, Peter Atwater della Financial Insyghts, l'ha definito la nuova Candy Crush, il gioco fatto dalla King Digital di Riccardo Zacconi diventato un fenomeno di massa negli scorsi anni e venduta ad Activision per 5,9 miliardi nel 2015.
I crypto-gattini sono in realtà un 256 bit scritti sulla blockchain di Ethereum che ne costituiscono il digitale, unico e irripetibile - proprio come unico e irripetibile è un Bitcoin della blockchain di Bitcoin. Quei bit, questi codici, ne determinano la forma della testa, del corpo, della coda, delle zampe, il colore, le striature, l'intensità dello sguardo, il teglio degli occhi, la stazza e via dicendo. Sul sito CryptoKitties.co ce ne sono centinaia di acquistabili partendo da un prezzo base di un dollaro. Ogni gattino non può essere replicato ed è tuo per sempre. Iscritto per sempre nel registro della Blockchain. Una specie di Tamagochi dell'era di Bitcoin.
Non è solo l'acquisto del gattino in sé a rendere il gioco interessante - nell'ultima settimana è diventato un fenomeno di massa capace di muovere decine di milioni di euro. I gattini 'base' comprati sulla piattaforma si possono fare accoppiare in maniera tale da creare 'specie' virtuali di gattini sempre più personalizzate e ricercate. Chi li crea li vende, o ne acquista di altri per 'migliorare' ancora la progenie digitale. Ecco spiegato come in un mese si è creata una specie che è già stata valutata centinaia di migliaia di dollari, facendo impallidire il più raro felino da appartamento. Il gioco è diventato così popolare da mandare in crash il sito di Ethereum, dove l'11% del traffico oggi è dovuto proprio alla compravendita di gattini.
Se guardiamo le cose più da vicino, è la Blockchain, la sua natura, la sua capacità di rispecchiare quella umana ad aver reso il gioco così popolare. Aver applicato la logica della Blockchain ad un gioco di simpatici gattini è qualcosa di semplice e geniale. La nascita di una nuova specie, di un nuovo gattino da una coppia, è sancita e registrata sul registro condiviso del protocollo e deve essere approvato dai nodi della rete. Il meccanismo è esattamente lo stesso che è dietro Bitcoin, e che rende le cryptomonete sostanzialmente inattaccabili e sicure (lo abbiamo raccontato qui). È vero che chi legge oggi può pensare che tutti vogliono Bitcoin perché tutti vogliono Bitcoin, ma all'origine del suo successo c'è il suo perfetto equilibrio di algoritmi e avidità umana, che l'hanno fatto sopravvivere a 4 anni di attacchi costanti, tra chi diceva fosse la moneta dei tossici e chi ne ha previsto più volte, e fallendo sempre, il crollo.
Proprio come un Bitcoin ha la sua forza nel fatto di non poter essere né replicato né usato due volte per uno stesso pagamento, così i gattini comprati e/o creati sulla Blockchain di Ethereum non possono essere rubati, copiati, duplicati. Il cuore del segreto del successo di questo gioco è l'aver intuito che chi lo fa vuole creare qualcosa di unico, personalissimo e irripetibile. E giocare a chi lo valuta di più. Non è un caso che sia nato su Ethereum, che è qualcosa di un po' diverso da Bitcoin. Non solo una moneta (che ha, si chiama Ether) ma un sistema assai ingegnoso per la creazione di smart contract (qui uno dei migliori articoli in italiano per capire cosa sono). È nato tre anni fa, sei dopo Bitcoin. Ma ne rispecchia la logica, le potenzialità.
In un tweet piuttosto criptico il fondatore di Ethereum Vitalik Buterin (classe 1994, di Mosca) ha paragonato il boom dei gattini alla vendita del Salvador Mundi ad Abu Dhabi per 450milioni di dollari scrivendo: "Crytpo (kitties) rispecchiano il mondo".
https://t.co/1U7FvWgFLV
— Vitalik Buterin (@VitalikButerin) 9 dicembre 2017
Crypto (kitties) is a reflection of the world at large.
Buterin vuole dire probabilmente che è l'unicità, l'eccezionalità di un qualcosa a renderlo appetibile. Come il Leonardo per un emiro, così un gattino digitale iscritto in eterno nei registri della Blockchain. Che appunto garantisce l'unicità di qualcosa, più o meno di valore.
Dietro il fenomeno CryptoKitties c'è un'azienda di Vancouver. Si chiama Axiom Zen, e si sta garantedo molti soldi. Per la precisione, intasca il 3,75% da ogni transazione e compravendita di cryptogattini. Arthur Camara, uno degli ingegneri del software che hanno creato il gioco, a Vice ha spiegato che "l'obiettivo di CryptoKitties è educare alla blockchain, una tecnologia che cambierà il mondo. CryptoKitties sta rivoluzionando l'industria del gioco aprendo il mercato a persone che non sono mai state coinvolte prima dell'avvento delle cryptovalute". Proprio come Bitcoin ha aperto il mondo della finanza a persone che prima mai avrebbero potuto, potremmo dire. Un nuovo mondo, di cui siamo solo agli albori e di cui, c'è da scommetterci, non abbiamo visto ancora nulla.
La cosa più incredibile è che pare che né Camara né gli altri di Axiom Zen avevano previsto lo scoppio del fenomeno. Loro volevano vendere gattini per un dollaro sulla Blockchain di Ethereum, e guadagnare la loro percentuale, in realtà si è creato un fenomeno di ricerca e creazione di nuove specie che vengono valutate centinaia di migliaia di dollari: "Non era la nostra intenzione. È da pazzi quello che sta succedendo".
Ma è qualcosa che si sente dire spesso quando si parla di "cryptos". Chi avrebbe potuto immaginare nel 2016 quello che sarebbe diventato Bicoin nel 2017? Chi può immaginare quello che sarà nel 2018? Chi è in grado di stabilire una relazione causa effetto nel mondo delle cryptovalute, tale da rendere i fenomeni a cui stiamo assitendo replicabili? Forse ha ragione Buterin: la loro natura è imprevedibile come la nostra, altro non sono che "un riflesso del mondo".
@arcangeloro