Le persone decedute nel 2016, a livello mondiale, sono state quasi 57 milioni (56,9) e di queste oltre 15 milioni sono morte per infarto o ictus. Lo attestano i dati che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il 24 maggio scorso, sottolineando come questo primato confermi quello registrato 15 anni fa in una precedente rilevazione. La terza causa di morte più diffusa è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (3 milioni), seguito dalla prima causa di morte infettiva, infezioni respiratorie inferiori, che nel 2016 hanno anch’esse causato la morte di circa 3 milioni di persone.
I morti per Alzheimer e altre forme di demenza sono raddoppiati rispetto al 2000, passando da quattordicesima causa a quinta causa di morte. Completano il quadro la categoria di tumori più diffusa (trachea, bronchi e polmoni, con 1,7 milioni di decessi), il diabete (1,6 milioni), gli incidenti stradali (1,4 milioni), la diarrea (1,4 milioni) e la tubercolosi (1,3 milioni). Accanto alle cattive notizie, come l’aumento dei casi di morte per forme diarroiche, che nel 200o erano 1 milione, ci sono anche alcune buone notizie: l’HIV/AIDS non è più tra le prime 10 cause di morte mondiali e i morti per tubercolosi sono scesi.
Cambiando, però, le lenti con cui guardare questi dati, la situazione cambia radicalmente. Se prendiamo in considerazione solamente i paesi con un reddito più basso (le cosiddette low-income countries nel gergo della statistica internazionale), la fotografia è diversa. Le forme diarroiche e infezioni respiratorie diventano i principali killer. Anche l’AIDS torna a fare capolino al quarto posto della classifica e si aggiungono anche complicazioni dovute al parto, asfissia alla nascita e malaria. Malattie, infettive, problemi legati al parto o legati alla gravidanza, carenze nutritive: situazioni che nei paesi a più alto reddito (come l’Italia) riguardano solamente il 7% dei decessi.
Se andiamo a guardare i dati che riguardano i paesi a medio reddito (sia medio-basso, sia medio alto), scopriamo che la fotografia è molto più simile a quella generale, segno che il grande scalino si è tra i più poveri e il gruppo economicamente appena superiore. Ovvero, per dirlo in altro modo: passare da una società in cui i propri componenti hanno a disposizione un dollaro al giorno a una in cui ne hanno a disposizione due ha enormi effetti sulla salute.
Come sottolineano gli esperti dell’OMS, questi dati non servono soltanto a dare un quadro statistico dei decessi mondiali, ma sono anche un vero e proprio indicatore dell’efficacia dei sistemi sanitari nazionali. Sono, insomma, una bussola che indica la strada da percorrere per far diminuire il numero di morti per cause come per esempio la diarrea infantile, odiosa perché facilmente evitabile fornendo servizi minimi come acqua potabile e sistemi fognari decenti.