AGI - Continua la guerra informatica, ora nel mirino c'è anche la Cina. Ad annunciarlo è il gruppo AgainstTheWest (parte di Anonymous) dopo aver lanciato l'offensiva #OpChina. Non è la prima volta che il collettivo Anonymous prende di mira la Cina, in passato aveva già combattuto contro la censura imposta dal governo cinese in nome della libertà di informazione.
Ma farlo di nuovo, in questa fase, assume forse un senso diverso: quello di voler attirare l’attenzione sulla delicata (e un po' ambigua) posizione che il governo Cinese sta mantenendo nei confronti del conflitto ucraino.
After settling down in the US. We've gone ahead and breached the following Chinese targets:
— BlueHornet | AgainstTheWest (@_Blue_hornet) March 27, 2022
You're all so welcome#FreeUkraine #FreeUyghurs https://t.co/2Z90mJUlBW pic.twitter.com/4TNxTjR2PT
Dall'inizio della guerra, il 24 febbraio, le autorità cinesi non hanno mai dichiarato ufficialmente di condannare l'invasione. Pur continuando a mantenere una posizione “pacifista” verso il conflitto, rispettando il contesto diplomatico internazionale e offrendosi di mediare tra Mosca e Kiev, la CIna si è al contempo “espressa” contro le sanzioni imposte alla Russia continuando - e in alcuni casi anche intensificando - scambi economici e commerciali con la Russia.
Da un po’ di giorni c’è quindi una novità nella guerra informatica che Anonymous ha scatenato dall’inizio del conflitto. Dopo i numerosissimi attacchi alla Russia, al grido dell’hashtag #OpRussia, Anonymous e il gruppo AgainstTheWest - al grido stavolta dell’hashtag #OpChina - hanno cominciato a sferrare un numero sempre crescente di attacchi a colossi cinesi.
Fonti di Anonymous hanno riportato attacchi al Cloud di Alibaba (la piattaforma di e-commerce più grande al mondo con sede ad Hangzhou) ed al suo principale competitor JD (e-commerce cinese con sede a Pechino); a WeChat (il sistema di messaging più popolare della Cina) e a WeCon (piattaforma di comunicazione per le imprese); a Tencent (gigante cinese della telefonia), alla Hyundai ad Hong Kong, alla China Guangfa Bank (società di banche commerciali con sede a Guangzhou).
E ancora ad AWS China (Amazon Web Service in Cina), alla Fenglian Technology (azienda produttrice di apparati ICT), alla China Petroleum Technology & Development Corporation (fornitore mondiale di materiali e attrezzature petrolifere e petrolchimiche), alla Sinopec (gruppo petrolifero e del gas con sede a Pechino), alla Sinochem (multinazionale del settore della produzione e del commercio di prodotti chimici e fertilizzanti e nell'esplorazione e produzione di petrolio per scopi civili e militari) e a numerosi siti governativi cinesi.
Anonymous, affiancando all'operazione #OpRussia l'operazione #OpChina e dichiarando che #OpChina sarà il più grande attacco informatico alla Cina da parte del collettivo, ha destato tra l’altro non poche preoccupazioni tra coloro che si chiedono chi ci sia realmente dietro una parte di Anonymous. Preoccupazione subito smentita dal collettivo che ha parlato anche di numerosi hacker cinesi già pronti ad unirsi a #OpChina, qualora la Cina invii qualsiasi tipo di aiuto militare in Russia.
Uno scenario in fieri che - considerando #OpRussia e #OpChina e tutte le azioni di cyber guerra degli ultimi mesi - potrebbe consolidarsi sempre più come la prima “guerra cibernetica mondiale” della storia. Con un interrogativo ulteriore sul ruolo del collettivo di hacker di Anonymous in questa guerra: resistenza, offensiva, aiuto?