Sono i nuovi materiali, hi-tech, smart, o bio-based, i protagonisti dei percorsi di innovazione che le aziende del sistema tessile moda stanno esplorando per i loro prodotti.
La novità dell’inverno 2020 è il piumino progettato con tessuto ed accessori di origine vegetale e più precisamente derivanti da semi di ricino. Si tratta del piumino bio-based di Moncler. Per comprendere pienamente il progetto e la strategia dell’azienda italiana occorre approfondire e conoscere l’antefatto.
La storia del piumino, come la storia di altri oggetti cult, nasce un po’ per caso nel 1935. Eddie Bauer, proprietario di un negozio di articoli sportivi ed escursionista, dopo una battuta di pesca nella Olympic Peninsula, durante la quale aveva rischiato l’ipotermia, maturò l’idea di creare una giacca, alternativa a quelle in uso in tessuti di lana, che fosse abbastanza leggera, calda e impermeabile, per proteggere il corpo dalle temperature più rigide.
Così è che nel 1936, dopo un anno di ricerche e tentativi, nasce il primo piumino, lo Skyliner, brevettato nel 1940, la prima giacca imbottita in piuma d'oca trapuntata. Nel 1937 questo capo tecnico debutta nel mondo della moda femminile, grazie allo stilista Charles James e, negli anni successivi questo capo diventa un must-have per persone di ogni tipo.
Il piumino, che può definirsi a buona ragione intramontabile, è stato protagonista di storie di grande successo ma anche, più recentemente di grandi polemiche, è composto da un leggero, talvolta leggerissimo tessuto tecnico in fibre sintetiche, come per esempio il nylon o il poliestere, e da un imbottitura in piumino d’oca o sintetica.
La sostenibilità del piumino
I tessuti utilizzati oltre ad avere dei rilevanti requisiti estetici hanno anche notevoli performance e sono sempre più innovativi: leggeri, idrorepellenti, antigoccia, antiodore, antivento, termoisolanti e talvolta con diversa distribuzione del calore. Le fibre che li compongono sono derivate dal petrolio e pertanto non sono biodegradabili.
All’interno del tessuto tecnico, con appositi macchinari, vengono inserite la piuma o il piumino d’oca o le imbottiture sintetiche, il cui peso e qualità possono variare e conferire al capo caratteristi- che estetiche e tecniche ben diverse.
Il piumino d’oca che utilizza la parte più preziosa del piumaggio si presenta come un soffice batuffolo formato da piccole “barbe” e proviene dal sotto petto dell’oca. La sua struttura a fiocchi è ciò che gli permette di essere così leggero e che gli conferisce un effetto isolante. Maggiore è la percentuale di piumino nella composizione di un prodotto, maggiore è la sua qualità.
La piuma d’oca, a differenza del piumino, è invece più rigida e pesante e possiede un buon potere riscaldante, anche se inferiore a quello del piumino. Molto spesso nei capi con prezzi contenuti si utilizzano imbottiture sintetiche oppure anche penne o piume di galline, triturate e mescolate tra di loro. Comunque non sono pochi i casi in cui non so- no riportate le certificazioni che documentino la provenienza e le modalità di approvvigionamento di tali piume, né le condizioni a cui le oche sono sottoposte.
Era facilmente prevedibile che prima i poi qualcuno puntasse i riflettori proprio sull’imbottitura dei piumini, sulle piume, sulle oche e sulle incerte modalità di approvvigionamento. Nel 2014 un’inchiesta della trasmissione televisiva Report fa chiarezza proprio sull’approvvigionamento di piume per la produzione dei piumini.
Vengono coinvolti molti produttori tra cui soprattutto l’azienda italiana del lusso Moncler. La polemica è sulla delocalizzazione delle produzioni, sulla mancanza di controllo sull’intera filiera produttiva e soprattutto sull’approvvigionamento delle piume.
La tracciabilità del prodotto
Moncler ha voluto e saputo trasformare in opportunità la polemica seguita, avviando da allora un processo per lo sviluppo di politiche commerciali eticamente e ambientalmente sostenibili. Dal 2015, in particolare ha avviato un programma attento alla tracciabilità della piuma e del benessere degli animali, il protocollo DIST (Down Integrity System & Traceability).
Il Protocollo regola le modalità di allevamento e di rispetto del benessere animale, la tracciabilità e la qualità tecnica della piuma. Moncler dal 2015 infatti acquista solo piuma che ha ottenuto la certificazione DIST.
Tra i requisiti chiave devono essere rispettati, ad ogni livello della filiera: la piuma deve essere ricavata esclusivamente da oche bianche allevate e provenienti dalla filiera alimentare; non è ammessa alcuna forma di spiumaggio degli animali vivi o di alimentazione forzata.
L’azienda sempre alla ricerca di soluzioni innovative, ha poi accelerato sulla sostenibilità con la consapevolezza che tali percorsi sono un’ottima strategia di marketing e una grande opportunità di crescita poiché i compratori, soprattutto esteri, sono sempre più attenti alle strategie legate alla sostenibilità ambientale, etica e al welfare animale.
La maison entra per la prima volta nel Djsi-Dow Jones sustainability index e si posiziona al primo posto come Industry leader del settore Textiles, apparel & luxury goods. Moncler si impegna a diventare entro il 2021 carbon neutral per le sue emissioni.
Un piumino innovativo
L'impegno dell’azienda, ovviamente, si estende anche alla progettazione del prodotto e alla ricerca di soluzioni a minor impatto ambientale che implicano la scelta di tessuti ed accessori più innovativi e sostenibili. Così proseguendo questo percorso e confermando l’impegno di innovazione, Moncler lancia il primo piumino bio-based e carbon neutral.
Il piumino è stato interamente progettato con tessuti ed accessori di origine vegetale e non derivati dal petrolio. Tessuti biodegradabili e con un impatto ambientale assai ridotto. Il nuovo tessuto utilizzato è composto da una fibra bio-based derivata dal seme di ricino, una poliammide 6.10, rinnovabile, ricavata dalla biomassa dei semi dell’olio di ricino.
Il “Ricinus Communis”, la cui coltivazione è diffusa soprattutto in India e Cina, non richiede elevati quantitativi di acqua né pesticidi, cresce spontaneamente in terreni aridi e quindi non sottrae terra coltivabile per usi alimentari. È una fibra ultraleggera, ad asciugatura extra-rapida, è altamente traspirante, gode di proprietà termiche e ha un’ottima elasticità meccanica, superiore a quella delle poliammidi 6.6.
Questo materiale è una fibra hi-tech di nuova generazione, di derivazione bio-based unica nel suo genere, le cui proprietà garantiscono comfort e prestazioni nel pieno rispetto della natura. I semi di ricino sono certamente la nuova frontiera dei materiali eco sostenibili e bio compatibili.
Infine, Il piumino di Moncler di ultima generazione è anche carbon neutral: le emissioni generate lungo l’intero ciclo di vita del capo sono state compensate attraverso progetti certificati REDD+ volti alla conservazione della foresta amazzonica. In particolare attraverso REDD+ verrebbero finanziati progetti che mirano a proteggere e ricostituire aree forestali in modo sostenibile, nonché ad attuare altre opere di mitigazione legate al ripristino degli ecosistemi.
Ovviamente anche altre belle realtà italiane stanno perseguendo importanti e strategici percorsi di sostenibilità ripartendo da una progettazione più consapevole per esempio: Stone island ha lanciato “primaloft”, alternativa più tecnologica, ma pur sempre ecologica in quanto riciclabile, alle piume d’oca, primaloft è un materiale altamente performante a bassissime temperature ed è recu- perato tra quelli utilizzati in areonautica; Enzo Fusco con la collezione Blauer, punta alla sostenibilità utilizzando diverse tecnologie: la piuma riciclata, piuma ecologica inserita quindi in un contesto di economia circolare, fornita da un’azienda Italiana che ne attesta e certifica la tracciabilità; imbottiture di nylon proveniente dalle bottiglie di plastica (PET) riciclate che vengono fuse e filate per diventare tessuto, imbottiture sintetiche certificate SUSTANS®, alternativa alle piume animali, presentata come novità al Pitti Uomo 2020 appena conclusosi.
Save the Duck, marchio di piumini 100% animal free, continua a scommettere sulla sostenibilità ambientale, presentando la giacca 100% green e ha anche iniziato ad adottare una politica di riciclo dei materiali con una capsule col- lection, composta da modelli per uomo, donna e junior, che si differenziano dagli agli altri pezzi della collezione grazie ad un logo verde che contraddistingue tutti i pezzi “Recycled.
Il piumino sembra aver ben risposto alle richieste di trasformazioni che il mercato gli ha imposto ed ora dovrà ancora contaminarsi ed evolversi per rispondere alle ultime tendenze moda, che ci lascerebbero intravedere per il prossimi inverni un ritorno al formale e al sartoriale con un attenzione sempre maggiore ai materiali. Bella sfida!