Triassi, Fasciani, Cuntrera-Caruana e Spada. Ostia, sempre più una Corleone in salsa amatriciana, è stretta fra queste famiglie che, alla ricerca del controllo (e del consenso sociale), stanno tentando di imporsi l’una sull’altra.
Gambizzazioni, spari e testate. Quando c’è un “vuoto di potere” viene colmato, nelle organizzazioni criminali di stampo mafioso, soprattutto con la violenza. Ed è ciò che sembra stia accadendo nel litorale romano. Arresti, condanne, ma anche i riflettori accesi nelle ultime settimane hanno incrementato l’instabilità delle “famiglie”.
I Fasciani sembrano non aver preso “bene” la notorietà acquisita dagli Spada dopo la testata al giornalista Daniele Piervincenzi da parte di Roberto Spada (fratello del “capo” sinti, Romoletto).
L’origine dello scontro fra i clan per la gestione economica e sociale di Ostia ha origini antiche: ciò che restava della Banda della Magliana venne spazzata via dagli appartenenti del clan Triassi, successivamente “domati” e soppiantati dai Fasciani, spalleggiati proprio dagli “zingari” di origine sinti, gli Spada. E come non citare Michele Senese, boss partito da Afragola e arrivato alle porte del Campidoglio.
Il vero episodio cruciale per Ostia avviene il 18 ottobre del 2002 quando, in via Francesco Grenet, venne ucciso Paolo Frau, esponente di spicco della Banda della Magliana, amico fraterno di Enrico De Pedis. Frau aveva gestito per anni la stragrande maggioranza delle attività illegali ad Ostia, inventandosi il business più redditizio, quello degli stabilimenti balneari.
Da allora diversi omicidi eccellenti, prima Franco Calabresi e Fabio Carichino (per stabilire la supremazia dei Triassi, legati in un primo momento alla famiglia agrigentina dei Cuntrera-Caruana), poi nel 2011 il duplice omicidio di Francesco Antonini detto “Sorcanera”, e Giovanni Galeoni detto “Baficchio”. Con l’agguato mortale i Fasciani concludono la “scalata” al potere (grazie all’aiuto proprio degli Spada).
Sono gli anni della pax imposta dal potente boss Michele Senese, poi gli arresti eccellenti. Senese “O’ Pazz” viene catturato il 27 giugno 2013 insieme ad altre 16 persone, mentre il 26 luglio 2013 l’operazione “Nuova Alba” porta in carcere ben 51 persone, fra cui il boss Carmine Fasciani e ci mostra l’assetto criminale che oggi conosciamo. Solo nel maggio del 2014 finisce in galera Carmine Spada, detto “Romoletto”, il capo clan degli “zingari” e fratello di Roberto.
Da allora il vuoto di potere, con in galera molti dei capi della famiglia Fasciani e l’ascesa mediatica degli Spada. Mentre il 3 maggio dello scorso anno, grazie all’operazione dei Carabinieri del Ros, scopriamo che a guidare i traffici illeciti per i Fasciani è Fabrizio Ferreri detto “dentone”, 38enne, nipote della moglie di Terenzio Fasciani (fratello di Carmine, ma senza ruoli di primo piano).
Così arriviamo agli ultimi giorni in cui i cittadini di Ostia è toccato assistere prima alla gambizzazione di Alessandro Bruno e Alessio Ferreri (proprio il fratello di “dentone), poi agli spari contro l’abitazione di Silvano Spada.
Per questa ragione la risposta del Ministro Marco Minniti è netta e chiara: “Non possiamo consentire che il litorale della Capitale del nostro Paese sia condizionato dalle mafie. Per quanto ci riguarda, il tema della liberazione di Ostia dalla mafia sarà irrinunciabile, lì ci giochiamo un pezzo della sovranità del nostro paese”.
Ed è proprio così, impedire ai clan di farla da padrona.