La mafia colpisce duro, soprattutto quando è toccata nei propri interessi sul territorio. Lo dimostrano le ultime minacce indirizzate a due cronisti, Federica Angeli e Paolo Borrometi - due dei 19 colleghi costretti a vivere sotto scorta - per aver fatto il proprio lavoro: ficcare il naso negli interessi dei boss a Ostia come a Pachino, in Sicilia. Secondo la stima di “Ossigeno per l’informazione”, dal primo gennaio al 31 marzo di quest’anno già 76 giornalisti hanno subito minacce. La solidarietà, puntualmente arrivata da colleghi, politici e istituzioni, non può più bastare verso un metodo che assume ormai le sembianze di un vero e proprio attacco alla democrazia, alla libertà di parola e alle libertà di tutti i cittadini.
Occorre fare di più e accorre farlo tutti, ognuno con le proprie competenze, come chiesto in un recente appello rivolto a tutti gli organi di informazione.
Per questo Agi ha deciso di lanciare una piattaforma protetta per whistleblowing. Si chiamerà Italialeaks, e partirà entro maggio con una prima declinazione dedicata a tutte le mafie, italiane e straniere. Mafialeaks, questo il nome del canale focalizzato sulle denunce contro le organizzazioni criminali che operano in Sicilia, come nel Lazio, in Lombardia, in Campania, o alle loro ramificazioni all’estero.
La piattaforma protetta permetterà a chiunque di inviare, in forma anonima se lo desidera, segnalazioni di fatti collegati alla criminalità organizzata, ma anche documenti, foto e video di denuncia del malaffare. Tutte le segnalazioni saranno verificate, e, se ritenute credibili, verranno affidate a pool di cronisti, anche di altre testate, per essere approfondite. Perché siamo convinti che solo unendo le forze e con un lavoro di squadra si possa ottenere un duplice risultato: non lasciare soli i colleghi minacciati e colpire le mafie e il malaffare sul territorio.
Il progetto, che sarà a breve operativo, è stato annunciato nel corso del forum "Viva l'Italia" organizzato da Agi e dedicato ai cronisti minacciati solo per aver svolto il loro lavoro di inchiesta. Fare gli scoop fa parte del nostro lavoro. Ma oggi appare più importante portare avanti un’idea di “giornalismo partecipativo” che veda uniti colleghi e cittadini sul territorio: perché combattere la mafia, ovunque si manifesti, è difendere la libertà di tutti.
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