Il mio post che argomentava alcune ragioni contro l’introduzione dello smartphone nelle classi scolastiche (qui potete leggerlo per capire che non si tratta affatto di un no alla tecnologia e al digitale a scuola, anzi), ha suscitato alcune interessanti reazioni, soprattutto di docenti che invece si dicono favorevoli sulla base delle loro esperienze positive. Riportiamo alcuni pareri raccolti su Facebook, ricordando che nel sondaggio su Agi.it tre lettori su quattro si sono invece detti contrari.
Sono un fermo sostenitore della tecnologia e del fatto che faccia bene se usata correttamente, e sono un fermo sostenitore che gli adulti debbano educare i figli all'uso della tecnologia esattamente come li educano su altri temi, ma questa volta sono d'accordo con Riccardo; permettere ai bambini di usare lo smartphone a scuola, se non per progetti specifici o per momenti limitati, "è una cagata pazzesca", perché quando dobbiamo ascoltare qualcuno (una conferenza) o quando dobbiamo concentrarci lo smartphone lo spegniamo (o dovremmo spegnerlo) anche noi adulti!
Andrea Visconti
Per una volta, non concordo con Riccardo Luna. Io credo che bisogna partire da una considerazione. Ad oggi vige una circolare (la 30/07) che vieta l'uso dei CELLULARI. Il perché è ovvio: gli smartphone, a marzo 2007, non esistevano. Quindi, gli smartphone non sono mai stati esplicitamente vietati, a scuola. Ciò detto, sarebbe il caso di abolire quella circolare e fermarsi a ragionare. Lo smartphone è uno strumento. Digitale, ma uno strumento. Vietarne l'uso in classe? Quando? Perché? È evidente che se lo smartphone in uno specifico momento non serve alla didattica, non deve essere utilizzato. Ma questo vale anche per carta e penna, ad esempio: io ci giocavo a tris e, a casa, compravo i quaderni e, dopo i compiti, inventavo tornei di calcio (un PES analogico, praticamente). Eppure, nessuno si sognerebbe di vietare la carta e la penna a scuola.
Certo (e su questo concordo) bisogna discutere di banda ultra larga, di metodologie di insegnamento, di uso del digitale. Ma vietare (o, comunque, non consentire l'uso degli smartphone) può risultare discriminante per chi, come il sottoscritto, fa sviluppare app agli studenti. Ed è solo un esempio. My 2 cents, con grande stima, Riccardo!
Mimmo Aprile
Onestamente in tre anni di byod (bring your on device, la policy del ministero che ammette il fatto che ogni studente possa portare a scuola il proprio device digitale) su cui è stato fatto un regolamento, la formazione docenti e anche incontri (in) formativi con alunni e genitori non abbiamo riscontrato problemi ma un coinvolgimento maggiore degli alunni che concorre a una concreta e maggiore consapevolezza dello smartphone come mezzo finalizzato alla ricercazione didattica.
Erika Pucci
Totalmente d'accordo. Niente telefonino a scuola, meglio imporre una pausa ai ragazzi che già trascorrono ore sui social. Per apprendere la concentrazione deve essere massima, lo squillo o la vibrazione delle notifiche distoglie l'attenzione. I ragazzi devono stabilire relazioni a scuola, non passare il tempo a scrivere su WA. E devono abituarsi a spegnerlo.
Patrizia Gallo
Quasi nessuno dice che il provvedimento è parte di un piano, il PNSD, scritto a fine 2015, che rappresenta uno dei documenti epocali della scuola italiana. La linea d'azione politiche attive per il BYOD ha il suo fulcro nell'uso dei dispositivi personali per attività didattica. Per poterlo consentire senza essere fuori legge occorre innovare la normativa del 2007, non solo obsoleta, ma nata sulla scia di un inasprimento delle norme disciplinari. Usare lo smartphone non solo per cazzeggiare, ma per imparare, è parte di quanto la scuola DEVE insegnare. Parte della famosa, quanto ignorata, competenza digitale della Raccomandazione del 2006.
Il mondo e gli strumenti che lo fanno funzionare non vanno ignorati a scuola con il pretesto che questa debba costituire un'oasi nel mezzo di ecosistema inquinato. È proprio questa mancanza di educazione all'uso intelligente degli strumenti e della rete che ci ha portati dove siamo... Io ringrazio molto il ministro e lo staff che ha lavorato con passione e serietà per l'innovazione della scuola italiana!
Alessandra Rucci
Lo smartphone, come molte altre cose, è uno strumento. Può essere usato bene o male. Demonizzarlo non serve a niente. Presso Fondazione Mondo Digitale sono venuto a conoscenza di un bellissimo progetto che sfrutta proprio lo smartphone, in modo molto creativo, per insegnare la fisica: "SMARTPHONE PER LA FISICA: percorsi laboratoriali che consentono di studiare le materie scientifiche partendo da cose molto semplici, nozioni elementari di elettronica e robotica, utilizzo di Arduino, fino ad arrivare all’utilizzo degli smartphone per laboratori di fisica." (http://www.lavitediarchimede.com/) Forse si può insegnare ai ragazzi ad usare meglio la tecnologia invece di proibirla.
Guido Ottaviani
Prima di ammettere gli smartphone in classe bisognerebbe interrogarsi sul ruolo del docente e sul senso e significato di ciò che si insegna a scuola. Che cosa sono chiamati a fare gli studenti di oggi ? Sono mere competenze? E' un "saper fare"? o non devono essere chiamati a crescere ed accrescere le loro potenzialità, a diventare buoni cittadini, a comprendere le regole del vivere civile? In che misura l'utilizzo dello smartphone rappresenta elemento valido ed essenziale per tali fini?
Elena Ruggiero Rubino
Avevano promesso il tablet ad ogni alunno ma si sarebbe speso troppo, quindi meglio far usare il proprio telefonino ai ragazzi. Si risparmia! E tanto che importa se ne ricevono danno?
Sara Coppola