Nelle celebrazioni di Roma per i 60 anni dalla firma del Trattato che ha istituito la Comunità economica europea, aldilà delle dichiarazioni solenni sulla pace e gli impegni altisonanti sulla necessità di rilanciare il progetto, i leader europei hanno dimenticato forse la corsa più essenziale: l'impatto che l'Europa comunitaria ha su ciascun cittadino ogni giorno.
L'Unione Europea è una creatura imperfetta, piena di difetti, sicuramente in crisi e difficoltà, di certo incompleta quando si tratta di euro, immigrazione, difesa o politica estera. E' una macchina burocratica (in realtà ha meno funzionari di Roma con le sue municipalizzate) che a volte produce norme incomprensibili e inutili. E' un consesso di 28 Stati membri – 27 dopo la Brexit – che fanno sempre più fatica a mettersi d'accordo tra loro. Eppure l'Ue ha cambiato profondamente, e per il meglio, la vita di tutti. E noi, troppo spesso, diamo per scontato quel che in realtà non dovrebbe esserlo.
Le quattro libertà fondamentali sulla libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, il mercato interno, le regole sulla concorrenza, l'armonizzazione e l'adozione di standard comuni, lo “zero virgola” in materia di bilancio, la promozione di programmi come Erasmus o il “soft power” in politica estera hanno creato opportunità, ricchezza e benefici molto concreti, che faremmo bene a tenerci stretti e vanno ben oltre gli svantaggi causati dai difetti della costruzione comunitaria. Ecco alcuni esempi.
1. Così piena di difetti, l'Ue ha permesso a Ryanair di democratizzare i weekend all'estero
E' stata una delle grandi rivoluzioni del mercato interno avvenuta negli ultimi 20 anni. Grazie alla liberalizzazione dei cieli, l'Ue ha consentito a delle compagnie private di fare concorrenza ai vettori “di bandiera”. Alla metà degli anni ottanta, chi viaggiava in aereo per lavoro, piacere o necessità doveva spendere somme enormi. Il mio primo ricordo risale al 1984 quando, alla morte di un bisnonno, mia madre fu costretta a pagare tre biglietti su un volo Sabena Milano-Bruxelles 700 mila lire. Ciascuno. Era l'epoca del Pex e Super-pex, a seconda che si trascorresse la notte del sabato o tutto il fine settimana fuori.
Poi, nella seconda metà degli anni novanta, grazie alla liberalizzazione dei cieli, a Linate arrivò la compagnia Eba, diventata Virgin Express: 150 mila lire andata e ritorno per Bruxelles. Pochi anni dopo ci fu l'irruzione di Ryanair, di Easyjet e dei molti emuli più o meno fortunati. O meglio: la rivoluzione democratica dei cieli. Oggi un volo può costare meno di un taxi per l'aeroporto. Perfino del biglietto del treno o dell'autobus se si è fortunati. Un weekend a Madrid, Parigi o Londra?
Non è più qualcosa riservato alle elite. Quel che si risparmia in biglietto aereo può essere usato per un albergo (o una stanza trovata su Airbnb invece che passare per l'agenzia) o per una cena a lume di candela. Una viaggio di lavoro a Berlino, Bruxelles o Amsterdam? Le Piccole e Medie Imprese hanno potuto internazionalizzarsi più facilmente. Una tragedia o un'urgenza a causa di un lutto famigliare? Non sei costretto a un prestito in banca per andare a un funerale. Scusate se è poco.
2. Così piena di difetti, l'Ue ha permesso di scegliere tra Frecce e Italo
Il settore aereo è solo uno dei tanti che ha dovuto aprirsi alla concorrenza a causa – o per merito – dell'Ue. Anche se in modo difforme tra Stati membri, la libertà di scelta è arrivata anche nelle ferrovie, con la possibilità di acquistare un biglietto Roma-Milano dal vecchio monopolista (le Frecce) o dal nuovo concorrente (Italo). Le tariffe sono più basse, i servizi sono migliori e il più delle volte i bagni funzionano.
Negli novanta del secolo scorso, Roma-Milano in treno era un lungo calvario, trascorso con le dita incrociate, nella speranza di arrivare con meno di un'ora di ritardo. Chi poteva prendeva l'aero su Linate. Chi voleva essere sicuro di arrivare entro una certa ora si faceva gli Appennini in auto. Il prezzo? Tenuto conto dell'inflazione, anche a tariffa piena, prendere oggi un treno a alta velocità costa meno di un intercity vent'anni fa. Lo stesso vale per le telefonate. Negli anni ottanta, tre minuti di chiamata verso gli Stati Uniti – si vantava una vecchia pubblicità della SIP – costavano come una rosa: 3 mila lire. Oggi, grazie a Skype e altri servizi Voip, ma soprattutto grazie alla concorrenza tra operatori, è praticamente gratis.
3. Così piena di difetti, l'Ue ha promosso lo standard GSM che ha sostituito TACS (e doppino)
Ormai ci siamo scordati della prima rivoluzione della telefonia mobile in Italia. Era l'era del TACS: il Total Access Communication System con cui negli anni ottanta e novanta funzionavano i primi telefonini da mezzo chilo e oltre di Regno Unito, Irlanda, Italia e Giappone, ma senza poter superae le frontiere nazionali. Introdotti in Italia nel 1990 dalla cara e vecchia SIP, i telefonini TACS hanno smesso di funzionare il 31 dicembre 2005 sostituiti – già da qualche anno – dai più avanzati GSM.
Di chi la colpa? Dell'Ue e dei suoi burocrati. Il“Global System for Mobile Communications” (in origine “Groupe spécial mobile”), è stato finalizzato dall'ETSI, organismo creato nel 1988 su proposta della Commissione per promuovere standard comuni nel settore delle telecomunicazioni. Tra gli obiettivi: permettere ai telefonini di viaggiare attraverso le frontiere. All'ETSI si devono anche il DECT, le Smart Cards e le firme elettroniche. Ma nulla è stato rivoluzionario quanto il GSM, diventato lo standard per la telefonia mobile cellulare più diffuso al mondo, utilizzato da più di 3 miliardi di persone in 200 paesi.
4. Così piena di difetti, l'Ue permette di portare in Belgio 80 bottiglie di Sassella, senza accise
Un buon vino non deve mai mancare in tavola. E quale miglior vino italiano in Europa di una Sassella della Valtellina, che gli svizzeri importavano avidamente come alternativa ai migliori Borgogna e Bordeaux? Scherzi a parte, con il tabacco, quello dell'alcol è uno di quei settori dove la libera circolazione è solo parziale nell'Ue. C'è una “modica quantità” che si può portare con sé, senza dove pagare le accise dello Stato membro in cui si è diretti: 80 bottiglie a testa. Oltre son guai (un euro a bottiglia di accisa per il Belgio e la necessità di passare per un importatore).
Ma che si sia consumatori, piccoli produttori e grandi multinazionali del meglio del “made in Italy” alimentare, l'Ue è un grande affare. La Coldiretti, che non brilla per europeismo, ha fatto un bilancio di questi 60 anni: il numero di bottiglie di vino italiano esportate fuori dai confini è cresciuto del 1130%. Dalla firma del trattato di Roma del 1957 è aumentata di 180 volte la pasta spedita dall'Italia all'estero. In Belgio oggi, gli emigrati italiani di vecchia e nuova generazione consumano “Rummo”, “Cocco”, “De Cecco”, “Barilla”. La pasta “Soubry” made in Belgium o la Panzani fabbricata in Francia (che si erano imposte grazie alle regolamentazioni nazionali sulle farine) sono un cattivo ricordo alimentare del passato perfino per i belgi.
5. Così piena di difetti, l'Ue con la borsa Erasmus permette alla non elite di studiare all'estero
La rivoluzione Erasmus, un programma di scambio di studenti, inventato dall'Ue senza grandi entusiasmi iniziali, è straordinaria. Secondo le stime della Commissione, un milione di bambini sono nati da coppie che si sono conosciute durante un Erasmus. Per esperienza personale posso dire che l'Erasmus ha anche evitato milioni di divorzi predestinati, facendo scoprire a molti giovani che non erano fatti l'uno per l'altra in quei 6-12 mesi in cui uno dei due (o entrambi) erano all'estero. Ma la cosa più straordinaria dell'Erasmus è che ha permesso a della gente comune di poter studiare all'estero, anche nelle migliori università.
Trent'anni fa, entrare a Science Po' a Parigi o mettere piede a Oxford era roba riservata ai “figli di papà”. Certo, una borsa di studio da 300 euro al mese non è un granché. Ma spesso basta per coprire le spese in più che hanno gli studenti già fuori sede. E se non basta, l'Erasmus ti da quella flessibilità mentale per trovare un “lavoretto” in modo da permetterti un'esperienza formativa unica.
6. Così piena di difetti, l'Ue ha costretto la Fiat a mettere i retrovisori di serie
Chi se le ricorda i tempi in cui gli specchietti retrovisori erano un optional da richiedere al concessionario? La concorrenza dovuta al mercato interno e l'armonizzazione delle regole sulla sicurezza stradale hanno spinto i produttori di automobili a migliorare considerevolmente la loro offerta. Fiat ha dovuto proporre i retrovisori di serie e produrre con acciaio di migliore qualità per non venire spazzata via dalla qualità tedesca (in realtà anche la Volkswagen inizialmente era molto scarsa sul materiale di serie).
Lo stesso vale per moltissimi altri settori. Lo sapevate che la pillola RU486 – l'aborto farmacologico anziché chirurgico – c'è in Italia anche grazie all'Ue? Un farmaco autorizzato in un paese dell'Ue può essere importato negli altri. Ma l'Europa è molto di più. Le regole sulla concorrenza dell'Ue hanno costretto i governi nazionali a fare i salti mortali prima di usare i soldi dei contribuenti per salvare aziende decotte. E' accaduto e accade ancora decine di volte ogni anno, ma sulla base di condizioni talmente strette che gli aiuti di Stato da regola sono diventati un'eccezione. E ogni aiuto di Stato in meno significa meno tasse per tutti.
7. Così piena di difetti, l'Ue permette di attraversare liberamente le frontiere
Negli anni ottanta, quando bambino andavo in vacanza in una località di nome Latte a pochi chilometri da Ventimiglia, il sabato i miei genitori mi portavano a comprare i croissant per la colazione di tutta la famiglia a Mentone. Era una festa... ma anche un calvario. Spesso la fila per passare la frontiera durava quasi un'ora. E meglio non dimenticarsi il passaporto, perché il rischio era di essere respinti. Schengen ha cambiato tutto: niente più controlli alle frontiere.
Il mercato unico anche: niente più file di camion o doganieri per controllare quel che trasportavi nel cofano. L'aria del Brennero e della Val d'Aosta è più pulita perché i camion passano più in fretta. L'Europa è anche quella dei diritti senza frontiere: se uno Stato membro vieta una pratica medica – per esempio un certo tipo di fecondazione assistita – basta prendere un aereo. Ogni volta che sento qualcuno protestare per le file dovuti ai controlli francesi a Ventimiglia a causa della crisi dei migranti, mi verrebbe da rispondere: volete davvero abolire l'Ue?
8. Così piena di difetti, l'Ue dell'euro ha praticamente azzerato i costi di mutui
Nel 1974 il tasso mensile di un mutuo in Italia era del 9 per cento. Nel 1980 era salito al 16,5 per cento e non è più sceso sotto quella soglia per i successivi quattro anni. Nel 1989 un mutuo costava ancora il 13,5 per cento al mese. A me basta questo per tenermi stretto l'euro, malgrado l'unione economica e monetaria sia una costruzione incompleta e fragile. Le rigide regole dello “zero virgola” del Patto di Stabilità hanno dato credibilità a paesi che non ne avevano, abbattendo i costi del debito sovrano e di conseguenza anche i tassi di interesse sui mutui. Ma c'è molto altro. Come il fatto che non si devono più pagare commissioni di cambio quando si va in altri 18 paesi europei.
O che la moneta unica abbia limitato l'inflazione, preservando il potere di acquisto delle fasce più deboli della popolazione. O che l'euro abbia permesso a banche straniere di entrare nel mercato italiano, offrendo conti correnti a costo zero. Per affezione nei confronti della mia prima banca, oggi continuo a pagare un euro ciascun bonifico che faccio online. Il che dimostra che il problema non è tanto l'euro, ma chi lo usa.
9. Così piena di difetti, l'Ue finanzia le imprenditrici afgane
Dopo agricoltura e aiuti regionali, la politica di sviluppo è la posta più importante del bilancio comunitario. Diversi miliardi vengono investiti ogni anno per cercare di far uscire dalla povertà milioni di persone in giro per il mondo. Una parte di questi soldi viene spesa male. Ma l'Ue ogni tanto c'azzecca, come mi è capitato di vedere in Afghanistan, dove ha finanziato tra l'altro un progetto di imprenditorialità femminile.
Poche centinaia di euro bastano a una donna per mettere in piedi una piccola azienda. Quella che ho visto io nel 2008 era una sorta di cooperativa che fabbricava gioielli d'argento. In questo modo le donne si liberavano dalla dipendenza dall'uomo e, almeno per qualche ora al giorno, perfino dal burqa. Questo è solo uno dei molti esempi di “soft power” dell'Ue. Quello più di successo è aver fatto entrare nel club 3 ex dittature del Sud (Spagna, Portogallo e Grecia) e 8 paesi dell'ex blocco sovietico (la cosiddetta Europa dell'Est). C'è ancora qualcuno che si ricorda che in Spagna c'era la dittatura?
10. Così piena di difetti, l'Ue permette a un ragazzo sardo di aprire una pizzeria a Bruxelles senza passare dalla casella minatore
Per me la pizza e chi ci sta dietro è la parte più straordinaria dell'Ue. Fino a qualche anno fa, mangiare una buona pizza a Bruxelles era impossibile, malgrado i 700 mila belgi di origine italiane presenti in Belgio. Non è solo questione di mozzarella e pomodoro, farina doppio zero. Il fatto (semplificato) è che prima dell'Ue, per emigrare in Belgio, bisogna passare dalla casella minatore. Dieci anni prima del Trattato, nell'aprile 1947 venne firmato a Roma il protocollo italo-belga che sostanzialmente stabiliva l'invio dall'Italia di 2 mila minatori a settimana in cambio di carbone dal Belgio.
Senza farla troppo lunga, una volta andati in pensione per anzianità o invalidità o chiusura delle miniere, molti italiani hanno aperto delle pizzerie, ma di qualità piuttosto scadente. Ma il punto è un altro. In sostanza per fare il pizzaiolo in Belgio dovevi essere passato dal protocollo sui minatori, o giù di lì: quote, visite mediche, lista redatta da un funzionario, viaggio in treno o in autobus come su un carro bestiame, condizioni di vita e di lavoro tremende, prima di realizzare un piccolo sogno. Oggi, grazie all'Ue e alla libera circolazione dei lavoratori e delle persone, non è più così.
Se le cose nel tuo paese non vanno tanto bene, si prende lo zaino, un volo Ryanair e si parte per un altro Stato membro. Per tre mesi puoi cercare lavoro o mettere in piedi la tua attività, senza che nessuno possa dirti nulla. E così a Bruxelles è arrivata una buona pizza. Merito di un ragazzo sardo che, dopo un'esperienza non felice a Berlino, si è trasferito nella capitale belga, si è messo a importare prodotti di qualità (mozzarella, pomodoro, farina), ha aperto una pizzeria in un locale da 25 coperti senza molte pretese e ha vinto il premio miglior pizza del Belgio.
La pizzeria è sempre piena, una margherita costa 10 euro, ma c'è la fila perché una volta al mese vale la pena fare un investimento per una buona pizza. Il ragazzo italiano poi ha aperto anche un ristorante e da lavoro a almeno sei giovani italiani, che se fossero rimasti in Italia con ogni probabilità rientrerebbero nella categoria disoccupati. Bruxelles è piena di giovani italiani nelle stesse condizioni, che spesso al governo italiano non risultano nemmeno come “emigrati” perché non sanno che ci sarebbe l'obbligo di iscriversi all'Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero, ndr). Magari un giorno torneranno in Italia, o forse no. Ma il fatto che è grazie all'Ue hanno l'opportunità di cercare di realizzare i loro sogni senza dover passare dalla casella minatore.