La firma del memorandum d'intesa sancisce l'ingresso dell'Italia nel grande progetto cinese della Nuova via della seta noto anche come Belt & Road Initiative (BRI). La visione che il governo cinese ha per la BRI è quella di far rinascere in versione moderna la vecchia via della seta, che rinasce non nei suoi connotati strettamente geografici, poiché tutti gli stati interessati possono aderirvi, ma nel suo spirito di mezzo di comunicazione e cooperazione tra l'occidente e la Cina.
Si tratta in generale di un progetto plastico e malleabile, sia nella sua forma che nei suoi contenuti. La forma è quella di un generale memorandum, espressione di interessi e buoni propositi e contenitore di possibili settori di interesse reciproco, ma che non prevede vincoli concreti e specifici. La sua funzione è appunto quella di cornice.
I contenuti della BRI sono indicati con la generale espressione "priorità della collaborazione" e sono: coordinamento politico, connessione dei servizi e strutture, mercato senza ostacoli, integrazione finanziaria, legami tra singoli. Tale plasticità è ricercata ed è funzionale alla bilateralità della natura di tale collaborazione.
La BRI non prevede un modello di memorandum da applicare a tutti i Paesi, ma si basa su accordi bilaterali, sulla contrattazione specifica con i singoli Paesi al fine di garantire la realizzazione del reciproco vantaggio e mutuo beneficio. Per la relazione Italia-Cina i temi sono molti: dalla moda alle infrastrutture, dalla circolazione di beni al turismo, dalla storia alla cultura alla cooperazione scientifica, ai prodotti alimentari ecc. e saranno oggetto di ulteriori accordi specifici. Inoltre la firma del memorandum significa anche consolidare i rapporti che già sono in corso nell'ottica dei valori e degli ideali della BRI.
La BRI si presenta come un progetto pluralistico, aperto, flessibile. Per questo motivo desta perplessità, proprio perché non è confinabile e quindi definibile. I cinesi, coerentemente con il loro pensiero filosofico, guardano alle circostanze concrete e all'attualizzazione del loro potenziale. Ciononostante, l'esigenza di creare degli standard per la comprensione reciproca, di armonizzazione e di promozione di politiche, nonché la standardizzazione delle stesse cooperazioni attive in vari paesi è sempre più avvertita, tanto da essere individuata come uno degli obiettivi strategici per il piano di azione della BRI per il biennio 2018-2020.
Questo prevede la realizzazione di standard internazionali di sviluppo per il 2020. A questi standard internazionali il governo cinese affianca, nello stesso documento, la creazione di standard interni legati allo sviluppo demografico, alla manifattura, alla qualità dei prodotti, tutti da realizzarsi entro il 2020.
Se guardiamo ai precedenti memoranda e al diritto applicabile alla BRI e alle strutture che le ruotano intorno, la più importante la Asian Infrastructure Investment Bank, non vediamo particolari diversità o pericoli. Troviamo invece richiami allo Statuto delle Nazione Unite e ai suoi principi, ai diritti umani, al diritto internazionale, agli organi arbitrali internazionali, alla convenzione di Washington del 1965, all'UNCITRAL, alla Corte Internazionale di Giustizia. Il governo cinese stesso richiama le aziende cinesi, attive all'estero, al rispetto di tali norme.
I memoranda si poggiano dunque su strumenti di contrattazione e su una struttura giuridica già esistenti e ben noti alla comunità degli stati. Inoltre la Suprema Corte del Popolo ha istituito, al suo interno, corti del commercio internazionale con speciale competenza per casi legati alla BRI. La stessa corte inoltre ha dato inizio alla raccolta e pubblicazione di casi modello legati alla BRI per l'uniformazione dell'applicazione del diritto.
Questi obiettivi economici sono legati alla visione del mondo del Partito comunista cinese, che auspica lo sviluppo di una comunità per il destino del genere umano, basata sulla condivisione, sulla tolleranza e sulla conoscenza reciproca. Da qui anche la grande enfasi sugli scambi culturali, sulle relazioni tra individui, sul dialogo.
Confucio diceva: "entro i quattro mari siamo tutti fratelli". Se guardiamo al continente euroasiatico, oggi come ieri percorso dalla via della seta, vediamo una grande comunità fraterna. La storia dell'Italia e quella della Cina sono ricche l'una dell'altra. Merci, idee, credi, filosofie, invenzioni hanno percorso instancabilmente la via della seta da un capo all'altro. Quello che stiamo facendo noi oggi altro non è se non riscoprire ed ereditare la nostra storia, le nostre radici comuni, in chiave moderna.