La pubblicazione del volume 'Fozza Cina' (Baldini e Castoldi, 2017) scritto da Sabrina Carreras e Mariangela Pira avviene in modo puntuale proprio pochi giorni dopo la declinazione di un dibattito sulla stampa italiana e internazionale circa la crescente offensiva degli investimenti cinesi all’estero.
Fozza Cina racconta di un processo evolutivo, del cambio di passo con cui la Cina ha deciso di rivolgersi al resto del mondo nel contesto economico ma anche e soprattutto in quello geo-politico. Il volume intende fornire diverse chiavi di lettura di questo fenomeno attraverso la narrazione di diversi casi di acquisizioni simbolo avvenute nel nostro paese, iniziando dagli esempi maggiormente conosciuti dai più, quali l’acquisto di Inter e Milan da parte di imprenditori cinesi.
Le imprese cinesi investono in Italia
Ma nel raccontare queste storie non dimentica di fare il punto della situazione sull’importanza della presenza di molte altre società cinesi che hanno investito nel nostro paese salvando spesso imprese italiane in crisi di liquidità. Esse assicurano oggi lavoro diretto ad almeno 14,000 addetti, senza contare l’indotto. Non si deve pensare tuttavia secondo le autrici ad un esercito della salvezza. Gli investimenti cinesi in Italia così come nel resto d’Europa sono sempre ponderati. Essi fanno tesoro dell’esperienza di alcune imprese che con coraggio, ma senza una preparazione culturale adeguata, si sono affacciate nel nostro continente all’inizio del millennio in corso. Gli errori che queste hanno compiuto sono serviti a tracciare una traiettoria che ha consentito a chi è arrivato dopo di trarre enormi benefici.
E’ interessante pertanto percorrere insieme a Carreras e Pira la storia di investimenti (Benelli e Ferretti tra gli altri) che hanno attraversato momenti di difficoltà ma che hanno anche mostrato la serietà con cui la proprietà cinese è stata determinata a risolverli. Le autrici consegnano pertanto al lettore numerosi elementi che facilitano un cambio di prospettiva. Tutto ciò è necessario a facilitare l’incontro tra due culture diametralmente opposte ma che sono portate ad attrarsi. Anche in tale contesto le cose stanno cambiando. Un esercito di studenti cinesi frequenta le Università italiane non solo come accaduto soprattutto nella prima fase di questo fenomeno diplomandosi nelle discipline artistiche e culturali, ma soprattutto accedendo ad aree di competenza che spaziano dall’innovazione tecnologica all’approccio creativo multidisciplinare.
L'acquisizione di Pirelli
L’esempio più emblematico del cambiamento di approccio cinese è naturalmente rappresentato dall’investimento più importante in Italia, l’acquisizione di Pirelli da parte di ChemChina. L’affare del secolo viene tuttavia dissezionato dalle autrici per farci meglio comprendere che almeno per il momento questa operazione porta benefici a tutti. Ai cinesi che si impadroniscono di tecnologie di altissimo livello attraverso una velocissima scorciatoia e agli italiani che diventano partner di un gruppo dalle dimensioni tali da poter rimanere a competere nel mondo contro pochissimi altri attori del settore.
Nel volume scorrono punti di vista, esperienze ed idee di protagonisti italiani nel contesto delle relazioni italo-cinesi. Ci aiutano a chiarire meglio i perché’ di certi errori ma anche le grandi opportunità che restano alla nostra portata. Rimane sempre il timore di vedere le imprese italiane depredate del loro saper fare, soprattutto dopo che la Cina ha avviato l’implementazione del suo programma Made in China 2025, ma la casistica degli investimenti cinesi all’estero è troppo recente per potere condurre analisi approfondite. Ci sono tuttavia segnali circa la serietà dell’ingaggio da parte della Cina verso il nostro Paese, con investimenti rilevanti che hanno sin qui portato benefici a entrambe le parti. L’investimento in CDP Reti, quello in Ansaldo Energia e le partecipazioni in molte grandi aziende quotate in borsa oltre la soglia del 2%, e di conseguenza l’obbligatorietà della comunicazione ai mercati da parte della Consob, portano a pensare che la presenza cinese in Italia sia stabile.
Un rapporto equo è possibile
Non possono mancare nel volume i temi riguardanti la nuova offensiva diplomatica lanciata dal Presidente Xi Jinping. L’iniziativa Belt and Road, il programma teste’ citato Made in China 2025 volto a trasformare il paese in una superpotenza industriale dell’alta tecnologia e dei nuovi settori, la creazione della Banca Asiatica di Investimento nelle Infrastrutture (AIIB) fino al progetto del collegamento ferroviario cinese con quello delle principali stazioni dell’Europa. Le autrici enfatizzano la portata di tali iniziative soprattutto perché dimostrano un nuovo approccio della Cina verso la sua politica estera, senza però dimenticare le insidie che le stesse nascondono, evidenziando come ancora oggi vi sia una mancanza di reciprocità in molte delle relazioni economico-commerciali tra Europa e Cina.
Nel volume ci sono anche le mille speranze di costruire un rapporto equo tra Italia e Cina. Si raccontano le missioni maggiormente strutturate dei rappresentanti del nostro governo in Cina fino a quella più significativa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Missioni con le quali si riportano a casa idee, e progetti da costruire insieme quali ad esempio la creazione di un hub portuale nel nostro paese che funga da punto di raccordo per il resto dell’Europa.
Tutto il resto è cronaca delle ultime settimane, le voci sugli interessi della Great Wall Motor verso FCA, il nervosismo dei paesi più colpiti dall’ondata di investimenti cosiddetti anomali, Italia Francia e Germania, alla ricerca di strumenti che consentano di monitorare il fenomeno senza però volere deteriorare i rapporti con il grande drago, diventato oggi più che mai indispensabile compagno di viaggio.