Il recente annuncio di Alibaba di tenere a Detroit il 20 e 21 giugno 2017 una conferenza di due giorni per insegnare ai produttori americani come fare breccia nel mondo dell'e-commerce, puntando alla realizzazione della promessa fatta da Jack Ma al Presidente Donald Trump all'indomani della sua elezione di creare opportunità per un milione di piccoli imprenditori, ci offre l'occasione per commentare il volume Alibaba. The House that Jack Ma built (HarperCollins Publisher, 2016) scritto da Duncan Clark.
Chi è davvero Jack Ma
Siamo abituati a leggere di Jack Ma ormai quasi quotidianamente. Lo vediamo a fianco di personalità del mondo degli affari, della cultura e della politica. E' un influencer che si misura sullo stesso piano di "stelle" della new economy quali Bill Gates, lo scomparso Steve Jobs e molti altri. Con loro condivide anche la predisposizione alla filantropia. Lo vediamo sempre sorridente nelle sue apparizioni pubbliche con quella ingenua faccia d'angelo, che rassicura e incoraggia noi stessi ad intraprendere iniziative e sfide simili a quelle che vedono in lui un grande protagonista.
Ma chi sia veramente Jack Ma e quali tappe fondamentali abbiano segnato la sua ascesa nell'olimpo prima dell'e-commerce e poi dei settori a supporto di tali piattaforme ce lo racconta bene Clark che lo ha conosciuto sin dai suoi primi passi. Oggi la vendita dei prodotti online (all’ingrosso e al dettaglio) rappresentano quasi solo un pretesto per generare ben più lucrativi guadagni nei settori della logistica (attraverso il suo investimento in China Smart Logistics) e della finanza (con Alipay, un portafoglio virtuale simile a Paypal), e che umiliano gli attori pubblici a cui inizialmente “Jack Magic” si era rivolto (vedi ad esempio China Post). Ma non si tratta solo di una grande quantità di denaro che si sposta in comparti strategici, quanto il controllo e l’utilizzo dell’enorme volume di dati che ad esso sono agganciati.
Da insegnante d'inglese a gigante dell'ecommerce
Tutto ha inizio con la grande visione di una squattrinato insegnante di inglese in una università minore della sua città, mai capace di ottenere voti adeguati per entrare in una di quelle più prestigiose. Jack fonda una società di traduzioni, che decolla una volta che ne percepisce il potenziale di affidarne la visibilità attraverso la rete, già ragionevolmente evoluta negli USA, ma completamente sconosciuta nel suo paese. In seguito, prima allarga il perimetro dei suoi servizi, ottenendo l’esclusiva di creare pagine web in Cina, e successivamente promuove il progetto delle prime pagine gialle online.
La svolta avviene quando Jack intuisce che esiste la necessità di collegare una moltitudine di soggetti con uno o più prodotti da vendere a una crescente società di consumatori sempre più esigenti e poco propensi ad attendere per entrarne in possesso.
Il resto lo fa la sua attrazione verso il nuovo mondo, quello dell'information technology, di internet e della new economy, in un periodo storico in cui la Cina si apre al mondo ma rimane ancora riluttante ad utilizzare piattaforme che non conosce a fondo e non padroneggia. Il successo di Jack è stato quello di sperimentare, in assenza di una chiara normativa e in una fase di declino del settore delle società di stato, nuovi strumenti di promozione delle sue iniziative, salvo poi aggiustare il tiro ogni qualvolta dall'amministrazione centrale apparissero segnali di nervosismo. Va aggiunta una certa caparbietà giovanile nell'insistere ed osare fino a raggiungere l'obiettivo di trovare fidati collaboratori e finanziatori che avrebbero creduto nel suo sogno.
Luci e ombre di una storia di successo
Il volume sviscera tutti gli episodi della difficile scalata di Jack al successo e racconta la realizzazione di una visione. Dall’amicizia con la famiglia australiana Morley in visita per turismo a Hangzhou e che lo “adotta a distanza”, fino ai primi fallimenti durante viaggi negli USA, e alla lotta per emergere in un momento di grande euforia ma anche di ripetute umiliazioni.
Le diffidenze del potente ministero dell’Industria dell’Informazione (oggi MIIT), i difficili rapporti con Goldman Sachs e quelli più idilliaci con Softbank, la controversa quotazione alla borsa di Wall Street, l’umiliazione inferta a Ebaye i veleni nel rapporto con Yahoo, tutto questo ci viene raccontato con dovizia di particolari nel volume di Clark.
Ma va sottolineato che accanto al successo consolidato di Taobao e di Tmall (il suo braccio rivolto alle transazioni internazionali) non vi sono solo le luci che spesso occupano le pagine dei giornali e i media, ma anche qualche ombra. Taobao è spesso accusato di offrire prodotti contraffatti e di non adottare una stretta politica di controllo degli utenti venditori che ne popolano la piattaforma. Non solo per un certo periodo è stata inserita negli Stati Uniti nella “Notorious Market List” delle società colpevoli di trattare prodotti contraffatti, ma nel 2015 un contenzioso con la China State Administration of Industry and Commerce (SAIC) ha fatto temere che il sodalizio Governo-Alibaba stesse per incrinarsi a causa degli stessi motivi.
La stessa cosa vale per il chiacchierato spin off che Alibaba ha compiuto, scorporando il lucrativo business finanziario di Alipay da quello di Alibaba e concentrando nelle mani di Jack e in quelle di pochi altri gli strumenti di prestito e pagamento telematico. Senza dimenticare l’acquisizione della proprietà del South China Morning Post, il principale organo di stampa di Hong Kong, inteso da molti come una iniziativa per aiutare Pechino a mitigare le critiche nei confronti del governo.
"Jack Magic" è prima di tutto un uomo d'affari
Sfatiamo infine, una volta per tutte, il mito che “Jack Magic” possa intervenire in aiuto degli ambiziosi progetti per il futuro del mondo occidentale. Corteggiato dai governi, fino a diventare addirittura uno dei Consiglieri Economici del Primo Ministro David Cameron, osannato dalla stampa specializzata e dagli addetti ai lavori che sperano di entrare nella sua sfera di influenza, spesso ci dimentichiamo che Jack Ma è prima di tutto un uomo d’affari e come tale vaglia le sue scelte strategiche. Noi faremmo diversamente?