Lo ha messo nero su bianco. Se questa volta gli fosse andata male, sarebbe partito in cerca di fortuna. Destinazione Europa. E ha motivato la sua scelta: “Nel mio paese c’è uno scarto tra i discorsi politici a favore della gioventù e la realtà, la precarietà del lavoro e, tutto ciò, ti incoraggia a sperare in un futuro migliore in occidente. Sono pronto a tutto pur di partire”. Quando sei mortificato nelle tue aspirazioni e i sogni si infrangono su un muro di gomma fatto solo di parole e corruzione, non ti rimane altro che scappare.
Da due anni Marius ha creato un’associazione chiamata “giovani della spiaggia” che si è occupata della pulizia del litorale oceanico di Grand Bassam in Costa d’Avorio. Ma il suo sogno era quello di poter trasformare un’associazione in una vera e propria impresa dedicata alla pulizia del litorale e della città. Un’idea semplice, perché nessuno si occupa in maniera sistematica della spiaggia, tranne i resort che puliscono il loro spazio, sotterrando i rifiuti sotto la sabbia. Un’idea che, oltre a salvaguardare l’ambiente, poteva incentivare il turismo sul litorale.
L’idea piaceva, ma nessuno aveva intenzione di investire nell’impresa, tanto da scoraggiare Marius, fargli accantonare i sogni, e fargli mulinare in testa l’idea di lasciare il paese e trovare fortuna altrove. Un’idea che, per altro, passa per la testa di migliaia di giovani ivoriani. Al sindaco della città piaceva molto l’impresa, ma soldi da investire nessuno.
Marius si è trovato di fronte a un bivio: partire oppure continuare a sperare e sognare. Sperare in cosa? In un miracolo? L’associazione è stata fondata con altri due suoi amici. Riceve un finanziamento di 200mila franchi cfa (circa 300 euro). Soldi che avrebbero dovuto far decollare l’attività. E invece hanno rappresentato un altro fallimento. I due amici, ricevuti i soldi, se la sono data a gambe. Si sono accontentati della misera somma. Marius, invece, è rimasto tenace e fedele al suo progetto, anche se l’idea di partire prendeva sempre più corpo.
La svolta, tuttavia, arriva. Arriva grazie all’incontro con Diabaté Samoudian, dell’Istituto ivoriano per l’impresa, e con una delle tante vituperate Ong presente sul territorio, che anziché incoraggiarlo a partire, come certa propaganda fa credere ai cittadini italiani, lo ha convinto a rimanere, a presentare il suo progetto a un concorso per startup, proprio teso a incoraggiare la creazione, da parte dei giovani, di imprese.
Marius ha ritrovato speranza e voglia di rimanere nel Paese grazie al progetto “startup giovani” finanziato dal ministero dell’Interno italiano - nulla a che vedere con l’attuale gestione del Viminale - e con la Regione Piemonte cofinanziatrice, oltre che al Comune di Vinovo e dell’Associazione Vinovo per l’Africa e all’ong che segue i progetti in Costa d’Avorio, Comunità Abele. L’obiettivo del progetto è quello di aiutare i giovani a rimanere nel paese africano sostenendoli a investire nel proprio futuro.
Un lavoro accurato. Prima è stata fatta un’inchiesta sulle politiche dello Stato sulla formazione e l’inserimento dei giovani, una campagna di sensibilizzazione contro l’immigrazione clandestina, seminari per funzionari e operatori della società civile e, infine, la formazione all’imprenditorialità per 120 giovani e la realizzazione di più di 40 progetti. Tra questi ne sono stati scelti sei, per fattibilità, tra i quali quello di Marius, proprio dedicato alla creazione di un’impresa per la pulizia delle spiagge di Grand Bassam e la raccolta dei rifiuti anche casa per casa.
I sei progetti finanziati, e premiati dall’ambasciatore italiano in Costa d’Avorio, Stefano Lo Savio, hanno riguardato i settori dell’energia solare applicata all’agricoltura, la sartoria, l’elettronica delle auto, l’acquacoltura e l’ambiente. Ora sei giovani hanno nelle mani il loro futuro. Una testimonianza? Forse. Ma per quei giovani è davvero la possibilità di realizzare un sogno, sapendo di non essere soli, consapevoli che ora, davvero, è meglio rimanere nel loro paese, anziché cercare fortuna con i “viaggi della speranza”. Marius ne è convinto ed è pure consapevole che “l’imprenditorialità resta una delle migliori vie per permettere all’Africa di far fronte alle grandi sfide del nostro mondo.
Ma non solo. Tutto ciò può essere anche un esempio per incoraggiare altri giovani come me a investire nel nostro paese, a diventare protagonisti del nostro futuro. Sono convinto che l’unico cammino a nostra disposizione contro la tratta di esseri umani, contro il razzismo e lo sfruttamento economico, sia questa”. Vedremo se la Costa d’Avorio sarà in grado di cogliere e incoraggiare altri giovani a “intraprendere” e, soprattutto, a sostenere questi sei giovani nella creazione della loro impresa.