(AGI) - CdV, 25 apr. - Alla vigilia della canonizzazione delPapa polacco, come negli ultimi tempi del suo Pontificato, igiornali fanno a gara per osannarlo come merita. Lo rileva l'exvicedirettore Gianfranco Svidercoschi, per il quale pero' "adire la verita', gli inizi non furono per niente facili" quantoal rapporto con la stampa. "Gia' nei primi mesi del pontificato- ricorda il giornale della Santa Sede - si scateno' unaviolenta campagna contro il nuovo Papa e il suo presuntotentativo di voler imporre il 'modello polacco' di sacerdozioall'intera Chiesa universale". "Giovanni Paolo II - sottolinea Svidercoschi - rispose conmolta fermezza durante il suo primo ritorno nella terra natale,nel giugno del 1979, parlando al clero a Czestochowa. Ma, diquella risposta, un po' tutti i commentatori si limitarono aprendere in considerazione soltanto la parte relativa alcelibato". "Per Karol Wojtyla - invece - il sacerdozio avevapoco o niente di clericale". Per lui la Chiesa, ricorda ilgiornalista nella premessa alla nuova edizione, "non eraassolutamente una casta a parte, separata dagli uomini, lontanadai loro problemi quotidiani". Nella sua visione, "i fedeli,come aveva detto in una intervista del 1972, quand'era ancoraarcivescovo di Cracovia, non hanno bisogno di funzionari dellaChiesa o di efficienti dirigenti amministrativi, ma di guidespirituali, di educatori". Dedicato alla sua vocazione sacerdotale maturata anche nelperiodo in cui era stato un operaio, Papa Wojtyla in "Dono eMistero" e' riuscito, ricorda il coautore, "a mettere nelgiusto risalto la continuita', una straordinaria continuita',che esiste tra il periodo della preparazione al sacerdozio, delministero presbiterale-episcopale, e il periodo delpontificato". Ed e' impossibile, conclude Svidercoschi,"comprendere la figura di Giovanni Paolo II, e la sua operaalla guida della Chiesa universale, se non si tiene presente ilretaggio di fede, di cultura e di storia, una storia spessotragica, che ha recato con se' dalla sua Patria. E neppure sipuo' capirlo, questo pontificato, senza risalire alle radicidella vocazione di Karol Wojty?a, alle esperienze che havissuto, alle prove che ha affrontato: la famiglia anzitutto, elo scenario sia religioso che culturale sociale della Poloniadegli anni Trenta, e la ricerca teologica e filosofica, ilteatro, il lavoro, e quindi la guerra, la Shoa', l'averconosciuto in prima persona i totalitarismi del XX secolo,infine il ministero pastorale, l'episcopato, la partecipazioneal Concilio". (AGI).