(AGI) - CdV - La Chiesa si privinon solo del superfluo, ma anche del necessario, per alleviarela miseria dei sofferenti vicini e lontani: "di fronte ai casidi bisogno, non si possono preferire gli ornamenti superfluinelle chiese e la suppellettile preziosa del culto divino; alcontrario potrebbe essere obbligatorio alienare questi beni perdare pane, bevande, vestito e casa a chi ne e' privo". A chiederlo e' proprio Papa Wpjtyla nella sua enciclica sociale -cento pagine a stampa - pubblicata il 19 feb 1988 in diverselingue. L'iniziativa del pontefice, anche se in linea conl'insegnamento sociale della chiesa e con la "populorumprogressio" di Paolo VI, appare clamorosa anche perche' chiedeuna applicazione pratica di questa sua direttiva, ed in undocumento solenne quale e' una enciclica rivolta a tutta lachiesa: fedeli, vescovi, sacerdoti e religiosi sparsi in ogniparte del mondo. "Per parte mia - dice il Papa, riferendosialla sua direttiva ed all'insegnamento sociale della chiesa ingenere - desidero insistere ancora sulla sua gravita' eurgenza, implorando dal signore forza a tutti i cristiani perpoter passare fedelmente all'applicazione pratica".
L'enciclica di Papa Wojtyla, daltitolo "la sollecitudine sociale della chiesa ...", vede laluce a venti anni dalla "Populorum progressio", di"perdurante attualita"', anche perche' l'esigenza digiustizia e' ancora profondamente insoddisfatta. "Disattenderetale esigenza - dice il Papa - potrebbe favorire l'insorgere diuna tentazione di risposta violenta da parte delle vittimedell'ingiustizia, come avviene all'origine di molte guerre. Lepopolazioni escluse dalla equa distribuzione dei beni,destinati originariamente a tutti, potrebbero domandarsi:perche' non rispondere con la violenza a quanti ci trattano perprimi con la violenza? E se si esamina la situazione alla lucedella divisione del mondo in blocchi ideologici - gia'esistente nel 1967 - e delle conseguenti ripercussioni edipendenze economiche e politiche, il pericolo - ammonisce ilPapa - risulta ben maggiore". Alla divisione econtrapposizione dei blocchi est-ovest, causa fra l'altro digrave ritardo nel processo dello sviluppo, l'enciclica dedicaampio spazio. "La contrapposizione - dice Papa Wojtyla - e'innanzitutto politica, in quanto ogni blocco trova la propriaidentita' in un sistema di organizzazione della societa' e digestione del potere che tende ad essere alternativo all'altro;a sua volta la contrapposizione politica trae origine da unacontrapposizione piu' profonda, che e' di ordine ideologico". L'occidente si ispira ai principi del capitalismo liberista,mentre in oriente c'e' un sistema ispirato al collettivismomarxista. Ciascuna delle due ideologie ha proposto e promuove,sul piano economico, forme antitetiche di organizzazione dellavoro e di strutture della proprieta'. Era inevitabile che lacontrapposizione ideologica evolvesse in una crescentecontrapposizione militare, dando origine a due blocchi dipotenze armate, ciascuno diffidente e timoroso del prevaleredell'altro.
Nel documento il Papa condannaduramente anche il commercio delle armi, "che circolano conquasi assoluta liberta' nelle varie parti del mondo", e ilfenomeno del terrorismo inteso come proposito di uccidere edistruggere indistintamente uomini e beni e di creare appuntoun clima di terrore e di insicurezza: "anche quando si adducecome motivazione di questa pratica inumana - dice il Papa - unaqualsiasi ideologia o la creazione di una societa' migliore,gli atti di terrorismo non sono mai giustificabili". Nonmanca, nell'enciclica, una severa condanna delle diverse formedi sfruttamento e di oppressione economica, sociale, politicaed anche religiosa della persona umana e dei suoi diritti;delle discriminazioni di ogni tipo, specialmente quella piu'oDiosa fondata sulla differenza razziale. Ma nel mondo d'oggi,e l'enciclica lo rileva, viene spesso soffocato il diritto diiniziativa economica: "l'esperienza ci dimostra che lanegazione di un tale diritto o la sua limitazione in nome diuna pretesa eguaglianza di tutti nella societa' riduce, oaddirittura distrugge di fatto lo spirito di iniziativa, cioe'la soggettivita' creativa del cittadino". Di conseguenza,sorge un livellamento in basso: "al posto dell'iniziativacreativa nasce la passivita', la dipendenza e la sottomissioneall'apparato burocratico che, come unico organo disponente edecisionale - se non addirittura possessore - della totalita'dei beni e mezzi di produzione, mette tutti in una posizione didipendenza quasi assoluta che e' simile alla tradizionaledipendenza dell'operaio-proletario dal capitalismo". Una talesituazione ha le sue conseguenze anche dal punto di vista deidiritti delle singole nazioni: "infatti accade spesso che unanazione - ed il Papa pensa quasi certamente anche alla 'sua'polonia - viene privata della sua soggettivita', cioe' dellasovranita' che le compete nel significato economico ed anchepolitico-sociale e in un certo qual modo culturale, perche' inuna comunita' nazionale tutte queste dimensioni della vita sonocollegate tra di loro". A questo punto, il Papa ribadisce che"nessun gruppo sociale, per esempio un partito, ha diritto diusurpare il ruolo di guida unica, perche' cio' comporta ladistruzione della vera soggettivita' della societa' e dellepersone-cittadini, come avviene in ogni totalitarismo".
Nell'enciclica vengono ribaditil'opzione preferenziale per i poveri e il principio tipicodella dottrina sociale cristiana: i beni di questo mondo sonooriginariamente destinati a tutti, ed il diritto allaproprieta' privata e' valido e necessario ma non annulla ilvalore di tale principio: su di essa, infatti, grava un'ipotecasociale. Papa Wojtyla considera, quindi, indispensabile unaserie di riforme: del sistema internazionale di commercio,ipotecato dal protezionismo e dal crescente bilateralismo; delsistema monetario e finanziario mondiale oggi riconosciutoinsufficiente; e ribadisce la necessita' di una revisione dellastruttura delle organizzazioni internazionali esistenti nellacornice di un ordine giuridico internazionale. "Altre nazioni- aggiunge - hanno bisogno di riformare alcune ingiustestrutture e, in particolare, le proprie istituzioni politiche,per sostituire regimi corrotti, dittatoriali o autoritari conquelli democratici e partecipativi".
Nelle conclusioni il Papa si rivolge a tutti, uomini edonne senza eccezione, perche', convinti della gravita' delmomento presente e della rispettiva, individualeresponsabilita', mettano in opera, con l'uso dei beni, lapartecipazione come cittadini, il contributo alle decisionieconomiche e politiche e il proprio impegno nei piani nazionalie internazionali, le misure ispirate alla solidarieta' eall'amore preferenziale per i poveri. l'appello si rivolgeanche agli ebrei, ai musulmani e a tutti i seguaci delle grandireligioni del mondo.