(AGI) - CdV - Sulla pena di morte "il Catechismo della Chiesa Cattolica sara' riscritto in base a questa enciclica". Lo ha annunciato il prefetto della Congregazione della dottrina della fede Ratzinger alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, il 30 marzo 1995. Il Porporato ha spiegato che alla pena di morte l'Enciclica dedica poche pagine perche' non e' un trattato di morale generale, ma vi e' chiara la precisazione che il comandamento non uccidere "ha valore assoluto e non ammette eccezioni". "La difesa contro l'ingiusto aggressore - ha aggiunto - non e' un'eccezione al comandamento, ma un atto di genere diverso nella sua essenza perche' il comandamento deve essere difeso contro di lui". Ratzinger ha ricordato che "anche la pena di morte ha trovato la sua giustificazione a partire da questo concetto fondamentale della difesa della dignita' dell'essere umano e dei diritti dell'uomo contro chi li calpesta. Il Papa - ha voluto distinguere Ratzinger - non esclude che possa esistere questa situazione, nella quale l'ordine pubblico e la sicurezza del singolo non possono piu' essere difese in altro modo. Ma le sue riserve nei confronti della pena di morte sono ancora piu' forti di quelle gia' fatte presenti nel Catechismo". Nell'Enciclica, infatti, si sottolinea che riguardo alla pena di morte "nella societa' come nella Chiesa esiste una tendenza che ne chiede una applicazione assai limitata ed anzi una totale abolizione". E sull'aspetto principale, se la pena di morte sia cioe' applicabile, il Papa scrive: "oggi questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti".