AGI - Alejandro Tabilo, il primo semifinalista degli Internazionali d'Italia è la prova vivente che la vita ha più fantasia di noi (e degli organizzatori di questa imprevedibile edizione). Il cileno già soprannominato "Tapiro" dal pubblico del Foro in astinenza da big che non lo conosceva e che oggi non ha preso benissimo la fine del programma diurno alle 16.45 (dopo i veloci due match Sabalenka-Ostapenko e, appunto, Tabilo-Zhang) è il nome che nessuno, lui per primo, avrebbe mai potuto prevedere in semifinale: "Sto vivendo un sogno, nessuno di noi (cioè il suo box) ci credeva" ha detto emozionatissimo a bordo campo al microfono di Diego Nargiso dopo aver lanciato la racchetta a terra e stretto la mano al cinese dal nome impronunciabile, Zhizhen Zhang (non a caso si fa chiamare ZZZ) anche lui un underdog.
Ad aprile Tabilo aveva vinto il Challenger di Aix en Provence, a Madrid aveva perso subito con il nostro Flavio Cobolli, l'anno scorso non era neanche tra i primi cento. E quando, prima di giocare per il suo Cile scendeva in campo per il Canada dove era emigrato suo padre e dove è nato e cresciuto, pesava 25 chili in più di oggi. Tornato in Cile ne aveva addirittura persi 35, arrivando a 65 tanto che venne fermato tre mesi per fargli riprendere il tono muscolare che aveva perso. Adesso, a quasi 27 anni (li compie a giugno) ha agguantato la prima semifinale della sua vita in un Master 1000 e senza mai perdere un set mettendo in fila, a forza di drop shot e colpi piazzatissimi, Hanfman, Djokovic, Kashanov e oggi Zhang.
Ovvio che la partita della vita, quella da raccontare ai nipoti, sia stata quella contro il numero uno del mondo: chiusa con un 6/2-6/3, risultato che si spiega solo in parte con l'annebbiamento del serbo causa borraccia piombatagli sul cranio alla fine del suo primo match sul Centrale. Adesso per Tabilo le cose si fanno un po' più complicate. In semifinale sabato incontrerà il vincente del match tra Sasha Zverev e Taylor Fritz. Ma visto l'aria che tira per lui a Roma, chissà, forse Tabilo potrebbe consegnare il Tapiro al suo più quotato avversario.