AGI - Niente da fare per Jannik Sinner nelle semifinali di Wimbledon, terzo torneo dello Slam alle battute conclusive sull'erba londinese. Il tennista altoatesino, testa di serie numero 8, si è arreso al serbo Novak Djokovic, seconda forza del tabellone, in tre set con il punteggio di 6-3 6-4 7-6(4), maturato dopo due ore e 46 minuti di gioco. Nella seconda semifinale se la vedranno lo spagnolo Carlos Alcaraz, numero 1 del ranking mondiale e del seeding, e il russo Daniil Medvedev, terza testa di serie del torneo.
Il match (di Antonella Piperno)
A volte la realtà è dura da guardare in faccia. Dopo la semifinale di Wimbledon in cui Novak Djokovic ha sconfitto Jannik Sinner in tre set (6-3 6-4 7-6) è onesto ammettere che l'azzurro non ha ancora i mezzi per avere la meglio sul grande serbo. Nulla di male o di non recuperabile: Djokovic, 36 anni, è nella terza fase della sua straordinaria carriera, Sinner, 21, nella prima. Il tempo spesso sposta i confini e corregge le rotte. In futuro Jannik potrà anche sbarcare a una finale Slam: sostanzialmente è oggi improbabile che ciò accada.
Sinner non è riuscito a mettere in difficolta' Djokovic perché il suo gioco, al di la' delle dichiarazioni pre-match, non comprende armi che possano impensierire un giocatore delle levatura di Nole. A rete Jannik è andato pochissimo (conquistando tra l'altro punti preziosi) ma soprattutto ha sbagliato troppo, soprattutto di dritto e soprattutto nei momenti importanti.
È proprio nella gestione dei punti cruciali che fra i due c'e' un abisso: quando si è trovato nel secondo gioco del terzo set a disporre di due pesantissime palle break Sinner è stato sottoposto dal serbo al trattamento Federer (quello che gli permise di annullare allo svizzero due palle match nella finale 2019 dei Championships): su quel terreno Djokovic non sbaglia e fa pesare la sua inossidabile sicurezza sulle spalle dell'avversario, quale che sia.
I due set point sul 5-4 per Sinner sono stati dilapidati con un rovescio e un dritto (uno dei tantissimi sbagliati) fuori. E la vera, grande occasione sprecata è stato il tie break finale consegnato a Djokovic con quattro imperdonabili errori non forzati dopo essere stato in vantaggio 3-1: quattro gratuiti, compreso un doppio fallo, che hanno portato la somma dei suoi errori nel match a quota 35 (Nole si è fermato a 21). Segno che per tentare di fare punti Sinner ha dovuto rischiare più del dovuto mettendo piede su un terreno dove ancora non si trova a suo agio.
Non si batte Djokovic con qualche bel passante di puro istinto e neanche basta ottenere il 76% dei punti con la prima di servizio: bisogna mettere in campo una creatività e una costanza di cui Sinner ancora non dispone. Esiste la possibilità che l'azzurro sia oggi un giocatore compiuto che difficilmente potrà migliorare (quel dritto giocato a volte di pancia che spesso finisce parecchio lungo...) e che dunque sia avviato ad una carriera da primo rincalzo? No, la possibilità non esiste. Ma dovrà ancora crescere nella testa prima che nel braccio. Dovrà e, soprattutto, potrà.