Panatta: “Il padel non riuscirà mai a soppiantare il tennis”
C ento bambini iscritti alla scuola tennis, adulti che occupano i cinque campi a tutte le ore, signore che si contendono un posto nei corsi collettivi, pensionati impegnati in doppi all’ultimo sangue. Se all’Adriano Panatta Racquet club di Treviso il tennis gode di buonissima salute il merito non è soltanto del potere di attrazione del campione che l’ha fondato un anno fa.
Alla vigilia del 4 marzo, 'Giornata mondiale del tennis' istituita dieci anni fa per promuoverne benefici e pratica tra bambini, adulti e diversamente giovani, lo
spiega all’AGI Adriano Panatta. “Il tennis italiano sta andando alla grande, e i risultati di Sinner, Berrettini, Musetti e Sonego hanno aumentato l’interesse verso questo sport, sulla stessa scia di quanto era successo negli anni Settanta e Ottanta con me, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli”.
Ma se ad oggi il tennis con circa tre milioni di italiani con la racchetta, è il quarto sport più praticato in Italia (dopo calcio, nuoto e ciclismo), il terzo per numero di
appassionati, e la federazione (che adesso si chiama Fitp, con la p che sta per padel) con 372.964 atleti è la seconda per numero di tesserati dopo la Federazione Italiana gioco calcio, il merito, sottolinea Panatta, va anche, moltissimo alla tv.
“Ai nostri tempi non era così semplice vederci in tv, adesso la promozione televisiva sta conducendo molti bambini nelle scuole tennis. I genitori guardano Sinner and Co con i figli, sperano che possano emularli o almeno divertirsi, li iscrivono e magari si trasformano anche loro in tennisti. E’ un po’ quello che successe per lo sci con i successi di Alberto Tomba trasmessi in tv, andavano a sciare anche quelli che non avevano mai visto la neve”.
Sebbene all’Adriano Panatta Racquet club i sei campi da padel superino numericamente quelli da tennis (sei contro cinque, poi però ce ne sono altri cinque da beach volley sotto la cui sabbia si celano campi da tennis) l’ex campionissimo è convinto che le racchette non saranno mai soppiantate: “Il padel è più sociale e anche più semplice, ma i puristi del tennis non rinunceranno mai alla terra rossa. Magari giocano sia con la padella che con la racchetta, ma il tennis resta il tennis”.
“Berrettini e Sinner hanno entrambi intanto la possibilità di tornare nei primi dieci del mondo e poi di puntare più in alto. Anche perché tra i top ten ci sono già stati e anche molto bene”, aggiunge ancora Panatta chiarendo anche l’errore da non perseguire è quello di mettere fretta ai campioni, soprattutto al ventunenne Sinner.
“Sono convinto che Jannik vincerà uno Slam, ma non bisogna dimenticare che non dipende soltanto da lui, ci sono anche altri tennisti che giocano molto bene, i tifosi italiani spesso se ne dimenticano”.
“Berrettini come me? Non ero un monaco ma vincevo”
“L’esordio ad Acapulco ha dimostrato che Matteo Berrettini ha fatto benissimo a fermarsi dopo l’Australian Open, dedicandosi alla preparazione fisica” analizza Panatta, commentando anche il paragone malizioso di Nicola Pietrangeli, che davanti agli spot tv e al dominio delle cronache rosa (in compagnia della nuova
fiamma Melissa Satta) del campione lo aveva paragonato al Panatta gaudente degli anni Settanta.
“Voglio molto bene a Nicola Pietrangeli, ha 89 anni, lasciamo parlare – scherza – comunque io, è vero non sono mai stato un monaco trappista ma non me lo sono cavata male in quanto a risultati in campo, mi pare. Dove sta scritto che un campione debba fare una vita da asceta?”.