AGI - Tiafoe, Paul, Fritz e Auger Aliassime. Quattro sconfitte di fila maturate in tre tornei diversi: gli ottavi allo Us Open, il primo turno a Parigi Bercy e, adesso, due match alle Atp Finals di Torino, quelle che potenzialmente avrebbero potuto issarlo sul trono del tennis mondiale. Sta andando molto diversamente.
L'ultima volta che Rafa Nadal aveva dovuto affrontare una striscia così negativa risale a tredici anni fa: correva l’anno 2009 e lo spagnolo, oggi 36 anni, subì in quel frangente, l’onda emotiva provocata dalla separazione dei genitori.
Del resto perché Rafa perda quattro match di fila ci vuole un evento in qualche modo epocale che lo provochi: e stavolta, secondo qualcuno, il motivo sarebbe un fisico che non reagisce più come un tempo.
O magari il peso della consapevolezza che quanto è successo poche settimane fa al suo alter ego Roger Federer, ritiro con lacrime, potrebbe accadere presto anche a lui.
Dopo la sconfitta in due set patita oggi per mano di Auger-Aliassime, (6-3 6-4) che ha tristemente escluso lo spagnolo dalla qualificazione alle semifinali del Masters ciò che colpisce è che si tratti dello stesso giocatore che pochi mesi fa è stato glorificato per il successo all’Australian Open e per il quattordicesimo titolo al Roland Garros.
Dopo quei successi Rafa ha dovuto fare i conti prima con un piede affetto da grave insensibilità che in buona sostanza lo costringeva a giocare non avendo l’esatta percezione di dove erano i suoi appoggi: e poi con una lesione ai muscoli addominali che gli ha consentito di tornare in campo solo la settimana scorsa a Bercy, tra l’altro in condizioni (indoor, superficie particolarmente veloce) che lui certo non ama.
Che Nadal a Torino sia parso molto distante dai livelli (elevati) di gioco espressi da Fritz e Aliassime, il canadese allenato da Tony Nadal, zio di Rafa, è un fatto: che le sue condizioni molto difficilmente avrebbero potuto essere, a novembre, (anche senza infortuni) molto diverse da queste è una certezza.
C’è anche chi sostiene che il teorema Enzo Ferrari sia sempre vivo e vegeto: sosteneva che quando un pilota diventa padre inizia a perdere un secondo a giro, laddove prima invece lo guadagnava.
Rafa è da poche settimane padre di Rafa Junior, anche lui a Torino con i genitori, ed è pensabile che la paternità lo abbia privato di qualche ora di sonno. Ma di certo non può spiegare perché sia parso così privo di energia e del perché la sua palla abbia preso a rimbalzare costantemente a metà campo.
Così come non basta certo a dare un senso a quanto i numeri impietosamente riportano: Rafa contro Auger non ha sfruttato nemmeno una palla break su cinque occasioni: un dato per lui impensabile. Così come (ma qui i guai addominali potrebbero avere un ruolo) non spiega perché lo spagnolo abbia totalizzato un solo ace e cinque doppi falli mentre l’avversario di ace ne ha messi a terra 15 con soli due doppi falli.
Se le incertezze del presente esistono per il futuro c’è invece una certezza ed è stato lo stesso Rafa a comunicarlo al mondo dopo il match: “Di certo non ho dimenticato né come si gioca a tennis né tanto meno quanta determinazione bisogna mettere in campo per vincere le partite - ha detto - ho solo bisogno di recuperare tutti i sentimenti positivi, tutta la fiducia e tutta la mentalità di cui ho bisogno per raggiungere il livello dove voglio stare. Non so se raggiungerò di nuovo quel livello. Ma quello di cui non ho alcun dubbio è che morirò per questo”. Appunto.