AGI - Il pericolo più grande per Carlos Alcaraz, el Bàrbaro, come è stato battezzato dal quotidiano sportivo “Marca” dopo il successo su Sinner, può arrivare soprattutto dall’attesa che il mondo, tennistico e non, sta depositando in queste ore sulle sue spalle.
Nella finale dello Us Open El Bàrbaro affronterà Casper Ruud: chi vincerà si siederà sul trono di giocatore numero 1 del pianeta sancendo in via definitiva la fine del ventennio non-breve (quello dei Fab Four) e l’inizio di un’epoca nuova. Non che Nadal, o soprattutto Djokovic, siano desaparecidi: sia l’uno (meno) sia l’altro (molto) lasceranno ancora segni forti sul sentiero tennistico.
La disparità di attenzione che circonda i due protagonisti della finale newyorchese però è palese. Tutti vogliono Alcaraz, quelli che lo sognano nella storia come il più giovane numero uno del mondo soprattutto coloro i quali hanno sostenuto fino all’altro ieri che il tennis maschile sarebbe sprofondato nell’anonimato vista la sempre più frequenta assenza dai radar degli ultimi rappresentati di Fab di cui sopra.
C’è in giro una smania legata al diciannovenne murciano: tutti vogliono subito il nuovo re e che non sia un sovrano di passaggio, come potrebbe rivelarsi Ruud. La maggioranza degli appassionati vuole uno vero vero, che assicuri un nuovo periodo di entusiasmi e di rivalità epocali. Tanto più che il rivale designato del Carlos che regna sul mondo del tennis c’è già ed è il nostro Sinner.
Tutti vogliono unre cui affidare i propri sogni, più o meno come la attempata signora che ha sbaciucchiato ieri Re Carlo III mentre questi si avvicinava a Buckingham Palace.
Ma proprio questa spasmodica attesa potrebbe rivelarsi per Carlos insidiosa. Molto insidiosa. Quella che andrà in scena alle 22 ora italiana di domenica sarà finale dello Slam americano più giovane degli ultimi 32 anni. A detenere questo record è l’atto conclusivo dello Us Open 1990 che “inaugurò” una delle rivalità regine della storia del tennis: quella fra Pete Sampras e Andre Agassi. Pistol Pete aveva 19 anni, Andre 20. Carlos ne ha a sua volta 19 ma Casper è un “vecchietto” di 23 anni. Il che lo colloca comunque (quest’anno è alla seconda finale Slam dopo quella persa a Parigi) nel ristretto gruppo di quelli che terranno alto il livello dello spettacolo dei prossimi anni.
E sa bene, il norvegese, che questa è un’occasione che non può perdere. Intanto perché El Barbaro ha giocato la bellezza di 15 set nel giro di cinque giorni. Sarà pure il Vercingetorige del tennis ma siamo a livello di sforzo e di pressione emotiva forse mai visti prima. Nessuno piò dire se la riserva di energie fisiche e psicologiche di Alcaraz gli permetterà di vincere un altro match che è fortemente candidato a raggiungere anch’esso il quinto set.
La maggior esperienza (si fa per dire) nel competere per un vincere uno Slam, il fatto che in pochissimi lo vorrebbero vedere vincitore e che invece tutto sia pronto per elevare i peana al nuovo e giovanissimo re spagnolo: ecco i fattori a favore del buon Casper. E non sono fattori di poco conto.
Però, c’è un però. Ruud tende (non sempre) a chinare il capo. Se non riesce a esprimere una superiorità fisica e tecnica (il suo gioco a volo è migliorato esponenzialmente quest’anno) come gli è successo contro Berrettini e Khachanov, allora può scoprirsi indifeso con una certa facilità. Per contro Alcaraz può anche perdere ma non china il capo, si ricompone come Golem, trasforma la difficoltà in opportunità.
Una caratteristica che perfino un demone come Djokovic ci ha messo anni a definire e fare propria. Difficile pensare oggi che uno così sifaccia schiacciare dal desiderio di celebrazione di milioni di appassionati.
E comunque: il vincitore si porterà a casa 2.600.000 dollari oltre alla leadership planetaria. Ma ciò che non va dimenticato è che se Alcaraz dovesse fallire questa prima occasione di vincere un titolo Slam e di diventare il re non si tratterà che di una leggera posticipazione dell’evento.
Nel resto della stagione Ruud dovrà difendere parecchi punti in più (quarti a Bercy, semifinale alla Finals di Torino) rispetto al rivale (ottavi a Bercy, semifinale a Vienna) e dunque il regno di Casper potrebbe davvero rivelarsi breve. Ciò di cui si può andare certi è che quando El Bàrbaro raggiungerà la vetta non ne scenderà molto facilmente. Gli altri principi aspiranti sono avvertiti.