AGI - L'Associazione dei tennisti professionisti (Atp) insieme alla sua consociata femminile (Wta) sta pensando di penalizzare il torneo di Wimbledon, il più prestigioso del mondo, in programma dal 27 giugno al 10 luglio a Londra, dopo che per decisione della Federtennis inglese su pressione del governo Johnson ha bandito tennisti di nazionalità russa e bielorussa.
La decisione non è stata ancora presa, ma l'associazione che riunisce i tennisti professionisti, presieduta dall'ex azzurro Andrea Gaudenzi, secondo indiscrezioni starebbe pensando a una penalizzazione del torneo al quale verrebbero dimezzati o addirittura tolti completamente i punti da assegnare nel torneo che potrebbe, di fatto, essere declassato a esibizione di lusso.
Una scelta forte, che però non trova d'accordo chi l'Atp ha contribuito a fondarla nel 1972, Paolo Bertolucci. L'ex campione azzurro, vincitore nel 1976 con Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli della Coppa Davis in Cile (su Sky in questi giorni c'e' una bellissima docuserie di Domenico Procacci, 'Una squadra', su quel magnifico team) è molto critico e accusa i tennisti di non avere coraggio e di comportarsi "come delle pecore".
"Sono ipocrite l'Atp e la Wta che ancora non hanno preso una decisione: non si sa che vogliono fare. Senza montepremi, metà dei punti Atp - dichiara all'AGI l'ex tennista oggi commentatore agli Internazionali Bnl d'Italia per Sky - secondo me sono tutte cavolate! Noi abbiamo boicottato Wimbledon nel '73 per un giocatore, uno (Nikola Pilić sospeso dalla Federtennis jugoslava perché si era rifiutato di giocare in Coppa Davis e escluso dai tornei internazionali dalla Federazione internazionale, ndr)! Qui sono in ballo 16 donne e 5 uomini, quindi 21 persone e stiamo qui a decidere se devolvere all'Ucraina il montepremi... metà punti... oppure giochiamo, però senza bandiera, però non dite che sono nato a Mosca... A me sembrano, sinceramente, tutti scemi - aggiunge - è meglio decidere che non si gioca, che si boicotta. Tanto Wimbledon il torneo lo fa lo stesso, ma dai un segnale vero, dimostri di avere le palle. Noi lo abbiamo fatto nel '73, avevamo appena fondato l'Atp e non eravamo nessuno - ricorda - eravamo dei disgraziati che pagavamo l'equivalente di mille euro all'anno, che era una cifra imbarazzane, quasi un milione di oggi l'anno. Abbiamo perso soldi, tre mesi di squalifica, però l'abbiamo fatto perché ci sembrava giusto. Questi sembrano tutti delle pecore!".
La decisione dell'Atp di far partecipare i tennisti russi e bielorussi ai tornei da apolidi, senza l'indicazione della nazionalità sui tabelloni e senza dire, durante la presentazione dei giocatori prima dell'entrata in campo - come accade a Roma in questi giorni - neanche il nome della città in cui sono nati è, secondo Bertolucci, "un'ipocrisia totale, completa, ridicola come quella di non far giocare questi atleti in Inghilterra al torneo di Wimbledon".
"Trovo assurdo che non posano giocare i tennisti russi e bielorussi - spiega ancora all'AGI - posso capire che non giochi la nazionale, le squadre russe, ma se uno ha avuto la 'disgrazia' di nascere a Mosca non capisco che problema c'è. Anzi - sottolinea - Andrey Rublev ha dato una grande lezione quando ha scritto 'No War' sulla telecamera tenendo presente che a Mosca c'è la moglie, la mamma, la sorella, la zia... io col cavolo che l'avrei scritto!".
Bertolucci critica poi l'atteggiamento dei salotti italiani in cui si parale spesso da una 'comfort zone' di temi delicati come quello delle dittature. "Io so cos'è il regime: sono strato a Mosca, sono stato in Cile, sono stato in Argentina... lì non si scherza - spiega - noi siamo sul divano e tutti sentenziano: 'Io farei quello, io farei quell'altro'. Ma è tutto facile sul divano in Italia", conclude.