AGI - Matteo Berrettini è vivo e se al momento non lotta assieme a noi è solo perché si sta curando. Ma c’è una buona notizia: l’infortunio ai muscoli addominali che lo ha costretto al ritiro a Rio “non è uno strappo” come trapela dall’entourage del tennista. Non è, in altre parole, analogo a quello che l’anno scorso in Australia lo costrinse a due mesi di inattività agonistica. Il che significa che, se il recupero cui si sta sottoponendo proseguirà con i risultati positivi che ha fatto segnare in questi giorni, Matteo potrebbe anche rientrare a Indian Wells, a metà della prossima settimana. Dato che i più ipotizzavano uno stop almeno fino a Montecarlo si tratta di una buonissima notizia.
Ma cosa si è fatto Matteo? Tre infortuni nella stessa area del corpo in tredici mesi fanno nascere alcuni interrogativi. In Australia la lesione ci fu e pure netta: circa due centimetri di strappo. Tra l’altro in una zona che un tennista con la struttura fisica di Matteo pone sotto pressione in modo continuo. La vera zona critica del corpo di Matteo sono le caviglie: è possibile che i suoi movimenti (il dritto in particolare che è, con il servizio, il fulcro del suo gioco) “compensino” in qualche modo quella fragilità sottoponendo altre aree, come l’addome, a stress sopra la media.
Quei muscoli conservano la memoria della lesione e a loro piacimento vanno in allarme procurando quel dolore, simile a quello di Rio, che Matteo aveva già avvertito a Torino durante la Finals, infortunio che lo costrinse ai box un mese e mezzo. E davanti a un dolore così il giocatore non può fare altro che fermarsi per evitare guai peggiori.
Stavolta sembra che gli sia andata meglio anche rispetto a Torino. Ma quali sono le soluzioni per il futuro? Che l’italiano modifichi il proprio gioco in modo sostanziale è velleitario pensarlo. Non è che il rovescio di Matteo diventerà quello di Wawrinka da qui a qualche mese dunque il binomio dritto-servizio resterà per lui fondamentale. Andrà studiato un ulteriore potenziamento complessivo, questo è certo. E nel frattempo ci si può augurare che gli addominali di Matteo si abituino alla loro condizione dimenticando la ferita; e si può ipotizzare, qualora questo non avvenga, che il nostro debba in futuro programmare una stagione meno densa di impegni. Ma è presto per ipotizzarlo.