AGI - E adesso, pover uomo? È il titolo di un bellissimo e tremendo romanzo di Hans Fallada incentrato sulla perdita, di tutto o quasi. Temi certo assai più aspri e meno digeribili del divorzio Riccardo Piatti-Jannik Sinner; ma il concetto di perdita è quello dominante. Solo resta da chiarire chi sia il soggetto che perde, o almeno che perde di più: il coach Riccardo o il top player Jannik?
Il divorzio (non ancora annunciato ufficialmente ma quasi) è arrivato come un fulmine a ciel sereno ma diciamo che qualche nube all’orizzonte si era già vista. Reperto numero 1: Jannik che contro Tsitsipas a Melbourne (primo caso pubblico nella storia della loro partnership) dice a Piatti dal campo “calmati c…o)”. Reperto n. 2: Jannik che annuncia pubblicamente che ci sarà un supercoach che entrerà a far parte della suo team. Si favoleggia di McEnroe e della Sharapova che a Bordighera da Piatti si è allenata alcuni mesi prima di annunciare il suo definitivo ritiro. Riccardo che non la prende benissimo. Reperto n. 3: in un’intervista al Corriere della Sera SupeMac si dice pronto a consigliare l’italiano “per farlo diventare più cattivo”. Riccardo lascia trapelare (fatto unicissimo per lui) un certo disappunto.
Lo strappo fra i due ha il sapore ineliminabile di una uccisione del padre. Ruolo che Piatti ha rivestito nei confronti di Jannik da quando questi era un bambino. Il problema è che si tratta di un rischio enorme per il giocatore. Che a vent’anni sarà anche un top ten: ma il cui gioco necessita di urgenti interventi per evitare da un lato di diventare prevedibile e dall’altro di vedersi sorpassare da giovani ancora più potenti e fors’anche più dotati (vedi Alacaraz) che potrebbero sminuire l’appeal mediatico del nostro oltre che vincere titoli major prima di lui.
Riccardo ci perde? Certo. Negli ultimi anni l’Accademia di Bordighera è diventata Sinner-orienteed, nel senso che l’intera organizzazione del centro verteva sulle esigenze del suo giocatore più rappresentativo. Avrà voglia Piatti di ricominciare una nuova avventura con un nuovo allievo?
Che la rottura sia avvenuta per motivi di programmazione e strategia è possibile. Riccardo esigeva una schematicità di gioco che il giovane post-adolescente Sinner può avere alla fine mal sopportato. Il che però farebbe a cazzotti con la tesi, sostenuta da molti, che il giocatore avrebbe voluto Piatti al suo fianco sempre mentre Riccardo, si sa, già amava poco spostarsi quando aveva vent’anni di meno; figuriamoci oggi. Ma se vuoi staccarti da un padre non desideri di averlo in tribuna impegnato a teleguidare ogni tuo colpo, giusto?
E se fosse che altri fattori si sono agitati sottotraccia? Il prodotto Sinner è gestito da StarWing, società di management sportivo di proprietà di Lawrence Frankopan che cura fra gli altri anche gli interessi di Goran Ivanisevic, da “ombra” di Novak Djokovic. Il che potrebbe essere anche una coincidenza ma certo è che il primo obiettivo di una società che deve sottoscrivere contratti è fare in modo che il suo assistito abbia la massima visibilità possibile. E se un supercoach “globale” (McEnroe, Becker, Norman, Mouratoglu) fosse un’ipotesi assai ben visto dagli uomini di marketing ma certo assai meno accettabile da Riccardo?
Le domande sono tante e presto troveranno una risposta. Ma ce n’è una più pressante delle altre e che condizionerà presumibilmente il futuro del giocatore: se non c’è Piatti, chi consiglierà Sinner sulle mosse da fare per il domani? E chi lo farà avrà a cuore in primo luogo la crescita del giocatore? Bella domanda.