AGI - Chissà se il titolo di “cittadino onorario” della città montegrina di Budva appena ricevuto da Nole Djokovic con tanto di bagno di folla e discorso commossso del sindaco (“Hai dimostrato con i tuoi sforzi e il tuo lavoro come lottare per la famiglia e per le persone”) potrà ricompensare in qualche modo lo smacco per la cacciata dall’Australia, per la potenziale vittoria mancata, e anche quello relativo all’esito della finale tra Nadal e Medvedev, una batosta per Nole, comunque vada.
Se lo spagnolo vincerà segnerà anche il record dei 21 Slam vinti (Nole è a 20, ex aequo con lui e con Federer). Se vincerà il russo, oggi numero due del mondo, il trono del serbo, numero 1 del ranking dal 3 febbraio del 2020, quasi due anni, inizierà seriamente a traballare: secondo il calcolo dei punteggi Atp Medvedev diventerebbe il numero uno del mondo il 21 febbraio, proprio quando Djokovic dovrebbe tornare in campo, a Dubai.
Ma sono ben altri adesso i numeri che impensieriscono il serbo. Quelli relativi ai Covid test che ha presentato per cercare di entrare senza vaccino in Australia (dove, tanto per non fare preferenze è stato dato l’altolà anche a Kanye West, no vaccino, no concerti). Un’indagine della BBC, che segue quella di un paio di settimane fa di Der Spiegel, mette in dubbio la veridicità dei documenti presentati da Djokovic, dimostrando, numeri alla mano che il test di positività al virus ha una numerazione più alta di quello che certifica invece la sua negatività.
Numero 7371999 il test positivo del 16 dicembre, numero 7320919 quello negativo del 22 dicembre, cosa parecchio sospetta visto che in Serbia tutti i risultati dei test, conservati in un database nazionale, hanno un codice di conferma che segue un rigoroso ordine cronologico. Visto che i conti non tornano la BBC ipotizza che il test risultato positivo sia stato eseguito dopo. Come finirà? Per ora Djokovic tace, come le autorità serbe e come i suoi avvocati: i suoi post su Twitter e Instagram fermi al 12 gennaio.